Mancanza di manodopera nel settore turistico, scontro tra i sindacati e gli albergatori
Per Andrea Grosselli della Cgil «se c'è un problema di pigrizia, non è dei giovani che non hanno voglia di lavorare, bensì degli imprenditori». La replica: sostenere che le imprese non hanno attenzione al capitale umano è un argomento degli anni Settanta
L'IMPRENDITORE "Non trovo lavoratori"
TECNOLOGIA A Rovereto il robot-cameriere
TRENTO. Poca voglia dei giovani di rimboccarsi le maniche o inerzia dei datori di lavoro? Attorno alla mancanza di lavoratori nel comparto turistico si è dibattuto, anche con toni accesi, giovedì mattina al primo dei due focus della terza giornata della Bitm. Per Andrea Grosselli, segretario della Cgil «se c'è un problema di pigrizia, non è dei giovani che non hanno voglia di lavorare, bensì degli imprenditori». La questione degli alloggi per cuochi e camerieri in trasferta - l'esempio posto da Grosselli - , deve essere risolta dagli albergatori, come si faceva una volta. Per il segretario Cgil non dev'essere la Provincia a "togliere le castagne dal fuoco" degli imprenditori, ma loro stessi «che convertono gli alberghi dismessi in ostelli per i lavoratori».
«Sostenere che le imprese non hanno attenzione al capitale umano è un argomento degli anni Settanta» la replica di Alberto Bertolini, vicepresidente dell'Asat, e di Mauro Paissan, presidente del Coordinamento Provinciale imprenditori e di Confesercenti del Trentino proponendo un tavolo di concertazione in cui affrontare e risolvere assieme i problemi del turismo trentino.
Offerta accolta dal segretario Cisl Michele Bezzi che invita a «ripensare il nostro modello di turismo, anche chiedendo ai giovani le loro idee». Walter Alotti, segretario della Uil ha chiamato in causa il ruolo della politica e della pubblica amministrazione «che faccia da regia e collegamento tra i diversi interessi».L'altro tema affrontato ieri è stato quello della destagionalizzazione turistica, partendo dalle riflessioni di Fabio Sacco, direttore dell'Apt della Valle di Sole: «Quando lavoriamo a nuovi obiettivi non possiamo guardare al breve periodo. Per forza di cose questo tipo di processo deve essere ragionato su un arco temporale più lungo. Dobbiamo avere la consapevolezza che i risultati arriveranno. Un secondo aspetto è che non dobbiamo copiare altri modelli. Stiamo cercando di mettere insieme diversi prodotti, intercettare un target più ristretto, con prodotti anche sperimentali. Faccio l'esempio del bramito del cervo, con numeri limitati che rimarranno limitati, perché l'esperienza ha bisogno di equilibrio, non potrà mai diventare un prodotto turistico di massa».
Massimo Travaglia, direttore generale di Confcommercio, propone di investire «sulla promozione del prodotto enogastronomico e delle escursioni autunnali».Temi ripresi da Luca Rigotti, Cantine Rotari di Mezzocorona: «L'enoturismo trentino è importante per il turismo e viceversa. Nell'alta stagione beneficia delle presenze; d'altra parte, il comparto beneficia del lavoro di coltivazione e quindi di cura del territorio, e questo diventa un fattore attrattivo. L'architettura nel comparto vitivinicolo è diventata un punto distintivo».
Per Silvio Rigatti, Apt Garda, «bisogna riuscire a deviare i flussi verso mesi che possono ancora darci tanto, come ottobre e novembre, ma per il mio territorio anche i mesi invernali». Per Anna Facchini, presidente della Sat, «la montagna non ha bisogno di stagioni scandite dal calendario, perché non chiude mai». La stessa cosa devono iniziare a fare i suoi frequentatori/turisti, pur con le dovute cautele.