«Allarme zecche» sui cartelli ma solo sul versante altoatesino
Lo scorso anno, in valle, sono noti 16 casi di borelliosi o encefalite causati da punture di zecca.
Nei reparti di pronto soccorso sono decine gli ingressi di persone punti da zecche, fortunatamente non tutte infette.
Tutti i boschi della valle sono appestati; ed il numero di zecche infette è in aumento, con i pericoli che ne conseguono. Quando i cacciatori «appendono» un capriolo o un cervo dopo la cattura, si ha ai piedi dell’animale una «pioggia» di zecche, mica sceme: scoperto che il loro ospitante non dà più nutrimento, cercano di meglio, sangue fresco insomma.
Eppure, nonostante tutto questo, la campagna contro le zecche, in Trentino, latita. Basta recarsi a due passi, in Alto Adige, per trovare ovunque cartelli che avvertono il visitatore del pericolo: vedi ad esempio ai laghi di Monticolo, in Bassa Atesina. Ma anche sui tornanti della strada che porta da Appiano a Passo Mendola: cartelli firmati dall’Azienda sanitaria bolzanina, che avvertono della presenza del fastidioso insetto, dei pericoli, con qualche indicazioni sulle precauzioni da assumere, ed il consiglio di non uscire dai sentieri, per evitare di portarsi a casa qualche ospite indesiderato.
In Trentino? Niente, silenzio totale, da parte di Provincia e Azienda sanitaria. Nei boschi dell’alta valle di Non vi sono numerose aree di sosta: ad esempio quella al «Pra dela Prieda» di Romeno, un angolo di pace in una radura all’interno di un boschetto, dove vi sono tavoli per un picnic, una fontanella, possibillità di farsi una grigliata all’aperto. Nessun avviso. E se i residenti evitano il luogo essendo a conoscenza della situazione, un ignaro turista che dice che bello qui ha una probabilità su cento di uscirne indenne. Non è che uno dei molti casi: per un’area che virtualmente punta all’economia turistica, l’assenza di informazione è grave.
A dir la verità qualcosa si è mosso. Ma non da parte di Provincia o Azienda sanitaria: è stata la Sat a diramare un volantino intitolato «Suggerimenti per la prevenzione e il trattamento delle punture di zecca». Fatto bene, chiaro, comprensibile a tutti. In una recente riunione che periodicamente i Forestali fanno in provincia, è stato loro consegnato. Con un consiglio dall’alto: se vengono dei tirocinanti, attenetevi a quanto dice questo volantino. Firmato, appunto, dalla Sat. Per il «pericolo orso» i boschi sono stati cosparsi di cartelli che indicano come comportarsi (seguiranno a breve quelli per il lupo?). Ti sdrai a terra, stai fermo, lasci che l’orso ti annusi, e che scopra che non sei pericoloso. Poi lui se ne va, tu riprendi la tua passeggiata, sereno e felice. Un orso hai una probabilità su un milione, di incontrarlo, la zecca te la prendi ovunque, quasi con certezza.
Se non te ne accorgi, e la zecca è infetta, le conseguenze sono terribili, possono portare anche alla morte. Se trasmette l’encefalite si avranno sintomi simili all’influenza (febbre alta, malessere generale, stanchezza fisica, dolori articolari), per giorni; poi le cose migliorano, ma segue un peggioramento con cefalea, vertigini, vomito, viene colpito il cervello, e nell’1-2% dei casi è mortale. A chi guarisce può lasciare danni permanenti.
Se la zecca trasmette la borelliosi, o malattia di Lyme, nella fase iniziale il malcapitato non avverte niente, se non una chiazza rossa dove la bestia s’è nutrita. Se non curata, la cosa può colpire gravemente articolazioni, cuore, cervello, sistema nervoso.
Si dirà: ora c’è la vaccinazione preventiva. Ma non è stata fatta una vera campagna, ne è stata data notizia sottotono, e comunque il vaccino copre solo dall’encefalite (o meglio: buona parte delle encefaliti, mica tutte). Per la borelliosi, zero. Si chieda a chi ha vissuto l’esperienza: un agricoltore della Terza Sponda colpito da encefalite ha avuto grane per mesi e, per sua stessa ammissione, anche dopo la guarigione «la sua vita è cambiata».
Per un adolescente, stessa cosa. Un agricoltore della Predaia ha avuto mesi di inattività (borelliosi), un artigiano della Terza Sponda idem. Tanto grave, la situazione, che l’Europa ha indicato il Trentino come una delle aree a maggior rischio punture da zecca (consoliamoci: non siamo gli unici).
Mentre in Alto Adige una campagna informativa è stata fatta - dall’Azienda sanitaria, come detto - in Trentino tutto tace o quasi. Inspiegabile. Soprattutto con la primavera ora scoppiata all’improvviso, dopo la grande umidità: clima ideale per una ondata di zecche mai vista, già in piena azione.