Lupo ucciso e appeso alla fermata del bus Trovati i responsabili
Hanno prima stordito l’animale con del veleno per topi, poi l’hanno infilzato con un forcone fracassandone il cranio. Quindi hanno trasportato la carcassa ad una fermata dell’autobus per appenderla a testa in giù alla pensilina numero 913 di Coriano, in provincia di Rimini.
Per l’uccisione di un esemplare di lupo, specie protetta, il 4 novembre 2017, il nucleo del comando provinciale dei carabinieri di Rimini e i colleghi del gruppo carabinieri forestale hanno denunciato un 82enne (F.O. le iniziali), padre del titolare di un agriturismo della zona, e un operaio di 43, L.R., accusati di soppressione, maltrattamento di animali e furto aggravato di una proprietà dello Stato.
Il lupo era stato ritrovato da un gruppo di studenti intorno alle 7 del mattino, legato per le zampe posteriori alla pensilina di una fermata dell’autobus. Una scoperta macabra, che aveva fatto subito pesare a un atto dimostrativo da parte di allevatori o cacciatori. Non il primo in Italia: nel 2016 un lupo era stato impiccato a Pergola (Pesaro) dove erano anche apparse scritte esplicite di protesta. Quello di Coriano però è, secondo la Forestale, l’unico caso in cui sono stati scoperti e denunciati i responsabili. Con indagini degne di un vero delitto. Dopo l’autopsia sulla carcassa, i militari hanno fatto intercettazioni telefoniche, comparazione del Dna, perquisizioni e raccolta di prove documentali, con visione delle telecamere a circuito chiuso. E’ stato proprio grazie alle immagini che i carabinieri hanno rintracciato un furgone bianco, ripreso mentre è stato in sosta per 40 secondi alle quattro di notte, di fronte alla pensilina.
Grazie a uno ‘screening’ sui furgoni, gli inquirenti sono quindi risaliti al titolare dell’azienda agricola e, in seguito ad una perquisizione in casa, hanno potuto acquisire campioni di sangue e materiale organico all’interno del mezzo che, grazie alla comparazioni di Dna, sono risultati compatibili con quelli del lupo ucciso. Il lavoro sulle celle telefoniche e le intercettazioni telefoniche ambientali hanno contribuito a costruire l’accusa contro i due indagati, il padre del titolare dell’azienda agricola e un suo operaio, che sono risultati essere nei pressi della pensilina, poco prima delle 4 di notte. Infine, in occasione della perquisizione nell’azienda, i militari della Forestale hanno accertato ulteriori reati come la macellazione clandestina di animali, maltrattamento di animali, abbandono di rifiuti, detenzione illecita di animali pericolosi, per la presenza di un cinghiale, per cui è indagato il titolare dell’azienda agricola e agriturismo.