Morante, io Alda Merini Folle d'amore
(ANSA) - ROMA, 07 MAR - "Io la vita l'ho goduta tutta perché mi piace anche l'inferno della vita e la vita è spesso un inferno. Per me la vita è stata bella perché l'ho pagata cara". Folle d'amore racconta la vita della poetessa Alda Merini: dalla gioventù al disagio psichico, ai matrimoni, alla maternità, dagli amori impossibili fino all'accesso alla cultura e alla fama. La biografia della «poetessa dei Navigli» è prodotta da Jean Vigo Italia e Rai Fiction e andrà in onda su Rai1 il 14 marzo con la regia di Roberto Faenza. Girata a Torino con il supporto di Fctp, il film ne racconta le vicende umane con intensità e delicata partecipazione. E dei tre volti di Alda Merini ritratti, Laura Morante impersona quello della maturità e della malattia, Folle d'amore è un film-tv presentato oggi, nella sede Rai di Viale Mazzini alla presenza di Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction; del regista e del cast a partire da Laura Morante affiancata da Federico Cesari (Arnoldo Mosca Mondadori), Rosa Diletta Rossi (Merini adolescente), Giorgio Marchesi (il dottor Giorgio Gabrici che Merini chiama il dottor G). La conversazione tra la poetessa dei navigli e un giovane Arnoldo Mondadori (Federico Cesari) è il perno attorno cui gravita l'intera struttura narrativa: passando da un flashback all'altro, Faenza mostra Merini sia giovane che in età già avanzata che, con la sigaretta sempre in mano, le unghie smaltate si concede al pubblico lasciando trasparire ogni aspetto della sua personalità. Arnoldo Mosca Mondadori: "Faenza ha fatto un capolavoro. Io dovevo stare attento a custodire Alda. Lei è sempre presente: venendo qui mi sono reso conto che Alda era folle d'amore, ma per le figlie mi ricordo io con lei nella sua stanza a casa sua dove mi recavo ogni giorno. Faenza ha fatto un film che è un inno alla vita". Curato in ogni minimo dettaglio anche nel suo appartamento a Ripa di Porta Ticinese, sui Navigli, a Milano, con la porta sempre aperta, ad amici, Alda, sigaretta sempre accesa, un gran caos in giro. Lei, fra le sue cose, racconta la sua poesia e la sua vita ad Arnoldo. Si torna indietro nel tempo e poi agli ultimi anni. Faenza: "Alda è un personaggio che vive ancora nel cuore della gente, soprattutto dei giovani, tanti quelli interessati a lei, come se fosse un faro che li guidasse". "Nelle interviste lei ha dei lampi di intelligenza di acume, e poi altre volte è come se la voce che le parla quando scrive tacesse", racconta Morante spiegando il suo approccio alla figura della poetessa. L'attrice non ha negato di essersi inizialmente preoccupata della responsabilità di vestire i panni di Alda Merini: "All'inizio avevo un po' paura, non solo perché è un personaggio reale ma perché tutti la ricordano, era molto presente in tv, con le sue interviste. Roberto Faenza mi ha detto 'non cerco un'imitazione ma un'interpretazione' e allora una cosa che mi aveva colpito in tv è che aveva un modo particolare di parlare, come se stesse sempre ascoltando una voce. Ho cercato di evocarla più che imitarla". "E' un personaggio strano e meraviglioso allo stesso tempo". In un dialogo con un giovane Arnoldo Mosca Mondadori, che per anni le è stato vicino, Alda Merini ripercorre la sua vita. Le pubblicazioni da giovanissima, i primi amori, la sofferenza mentale che la porta più volte in manicomio. Fino all'incontro con il dottor G (lo psichiatra Enzo Gabrici che ha aiutato Alda a sconfiggere i suoi fantasmi e ad uscire dal manicomio interpretato da Giorgio Marchesi), che le regala una macchina da scrivere. E' anche da quell'oblio che nascono parole immortali. L'amore e la vendetta, la spiritualità, la follia degli emarginati. Temi che il regista Roberto Faenza ha cercato di trasporre sullo schermo. "E' sempre stata dipinta come una donna malata, mentre invece era una donna piena di estro" "Ha solo avuto la sfortuna da ragazzina di essere presa per matta, eppure non lo era". Laura Morante legge una la poesia dedicata da Merini a Franco Basaglia (di cui ricorre il centenario): " ...Come eravamo innamorati, noi,/laggiù nei manicomi/quando speravamo un giorno/di tornare a fiorire/ma la cosa più inaudita, credi,/è stato quando abbiamo scoperto/che non eravamo mai stati malati". Una donna ironica, sognatrice e testarda fin dalla giovane età. Una poetessa che ha saputo fare delle sue parole la voce di tutte. (ANSA).