Il lavoro dei giornalisti è fare le domande
Un lettore ci ricorda che è copito dei giornalisti fare domande (anche sconode) al potere. La risposta del nostro Direttore, Alberto Faustini.
Il lavoro dei giornalisti è fare le domande
Gentile redazione, devo essere onesto. Ho letto una risposta del vostro direttore ad un lettore che mi ha fatto letteralmente gelare il sangue nelle vene.
Discutendo dello spazio dato a Sgarbi dal vostro giornale, il Direttore se ne esce con quella che a me sembra una frase di gravità infinita. La cito per completezza: «...E in questo caso - da trentino a trentino, come direbbe lei - si lasci dire che semmai dovrebbe chiedere lei alla giunta provinciale come mai abbia deciso di scegliere lui...».
Orbene il direttore di un giornale, che si dichiara indipendente, afferma che non è compito suo, in quanto giornalista, chiedere alla Giunta il perché della nomina di Sgarbi, ma è compito esclusivo del cittadino-elettore. Ma davvero?
Che il cittadino elettore abbia il dovere di informarsi sulle scelte politiche degli eletti è sacrosanto, ma che un giornalista faccia domande è deontologico, cioè è il suo proprio lavoro. Domandare domandare domandare. Mi aspetterei che un giornale come il vostro faccia questo, ma ecco, evidentemente no. Le parole del vostro direttore dicono proprio il contrario.
Direi che non è un bel segnale. E forse quella frase meriterebbe un certo dibattito, prima di tutto internamente alla vostra redazione.
Viva i giornalisti che fanno i giornalisti. Viva i giornalisti che fanno domande.
Jacopo Costa
Allora lei non legge il giornale
Caro Jacopo, temo che lei non legga questo giornale. Ogni giorno pungoliamo la giunta provinciale e ogni potente. Viviamo di domande. Non smettiamo di farle. Così come non smettiamo di indignarci, di farci e fare appunto domande. La mia era palesemente una provocazione: Sgarbi non è arrivato qui da solo. Qualcuno lo ha nominato alla guida del Mart. E quel qualcuno è stato eletto dalla maggioranza dei trentini, non dall’assemblea del mio condominio. Caro Jacopo, la invito anche ad andare a rileggersi tutti gli articoli - anche molto critici - che abbiamo dedicato alla nomina di Sgarbi. Io stesso ho scritto più di un editoriale su questo argomento. E ricordo anche cosa mi scrisse Sgarbi dopo quegli articoli. Proprio perché faccio il giornalista, devo però anche dirle una cosa: non c’è un solo Sgarbi. È infatti difficile mettere in discussione l’esperto d’arte Sgarbi (che a suo modo si sta impegnando anche per il Mart, contrariamente ad altri presidenti di altri enti che praticamente manco si fanno vedere a Trento), mentre a far discutere (eufemismo) è l’uomo Sgarbi: quello che non rispetta le regole e che ama l’insulto. Quello che molti chiamano in tv per alzare gli indici d’ascolto. Ma a questo secondo Sgarbi, noi praticamente non diamo spazio, se non per criticarlo. Accetto sempre le critiche e persino le “lezioni”, perché c’è sempre da imparare e migliorare. Fatico però a digerire contestazioni non documentate. Salvo che lei ovviamente non viva su un pianeta lontano, dove curiosamente le è giunta solo una mia risposta ad una lettera. Il che spiegherebbe anche la temperatura delle sue vene.
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