Stufe a legna sotto accusa «Inquinano troppo»
In molti territori decentrati del Trentino rimane alta nei mesi invernali l’attenzione per la qualità dell’aria, soprattutto in considerazione della pratica illecita di bruciare ogni sorta di rifiuto all’interno delle stufe domestiche.
A renderlo noto, a margine del corso tecnico specialistico dedicato agli installatori ed ai progettisti di impianti a biomassa legnosa, organizzato presso la sede dell’Associazione artigiani di Trento, è stata Laura Pretto, funzionaria dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa). Intervenuta a proposito di qualità dell’aria, la giovane ingegnere ha infatti rilevato come molti dei livelli di agenti inquinanti emessi nell’atmosfera dagli impianti di riscaldamento privati aumentino nei mesi compresi tra novembre e febbraio, soprattutto in ragione della combustione di materiale nocivo per la salute.
Dai volantini pubblicitari (contenenti inchiostri a base di piombo) fino alle bucce dei mandarini, infatti, pare che tra i trentini sia diffusa la pratica di incenerire parte dei rifiuti domestici nelle stufe, malgrado si tratti di un’abitudine della tradizione vietata dalla legge.
«In generale la qualità dell’aria in Trentino è buona - rassicura comunque Pretto - ed i livelli di polveri (Pm10) sono ovunque al di sotto della soglia di guardia. Nondimeno, prestiamo una particolare attenzione in quei territori in cui è più diffuso l’utilizzo della stufa a legna per riscaldarsi, dove spesso è anche consuetudine gettare tra le fiamme rifiuti di varia natura, sia di origine vegetale che composti derivati dal petrolio».
Secondo una ricerca effettuata dall’ufficio statistico della Provincia di Trento a fine 2016, quasi una famiglia trentina su due utilizza una stufa a legna durante i mesi invernali, oppure un impianto a pellet. In pratica, si parla di una casa su due. Sopra gli 800 metri, invece, ad impiegare un simile sistema di riscaldamento nei mesi più freddi è il 90% della popolazione.
«Bisogna far capire - aggiunge Pretto - che nella stufa bisogna bruciare unicamente legna stagionata vergine (cioè non trattata), in quanto le ripercussioni dell’inquinamento generato da altro materiale si ripercuote sia sull’ambiente, sia sul proprietario della stufa, che ne aspira fumi tossici».
Le zona di maggiore criticità sono quelle meno ventose, dove gli agenti inquinanti - tra cui il cancerogeno benzo(a)pirene - stagnano per un tempo maggiore. Al riguardo, degli sforamenti dei livelli di polveri sottili sono stati registrati a Storo e Mezzano.