Un abbraccio alla moglie di Paolo Rossi
Una lettera di un lettore, indirizzata alla moglie del grande Paolo Rossi. E la risposta del Direttore.
Un abbraccio alla moglie di Paolo Rossi
Caro direttore, ho trovato l’indirizzo della moglie di Paolo Rossi e voglio condividere con i lettori quanto le ho scritto: Carissima Federica, sono un uomo diversamente abile di 58 anni che, a seguito di un attentato terrostico compiuto nel ’61 in Alto Adige quando mia madre era in due mesi di gravidanza ha dovuto subire 21 interventi chirurgici. Ho girato tra Firenze, Malcesine e Modena studiando sempre e facendo più di 70 ricoveri. Da bambino non camminavo fino a cinque anni e dopo imparai da solo a dare i primi calci al pallone. Nel 1982 dovevo affrontare la maturità classica però seguii con tanta passione il Mundial e Paolo mi era entrato nel cuore per la sua grandezza e semplicità. Ho seguito il funerale alla Tv e, poiché sono buddista, ho dedicato a Paolo e a voi tutti la mia preghiera.
La sera stessa ho poi appreso l’orribile notizia del furto e ti chiedo un aiuto perché vorrei poter lanciare un appello in tv affinché ti restituiscano l’orologio di Paolo. Dire ciò che ha rappresentato Paolo per quell’Italia che usciva da un periodo di violenza e terrorismo sarebbe in queste poche righe riduttivo ed infatti attualmente non seguo più questo calcio che per me è altra cosa. Grazie a Te Paolo in questi giorni ci ha fatto capire ancor di più che si è grandi quando ancora si parla dialetto come ci ricorda Roberto Baggio nella sua intervista. Si diventa grandi uomini quando si rimane semplici e si pensa sempre da dove si è venuti e soprattutto quando come Paolo ha fatto si è capaci di lottare con la malattia. Pensiamo erroneamente che lui non ce l’abbia fatta, ma con la sua rinascita ha “contagiato” tutti di vero Amore, quello che Tu e le vostre meravigliose Maria Vittoria e Sofia Elena ed Alessandro gli avete donato.
Ubaldo Bacchiega
Pablito era davvero uno di noi
Sono certo che Federica - ormai la chiamo così anch’io, perché è entrata nelle nostre case come un’amica, come una persona preziosa, soprattutto come una roccia delicata alla quale tutti ci siamo un po’ aggrappati - leggerà queste tue parole con le lacrime agli occhi, rispondendoti subito. Il tuo abbraccio alla famiglia Rossi e la tua indignazione per quell’orribile e persino sacrilego furto, sono l’abbraccio e l’indignazione di ognuno di noi. Perché Paolo, come ha giustamente titolato il Giornale di Vicenza il giorno dell’addio, era - per mille ragioni diverse - uno di noi.
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