Pesticidi, Coldiretti e Cia: il Comune adotti il regolamento provinciale
Il Comune di Trento deve approvare il nuovo regolamento agricolo, quello che norma in primo luogo l'impiego (distanze e orari) dei fitofarmaci. Ma vuole anche definire un Piano di sviluppo dell'agricoltura, secondo le linee del progetto «Nutrire la città», nella prospettiva in un biodistretto e di produzioni sempre più sostenibili.
Ci sta lavorando la Commissione consiliare per l'ambiente, agricoltura, turismo e vivibilità urbana, presieduta da Gianni Festini Brosa , che ieri l'altro ha avviato la serie di audizioni, con il contributo delle principali organizzazioni di categoria degli agricoltori. Sul fronte del regolamento per i fitofarmaci, sia Gabriele Calliari , presidente di Coldiretti, sia Paolo Calovi , presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori) del Trentino, accompagnato dal direttore Massimo Tomasi , hanno invitato il Comune ad adottare il regolamento approvato dalla Giunta provinciale.
«Vi invito caldamente a recupare il regolamento provinciale così com'è, frutto di una lunga mediazione: di più è difficile ottenere» ha detto Calliari «è difficile trattare negli orari stabiliti (prima delle 7 e dopo le 21, ndr), tra qualche anno lo si potrà mettere in discussione, quando ci saranno piante più resistenti. Ma è un punto fermo, anche per non avere regolamenti diversi nei comuni».
Calovi ha esemplificato: «Ci fanno fare i corsi sulla sicurezza sull'uso del trattore, e poi ci mandano a trattare di notte, su terreni in pendenza, bagnati. La contraddizione è evidente». I problemi di convivenza e i timori per la salute sono reali. «La chimica ci ha dato delle armi che sono state efficaci, che hanno dimostrato dei limiti, ma che continueranno ad avere un ruolo in futuro» ha aggiunto Calovi che sollecita i consiglieri: «La politica stia attento a non fare populismo. Ci sono quasi mille ettari di vigneti bio (tra attivi e in conversione) e anche Melinda sta cambiando direzione. A voi il compito di mediare e dirimere i contrasti, non cavalcarli». Un invito alla mediazione, naturale visto il ruolo, è arrivato anche da Claudio Maurina , presidente dell'Ordine dei dottori agromi e forestali: «Per convivere, la politica cerchi di redimere i conflitti. Anche il rame e lo zolfo sparsi dalle botti dei produttori biologici non sono acqua fresca».
C'è la consapevolezza che il Comune di Trento è il più agricolo della provincia. I dati forniti dal direttore della Cia, Tomasi, indicano 464 aziende agricole presenti, 261 delle quali professionali. Silvio Carlin ha osservato: «Anche se recepiamo totalmente il regolamento della Provincia, poi servono i controlli, difficili, come dimostrato dal regolamento attuale di polizia urbana. Perché non adottate un sistema di autocontrolli?». «Non siamo carabinieri» hanno risposto i rappresentanti di categoria. «La sfida non è sui metri e le distanze, ma sulla visione di un'agricoltura che usa sempre meno fitofarmaci» ha detto Michele Brugnara , invitando a ragionare su formazione, informazione dei consumatori, sinergie con il turismo, attività educativa nelle scuole.
Paolo Negroni ha chiesto lumi sulla praticabilità della conversione al biologico, data l'incertezza, per gli agricoltori pur disponibili a passare al bio, sulle possibilità di mercato. «Produttori bio» ha risposto Calovi «non si diventa per fare business, ma per convinzione personale. E siccome siamo imprenditori, dobbiamo assumerci i relativi rischi».