Il Futurismo e gli altri, così nacque l'avanguardia
(ANSA) - PADOVA, 30 SET - Il Divisionismo come presupposto indispensabile, con la scomposizione del colore e la predominanza della luce, e poi il richiamo al Simbolismo di fine '800, la relazione difficile con il Cubismo per rivendicare l' autonomia e il primato della scelte, e il rapporto con quanto avveniva nel resto d' Europa e in Russia. Nei suoi primi cinque anni di vita Il Futurismo costruì in questo modo le basi di una rivoluzione destinata a scuotere la scena facendo piazza pulita della tradizione all'insegna del dinamismo, della modernità e di una visione dell' arte capace di coinvolgere e cambiare ogni aspetto della vita quotidiana. E' dedicata all'analisi di questa fase cruciale la mostra 'Futurismo. La nascita dell'avanguardia 1910-1915' che la Fondazione Bano propone a Palazzo Zabarella a Padova fino al 26 febbraio, racconto, affidato a più di 120 opere, alcune delle quali mai esposte o presentate di rado provenienti da istituzioni italiane e straniere, galleria e collezioni private. Scorrono capolavori di Medardo Rosso e Pellizza da Volpedo di inizio '900 accanto a Balla, Carrà, a un raro notturno di Gino Severini del 1906. Di Boccioni, tra le ben 18 opere selezionate, figurano la celebre scultura 'Forme uniche nella continuità dello spazio'' (1913) che arriva dall'Olanda, e la 'Testa femminile' del 1911, 'gemella' di quella dipinta in Profumo da Luigi Russolo dell'anno precedente. La narrazione affronta tutti i temi che connotano l'avanguardia, lo Spiritualismo; il Dinamismo, la Vita Moderna, la simultaneità, il Polimaterismo e la tridimensionalità, le tavole parolibere, la Guerra alla quale seguirà un futurismo diverso. Non è un caso, però, se è proprio Balla, divenuto il leader indiscusso, ad aprire e chiudere la mostra, prima con il ritratto divisionista di Roesler Franz (1902) e infine con il tripudio dell'ultima sala, con ben 20 opere a suggellare la "ricostruzione futurista dell'universo", tra i disegni per abiti, arredi e mobili, un arazzo, fino al monumentale Genio Futurista del 1925, una sorta di Uomo Vitruviano nuovo e astratto che tenne alto il nome dell'Italia alla mostra di Parigi dove nacque l'Art Déco. (ANSA).