Salvini che aizza la gente alla giustizia sommaria

Salvini aizza la gente alla giustizia sommaria. 

Salvini al citofono. Quell’immagine rievoca la caccia all’ebreo, al “comunista”, casa per casa. Umberto Eco nel suo libro capolavoro «Il fascismo eterno» ci mette in guardia contro i segnali subliminali di un ritorno del fascismo. Quella mano sul citofono poi ... da moderno untorello manzoniano, a indicare come si fa: «Staniamoli uno ad uno a casa loro, questi spacciatori, facciamoci giustizia, una buona volta, ripuliamo la città». Non dico che queste siano frasi realmente pronunciate, sia chiaro: non le attribuisco in particolare a nessuno. Tuttavia molto probabilmente sono pensieri indotti nella mente di una certa parte dell’elettorato (la più debole, la meno riflessiva e quindi la più aggredibile elettoralmente) che osserva quel particolare comportamento citofonico. Certo è che si è trattato di un pessimo esempio per tutti da parte di chi ha ricoperto, ricopre ed anela a ricoprire ruoli istituzionali. Il problema infatti non è se quel ragazzo, quella famiglia fossero spacciatori o meno. Il problema è che se veniamo a conoscenza di un fatto delittuoso del genere, è nostro dovere informare tempestivamente le forze dell’ordine. Infatti, se il presunto spacciatore è solo tale, cioè è solo “presunto”, quel gesto turba ed offende gravemente un innocente. Se invece quel tale fosse realmente colpevole, lo si metterebbe sull’avviso e gli si consentirebbe di nascondere le prove della sua attività criminosa. Quindi quel gesto è doppiamente dannoso: innanzi tutto in quanto - come ho detto - è un pessimo esempio per i cittadini; inoltre in quanto ostacola un’eventuale azione di prevenzione e repressione da parte delle Forze dell’Ordine: bene ha fatto quindi il capo della Polizia Gabrielli a censurare quel comportamento.

Riccardo Lucatti - Trento


 

Gesto dannoso e tragico al contempo

Le rispondo dopo aver appreso una notizia inquietante: la comparsa, sulla porta della casa di Mondovì dove vive il figlio di una partigiana deportata nei lager, della scritta “JUDEN HIER” (qui ci sono ebrei). Mi chiedo quanto questo gesto mostruoso si possa collegare a certi atteggiamenti, a quest’odio crescente, a questa brutalità che rischia di contaminare tutto. I nessi sono molti. E c’è sempre una scintilla prima di un fuoco. Un gesto assurdo che ne riproduce altri più assurdi, in un crescendo di violenza, di sospetto, d’accusa. Mi faccio anche un’altra domanda: quando Salvini fa lo spaccone e citofona a un qualsiasi cittadino mettendolo sott’accusa è opportuno che lo si mandi in onda? È indubbiamente giusto documentare simili gesti (perché non dobbiamo mai chiudere gli occhi; dobbiamo sapere e vedere), ma non lo è se tutto avviene quasi in diretta, senza spiegazioni, senza chiavi di lettura, senza nette prese di distanza (che hanno un senso solo se sono appunto a loro volta in diretta). Mentre qualcuno si indignava, altri ridevano. Questa è la verità. Lei va giustamente oltre e si interroga su ciò che producono i processi di piazza (non saprei come altrimenti chiamarli). Quel gesto è davvero dannoso e tragico da ogni punto di vista. E va censurato non solo dal capo della polizia, ma da ogni cittadino. Pensiamo a quella famiglia, a cosa sta provando in queste ore. E pensiamo anche a chi ha spinto Salvini a suonare quel campanello, “condannando” quella famiglia. Che differenza c’è, fra chi ha spinto Salvini a suonare quel campanello e chi ha scritto “JUDEN HIER”?

a.faustini@ladige.it

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