Il boom turistico sul Garda Trentino Pioggia di no all'ipotesi del numero chiuso

No, niente numero chiuso.

Il Garda Trentino, all'indomani del dibattito sui flussi turistici, sembra unanime: non servono limiti, il territorio non è al collasso sotto il peso dei troppi arrivi. E, a ben vedere, nessuno ha invocato limiti con convinzione. Ma pressoché tutti dicono che, invece, quel che serve è una pianificazione. E un ragionamento sulla qualità del turismo. Perché - banalizzando molto - a queste latitudini ci si può permettere di scegliere: non si deve cercare di convincere chiunque. Si può lavorare in modo mirato, affinché qui cresca la qualità. Che significa soprattutto cresca la ricaduta economica sul territorio.

Il tema l'ha sollevato, martedì, il sindaco Alessandro Betta , chiedendosi e chiedendo se non si fosse vicini al limite di capienza. Ecco, secondo il collega di Riva Adalberto Mosaner non è questa la situazione: «No, non siamo vicini al collasso, almeno non a Riva. La città è tarata per ospitare le persone che arrivano. I posti letto sono congrui, non sono aumentati, se non di poco. Anzi, per un periodo mentre alcuni privati ristrutturavano, sono persino diminuiti. Certo, c'è il fenomeno B&B da monitorare. Ma soprattutto credo che i dati vadano letti in un altro modo.

È vero che aumentano i turisti, ma su base annua, significa che la stagione si è molto allungata, il progetto di destagionalizzazione sta portando frutti. Inoltre il turismo è più flessibile: ci sono i week end lunghi, ma anche chi arriva solo durante la settimana. Aumentano gli arrivi, non le presenze». Significa che i turisti si spalmano meglio, non aumentano il peso sui giorni già da bollino rosso. «Certo, poi resta il problema storico delle infrastrutture stradali». Ecco, il tasto dolente.

Lo ribadiscono tutti, d'altonde basta arrivare a Riva in questi giorni per capirlo: «La viabilità è uno dei problemi, così come la forte antropizzazione dei sentieri - osserva Elisa Ressegotti , presidente Asat - ma è inutile agitarsi adesso che il problema esiste. Sarebbe servita una programmazione seria che è mancata, e che non ha analizzato il carico antopico che questo territorio era in grado di reggere. Non si è risolto il problema viabilistico, si è scelto di aumentare i posti letto». E adesso? «Adesso si lavori sulla qualità, con le grandi infrastrutture che sosteniamo, a partire dalla ciclabile lungo il lago che ci farebbe fare un salto di qualità importante. Ma il numero chiuso è solo una boutade. Tra l'altro come fai? Metti il biglietto d'ingresso?». «Il numero chiuso è uscito come battuta - spiega il presidente di Garda trentino Marco Benedetti - nessuno vuole chiudere il territorio. Ma serve operare sulla qualità, per aumentare la qualità del turismo. Il territorio per primo, con infrastrutture, ciclabile, campo da golf, palestra di arrampicata ad esempio. E i privati, che dopo due o tre stagioni i crescita possono farlo, con maggiori servizi. Ovvio che a quel punto puoi aumentare i prezzi». «È su questo che sta lavorando il nuovo management di Garda trentino - conferma Claudio Miorelli , Confcommercio - dalle categorie economiche ha avuto questo mandato, di lavorare sulla qualità dell'offerta.

Credo che a breve si vedranno le prime idee. Non è questione di mettere dei freni a chi arriva, ma capire che possiamo e dobbiamo chiederci che tipo di turismo vogliamo e lavorare per ottenerlo».

Il percorso è avviato, insomma. Ma serve, prima di tutto coerenza. L'ha ribadito martedì Enzo Bassetti (Unat Alto Garda), ricordando che non si possono pianificare strutture ricettive e poi chiedersi se serve un limite ai turisti. Lo ribadisce, oggi, da tutt'altra posizione, Ivo Tamburini : «Non posso sostenere il numero chiuso, l'economia deve andare avanti. Ma ecco, penso che dovremmo rispettare di più il territorio. Purtroppo costruiamo sempre di più, sto pensando al Linfano. E invece servono strutture che rispettino l'ambiente. Perché è questo che vogliono i turisti: la natura».

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