Due bergamaschi le vittime del Gran Zebrù: investiti dalla valanga e trascinati a valle per centinaia di metri
L’incidente sotto una fitta nevicata, mentre insieme ad altri due compagni avanzavano con i ramponi ai piedi e gli sci in spalla a 3.700 metri di quota
BOLZANO. Sono due uomini – i bergamaschi Fernando Bergamelli, 55 anni Pradalunga, e Oscar Cavagnis, 47 anni di Vertova. – gli alpinisti travolti da una valanga poco dopo mezzogiorno.
Il Gran Zebrù, la più bella cima del gruppo dell'Ortles, una piramide di roccia e di ghiaccio alta 3851 metri, è un capitolo importante nel palmares di molti alpinisti. Si tratta però anche di una vetta piena di insidie e pericoli, come dimostra l'ultima tragedia: gli scialpinisti sono stati uccisi da una valanga durante la salita. Poco dopo mezzogiorno la cordata, composta da quattro scialpinisti, stava scaldando la montagna lungo la via normale. A circa 3.700 metri di quota, in una zona mista di roccia e neve, mentre i quattro stavano proseguendo sotto una fitta nevicata con i ramponi ai piedi e gli sci in spalla, due di loro sono stati investiti da una valanga e trascinati per centinaia e centinaia di metri.
I loro compagni sono invece stati solo sfiorati dalla slavina e sono perciò rimasti praticamente illesi. Solo uno di loro ha riportato un lieve trauma alla schiena.
E' subito scattato l'allarme e sul posto sono giunti sia il soccorso alpino di Bormio e Sondrio che quello di Solda. Quando i due alpinisti travolti sono stati localizzati a 3.000 metri di quota, ormai erano morti. Il compagno di cordata ferito è stato trasportato dall'elisoccorso all'ospedale di Bergamo. Sul posto è anche intervenuta la Guardia di finanza.
Con l'incidente di oggi sale a 30 il numero delle vittime del Gran Zebrù in poco più di 30 anni. Nel 1997 la montagna chiese il più alto tributo di sangue dal 1854 , anno in cui fu scalato per la prima volta dall' alpinista austriaco Stephan Steinberger. Sette persone morirono lungo la via normale, tradite dalla caldissima giornata di agosto.
Tra le vittima anche Hermann Pinggera, 44 anni, capo stazione Cai del soccorso alpino di Melago, in val Venosta. Nel 1989 una cordata di quattro persone fu invece sorpresa da un temporale e precipitò per oltre 500 metri. Nel 1992 un veneto e un americano persero la vita, spinti da una valanga in un crepaccio. Altri incidenti con vittime si registrarono nel 2002, nel 2009 e nel 2012. Nel 1994 tre scalatori tedeschi furono uccisi dal crollo di un lastrone di neve e ghiaccio nei pressi del rifugio Città di Milano. Nel 2013 due escursionisti di Parma ed uno di Novara furono traditi dal cedimento del ghiaccio e precipitarono per centinaia di metri, poche ore dopo, sulla stessa montagna, morirono altri tre altoatesini durante la discesa lungo la via normale. Una vittima si registrò nel 2015, quando un tedesco precipitò nel vuoto, e nel 2018 quando tre austriaci furono travolti da una slavina nei pressi del Passo Bottiglia.