Pubblici esercizi, ricavi in aumento: tutti i numeri della stagione estiva in Trentino
I risultati del sondaggio che l’Associazione dei pubblici esercizi del Trentino ha sottoposto ai propri associati; un sondaggio che fotografa la situazione di un settore vitale per l’economia provincia. I ricavi dei pubblici esercizi trentini dimostrano una certa variabilità da territorio a territorio: vanno bene le zone turistiche, a partire dal Garda, meno bene zone come Vallagarina, Val di Non, Giudicarie
ESTATE Numeri in calo per il turismo in montagna
TRENTO. I ricavi dei pubblici esercizi trentini dimostrano - secondo gli stessi esercenti - una certa variabilità da territorio a territorio: vanno bene le zone turistiche, a partire dal Garda, meno bene zone come Vallagarina, Val di Non, Giudicarie. Nel complesso, per il 31% dei rispondenti i ricavi sono aumentati, per il 37% sono rimasti invariati e per il 32% sono calati. Per il 50% dei bar i prezzi sono rimasti invariati, mentre il 42% li ha aumentati fino al 10%, l'8% dal 10% al 25%. Una dinamica analoga a quella dello scontrino medio, rimasto invariato nel 49,5% dei casi, aumentato fino al 10% per il 30% dei locali, dal 10 al 25% per il 5,5%. Il restante ha registrato cali dal 10 al 25%.
Il prezzo delle materie prime, invece, ha fatto registrare aumenti di oltre il 25% per il 15,4% degli intervistati, dal 10 al 25% per il 48,4% e fino al 10% per il 34,1%. Per il 2,2% sono rimasti invariati. Nessuno ha riscontrato cali. Emerge dal sondaggio che l'Associazione dei pubblici esercizi del Trentino ha sottoposto ai propri associati. Tra i motivi negativi che hanno condizionato la stagione estiva gli esercenti segnalano la percezione dei rincari (per il 34,7%), la mancanza di turisti (per il 29,2%), il meteo instabile (18,1%), l'aumento dei listini (9,7%) e la mancanza di spazi esterni/dehors (8,3%). Tra i driver positivi della stagione, invece, vi è il bel tempo (per il 33,7%), la presenza dei turisti (22,9%), la possibilità di offrire spazi esterni (19,3%), la ripresa della socialità (14,5%) e l'accettazione dei prezzi da parte del consumatore (9,6%).
Le aspettative della categoria per la stagione invernale sono positive (per il 9,9%) o abbastanza positive (52,7%). Il 22% non ha particolari aspettative, mentre il 9,9% e il 5,5% si aspettano rispettivamente un andamento abbastanza negativo o negativo. Una predisposizione simile vale anche per le aspettative sul triennio: per il 15,4% ed il 48,4% sono positive o abbastanza positive, per il 17,6% e il 5,5% abbastanza negativa o negative. Il 13,2% preferisce non esprimersi. Nettamente in testa alle richieste che gli imprenditori rivolgono alla politica, locale e provinciale, c'è la riduzione del carico fiscale, seguita dalle misure contro i rincari e dalla richiesta di favorire maggiormente gli spazi all'aperto, per intercettare quella che da tendenza è diventata una richiesta strutturale.
«Il sondaggio - spiega la presidente dell'Associazione Fabia Roman in una nota - è una consuetudine che abbiamo adottato da qualche anno. Ci consente di monitorare la situazione della nostra categoria, in particolar modo dopo gli anni difficili della pandemia. Il settore conferma la sua vitalità, ma anche la sua natura non esclusivamente economica: per moltissime località della nostra provincia i pubblici esercizi sono un presidio di comunità, un luogo dove socializzare, incontrarsi. Anche per le città più grandi sono uno strumento di presidio del territorio per la sicurezza e per la vivacità.
L'offerta turistica, inoltre, deve molto a quanto i locali pubblici, nella loro varietà, sanno offrire anche nelle zone a maggiore stagionalità turistica».