Giorni festivi aboliti, una scelta sbagliata
Un lettore protesta contro la cancellazione del giorno di festa per la ricorrenza del Corpus Domini, idem per altre festività religiose non più segnate in rosso sul calendario
Il giorno della Festa della Repubblica il 2 giugno è festivo, mentre il Corpus Domini, che quest'anno cade il 3 giugno, è feriale ed è stato abolito dallo Stato senza una giustificazione.
È andato così completamente dimenticato! Ci sono soltanto le code di camion a sud del Brennero a ricordarci la celebrazione che si svolge al di là del confine. Eppure questa festa sarebbe molto sentita anche da noi! Penso sempre alla celebre frase: «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio!».
L'abolizione del Corpus Domini e di altri giorni festivi è avvenuta apparentemente in accordo con il Vaticano per salvare l'economia italiana! I vescovi, tuttavia, sono stati presi alla sprovvista e ne sono venuti a conoscenza soltanto attraverso la stampa.
Non è stato chiesto loro nulla. I festivi aboliti sono stati però convertiti in giorni di ferie aggiuntivi. Si tratta di uno sbaglio che contribuisce rendere la società più profana. Non abbiamo bisogno di altri giorni di ferie, ma delle nostre festività! Fanno parte del patrimonio culturale! Per questo dovrebbero essere ripristinati a discapito delle ferie aggiuntive che non servono a nulla!
Paul Berger - Bolzano
Se la nostra fede si sfilaccia non è certo per colpa di un giorno aggiunto o tolto
Lei sa fin troppo bene che su argomenti come questi non c'è certo un pensiero unico (e in fondo va bene così, perché la libertà di pensiero è un dono a dir poco prezioso).
Alcuni, non nascondiamocelo, vivono queste occasioni come un giorno di ferie in più o in meno, come un bel ponte e non certo come un'occasione per tornare in Chiesa, per riflettere, per approfondire, anche solo per fermarsi a pensare. Se la nostra fede si sfilaccia, se le chiese si svuotano, non è certo per colpa di un giorno aggiunto o tolto da un calendario.
Io frequento ad esempio chiese sempre piene e non ho bisogno di chiedermi perché siano piene: mi basta ascoltare il parroco e guardarmi intorno. Parole misurate, moderne, profonde e all'altezza di questo tempo e sguardi pieni di voglia di profondità.
Non vedo insomma persone che vanno (o non vanno) a messa perché lo dice un'agenda.
Vedo invece una Chiesa che a volte sa essere profetica - intervenendo, sollecitando, guidando - e che altre volte è invece troppo lontana dalla società.
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