Con la primavera riesplode l'allarme processionaria
Riesplode in Trentino l’allarme processionaria. Con l’arrivo della primavera, puntuale come un orologio svizzero, torna a riproporsi come ogni anno il problema della proliferazione di questo insetto pericoloso per la salute di chiunque ne entri in contatto. Il periodo più pericoloso, in cui fa la sua comparsa, è quello che va da febbraio ad aprile, quando gli animali domestici possono cioè annusare a terra o ingerire i peli urticanti del bruco. Tra i sintomi del contatto ci sono il soffocamento e la lingua del cane che potrebbe andare in necrosi.
Una delle massime esperte della materia è Cristina Salvadori, ricercatrice della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. «A causa del cambiamento climatico e dell’innalzamento delle temperature - spiega - ci troviamo a parlare di processionaria sempre più spesso. Una volta i picchi si registravano ogni sette o otto anni, adesso non si deve mai abbassare il livello di guardia ed è necessario prendere le giuste contromisure. Quali? Chi ha un cane, per esempio, è meglio che per un mese quando lo porta a passeggio non lo lasci libero. Lo tenga al guinzaglio».
Cosa è la processionaria
“Thaumetopoea pityocampa” è il nome scientifico della processionaria, un lepidottero che appartiene alla famiglia delle Notodontidae e che è molto diffuso in Europa, Nordafrica e Asia. Una volta diventate falene, le processionarie sono innocue. Occorre prestare particolare attenzione in giardini, parchi e boschi e nei pressi dei luoghi abitati. Il nido della processionaria si colloca, generalmente, sopra pini, cedri e querce. La presenza di questo bruco è dannosa anche per gli alberi, visivamente i nidi sono di colore bianco.
I sintomi da contatto
I sintomi provocati dalla processionaria possono manifestarsi nei cani, ma anche nei gatti e in tutti quegli animali che annusando e leccando possono toccarla. Nelle persone particolarmente sensibili e predisposte, il contatto con i peli della processionaria può causare lo shock anafilattico oppure una gravissima reazione allergica che provoca orticaria, edema, ipotesione, difficoltà respiratorie, vertigini e perdita di coscienza.
Interventi di difesa
Tra i vari trattamenti anti-processionaria che possono essere usati, uno di quelli che offre il miglior compromesso tra efficacia e impatto sull’ambiente è l’insetticida biologico. Questo è composto da un batterio che risulta dannoso solo per alcuni tipi di lepidotteri. È dunque selettivo e non danneggia altri animali o insetti utili.
Tra i rimedi più utilizzati vi è quello a base di ferormoni, ovvero le sostanze che rilasciano le femmine per poter attirare i maschi durante il classico periodo dell’accoppiamento. Vengono disposte delle trappole ai ferormoni soprattutto per poter monitorare la diffusione dell’adulto, quindi delle falene, ma non solo, perché con queste trappole l’adulto maschio non riesce a trovare la femmina. Il risultato di questa strategia è che i due adulti non si incontrano e non possono accoppiarsi dando vita ad altre uova che seguiranno il loro ciclo.
La rimozione meccanica dei nidi, invece, è consigliata durante la stagione invernale. Si tratta di un’operazione rischiosa in quanto ci si deve attrezzare in modo idoneo. Sconsigliato rimuovere i nidi da soli perché il rischio che si corre è eccessivo. Un professionista, al contrario, sa come muoversi. Tra i metodi esistenti ce n’è pure uno chiamato endoterapico: prevede l’inserimento all’interno della pianta di un’insetticida che poi la processionaria mangerà. Vi sono infine trappole meccaniche che in determinati casi sortiscono ottimi risultati.