Ghisolfi regala al Garda trentino "Erebor": gradata 9b+ è la via più dura in Italia
Stefano Ghisolfi ha liberato una nuova via nella falesia Eremo di San Paolo, gradata 9b/+, a pochi passi da casa: una delle vie d’arrampicata sportiva più impegnative al mondo che arricchisce ulteriormente il paradiso verticale altogardesano.
Nonostante la storia pluriennale di Arco e della Valle del Sarca in tema di arrampicata sportiva, con oltre 600 vie attrezzate e ben 16 falesie che rientrano nel progetto Outdoor Park Garda Trentino, le pareti di roccia della zona dell’Alto Garda svelano un altro gioiello inesplorato che promette sfide emozionanti per tutti gli appassionati della disciplina.
Stefano Ghisolfi, climber torinese di nascita e arcense d’adozione, lo scorso venerdì 8 gennaio ha liberato “Erebor”, la via presente nella falesia Eremo di San Paolo ad Arco. Gradata 9b/+, “Erebor” si presenta non solo come la terza via in termini di difficoltà nella classifica personale di Stefano - dopo Change (9b+, Flatanger, Norvegia) e Perfecto Mundo (9b+, Margalef, Spagna) - ma anche come la via di arrampicata sportiva più difficile d’Italia e una delle più impegnative al mondo a oggi.
"Dopo aver chiodato la via, ho impiegato circa sei mesi per raggiungere l’obiettivo prefissato - commenta Ghisolfi -. Prima del 2020 non avevo scalato molto all'Eremo di San Paolo: sono riuscito a riscoprire un posto bellissimo e suggestivo, proprio dietro casa mia, trovando una via nuova che in realtà avevo sotto gli occhi da sempre, ma che non avevo mai notato”.
Una volta terminato il lockdown in primavera, dopo aver liberato “The Bow”- una via estremamente impegnativa di grado 9a+, sempre nella zona di Arco - erano iniziati i primi tentativi di Ghisolfi su “Erebor”, sospesi in seguito solo per una tappa estiva in Norvegia dove si è aggiudicato la prima ripetizione del 9b/+ liberato dal climber ceco Adam Ondra - “Change”. “La via è alta circa venti metri e composta da movimenti estremi - prosegue Ghisolfi -. Il punto più difficile in realtà si trova all’inizio, anche se negli ultimi mesi continuavo a fallire proprio nell'ultima parte”.
Dopo essersi messo alla prova numerose volte nel corso dei mesi autunnali, il climber è riuscito nell’impresa nonostante il pungente freddo di questi giorni: “Portare a termine questo progetto nel Garda Trentino è stata una doppia soddisfazione, sia per aver chiodato per la prima volta una via sia per averla liberata. Ora mi piacerebbe che qualcuno la provasse e riuscisse a ripeterla, penso che Adam si divertirebbe…”, conclude Stefano.