La sabbia rubata dai turisti in Sardegna tornerà sull'arenile
In Sardegna, negli ultimi anni, non si contano più i furti di sabbia. Da alcuni giorni, per dare ancora più senso alla battaglia ingaggiata contro chi pretende di andare via dall’isola con l’originale souvenir “fai da te”, l’Area marina protetta di Tavolara-Punta Coda Cavallo (Olbia), l’Enac, la Geasar - società di gestione dell’aeroporto di Olbia - la Regione Sardegna e il Corpo forestale si sono alleati nel nome del comune impegno di restituire la sabbia ai tratti di litorale da cui viene sottratta.
Il protocollo d’intesa prevede la creazione di un coordinamento per tutelare l’ambiente costiero e l’arenile: conchiglie, sassi e sabbia, una volta sequestrati, torneranno dove sono stati presi.
Tutto quel che la Forestale sequestra ai varchi dell’aeroporto “Costa Smeralda” sarà confiscato e custodito dalla Geasar. L’Enac, cui è in capo la security aeroportuale, coordinerà anche il recupero di sabbia, conchiglie e pezzi di roccia ai controlli di sicurezza degli imbarchi.
Infine l’Area marina protetta si occuperà del riposizionamento in spiaggia.
Primo sostenitore del progetto è Ivan Dettori, che lavora alla Geasar e dal 2008 ha conservato nei depositi dell’aeroporto 10 tonnellate di materiale da spiaggia sequestrato agli imbarchi. «Dopo averlo classificato, abbiamo reintrodotto in natura sabbia, conchiglie e rocce», afferma il direttore dell’Area marina protetta, Augusto Navone. «Come siti di conferimento abbiamo scelto quelli più consoni alle tipologie esistenti: Porto San Paolo per la sabbia e l’isola di Tavolara per conchiglie e rocce».