Emilio Vedova, 100 anni di segni alla Biblioteca Tartarotti

di Fabrizio Franchi

La Biblioteca Tartarotti di Rovereto omaggia Emilio Vedova nel centenario della nascita con una mostra che aprirà l’1 luglio e resterà aperta tutto il mese.

Centenario in senso lato, perché Vedova nacque nel 1919 (è scomparso nel 2006), ma una serie di infortuni - l’acqua alta a Venezia e poi il Covid - hanno fatto slittare la mostra, ma resta il senso di un inchino doveroso a un personaggio importante per l’arte italiana, voluto dal direttore della Tartarotti, Gianmario Baldi e da Giovanni Dalbosco. Una mostra, intitolata Oltre l’Altrove, che ripercorre il senso del lavoro dell’artista veneziano e lo fa con lo scopo della contaminazione e in un certo senso, anche se non era lo scopo degli organizzatori, rappresenta uno schiaffo artistico e culturale al Mart, che forse avrebbe dovuto preoccuparsi per la sua natura di narrare un personaggio come Vedova. Così, chi, uscendo dal parcheggio del Mart si dirigerà nella piazza, troverà alcune opere dell’artista neo-cubista che lo condurranno alla biblioteca. La piazza del Mart, scenario del moderno, sarà paradossalmente esaltata dall’esposizione con le opere di Vedova. Ma il dialogo resta, perché a inaugurare la mostra ci sarà il vicepresidente del Mart, Silvio Cattani, che di Vedova a Venezia è stato allievo, come lo stesso curatore Dalbosco.
 
In mostra ci saranno grafiche raffinatissime, litografie, incisioni all’acquaforte, libri d’artista, gli specchi, una cartella della vedova Zanzotto e alcune selezionate piccole opere del maestro prestate da alcuni privati veneziani. L’esposizione si focalizza su un ciclo di opere concepite dal maestro negli anni Ottanta, che vogliono andare oltre lo spazio dato, per affrontare un universo globale.
La mostra si ricollega anche alla nascita della biblioteca, come luogo in cui si incontano diversi modi espressivi.

Vedova fu un personaggio particolare, proiettato nel moderno ma provenendo da studi profondi sul colore e l’arte di artitisti come Tintoretto e rifacendosi dunque a dimensioni classiche. Le sue incisioni dialogheranno con i torchi a stampa della Tartarotti, in una narrazione che vuole appiunto indicare la contaminazione dei generi. «Ricorderemo tutta l’arte di Vedova - spiega il direttore della Biblioteca roveratana Baldi - grafica, incisioni, le opere in plastica. È stato un anticipatore. Noi vogliamo riproporre le mostre che facevamo e che vogliamo fare alla grande finita l’emergenza sanitaria. E facciamo questa iniziativa in biblioteca intesa come incontro di vari linguaggi, anche nel tentativo di creare un nuovo umanesimo».
Ci sarà una parte dedicata ai cataloghi dalla Galleria blu, dove si era formata anche la trentina Ines Fedrizzi.

«Del resto - aggiunge Baldi - se noi abbiamo il Mart è stato grazie all’attività della Galleria L’Argentario, frequentata da Fedrizzi, da Feininger, da Curti. Ines Fedrizzi era in contatto negli anni ’60 con il movimento artistico veneziano, il più innovativo».
Quello che preme a Baldi è l’idea di mantenere «quel legame con la città in maniera viva, pur adeguandosi alle giuste attenzioni per il coronavirus. La biblioteca non è una galleria, non è una sala espositiva, m è una sala dove i linguaggi dialogano».

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