Rifiuti non biodegradabili in mare o sotto terra
L’immondizia che soffoca i nostri mari sta aumentando senza limiti e, secondo le ultime stime, negli oceani entro il 2050 ci saranno più rifiuti di plastica che pesci. Non sorprende quindi sia già partito il pressing degli ambientalisti sull’Europarlamento, che dovrebbe depositare la sua prima proposta di modifica alle nuove regole relative a prevenzione, riciclo e riuso dei rifiuti, la prossima settimana.
Undici le organizzazioni che hanno inviato una lettera agli eurodeputati, dallo European Environmental Bureau (EEB) - che riunisce 140 organizzazioni in Europa, fra cui l’italiana Legambiente - a Zero Waste Europe, Friends of the Earth Europe, Surfrider Foundation Europe e Seas at Risk. Dieci i punti chiave, fra cui la richiesta di fissare un obiettivo vincolante che almeno dimezzi i rifiuti marini entro il 2025, «da raggiungere in parte con la graduale eliminazione di imballaggi non necessari, non riutilizzabili e oggetti di plastica usa e getta». La proposta attuale della Commissione europea si limita ad un target indicativo del 30% e Bruxelles si aspetta molto dalla recente legge Ue che impone una riduzione d’uso delle buste usa e getta.
«Solo il 25% dei rifiuti di plastica viene effettivamente riciclato e quasi la metà ancora viene interrato in discarica nell’Ue: è troppo» ha detto il commissario europeo all’ambiente e agli affari marittimi, Karmenu Vella, che propone un obiettivo del 55% di riciclo degli imballaggi di plastica per il 2025. L’esecutivo Ue sta studiando il problema della prevenzione. «Affronteremo problemi come il riciclo, la biodegradabilità, la presenza di sostanze pericolose nella plastica e i rifiuti marini» ha aggiunto Vella, annunciando che «il lavoro è già cominciato e una strategia sarà adottata l’anno prossimo».
«Pensiamo di dover essere seri - spiega Gaelle Haut di Surfrider Foundation Europe - e non possiamo dire che saremo ambiziosi e poi dare un obiettivo non vincolante per ridurre di un terzo l’inquinamento che colpisce uno degli ambienti più vulnerabili e preziosi che abbiamo, che copre il 70% del nostro Pianeta, la nostra biodiversità, fornisce il cibo che mangiamo e quindi la nostra salute e benessere».
L’Italia, Paese crocevia del Mediterraneo, ha tutte le carte per assumere un ruolo guida nell’Ue sul fronte della tutela delle risorse marine. «L’Italia ha mostrato la sua leadership in passato affrontando l’inquinamento delle buste di plastica, primo Paese Ue a bandirle dal suo territorio» afferma Haut, secondo cui il Belpaese «con 7.500 km di coste ha l’enorme responsabilità di adottare misure ambiziose contro i rifiuti in mare».
Bocche cucite all’Europarlamento sulle possibili modifiche al pacchetto di regole in questione, quello dell’economia circolare. La relatrice, Simona Bonafè (Pd), sta chiudendo in queste ore la sua proposta, poi a giugno sarà la volta del dibattito e l’adozione in commissione ambiente è prevista a settembre.