Poca neve in alta quota, i rifugi trentini sono in difficoltà: si teme per l’autosufficienza, ma c’è chi anticipa l’apertura
La paura vera è che si ripeta la primavera 2022, avara di pioggia. Dovesse capitare, il rischio concreto è quello di non avere acqua abbastanza per tutta la stagione dal 20 giugno al 20 settembre
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TRENTO. L'inverno che stiamo per lasciarci alle spalle è il secondo consecutivo con poche precipitazioni. Poca pioggia e neve hanno ridotto i fiumi e i laghi a livelli mai visti in questo periodo. Le scarse precipitazioni nevose in quota potrebbero favorire l'inizio della stagione alpinistica e l'apertura dei rifugi anticipandola.
La montagna è per la verità frequentata tutto l'anno e nelle ultime stagioni il meteo favorevole spinge alle escursioni in quota, non solo sci alpinistiche, già da maggio. L'apertura anticipata è un'ipotesi che gli appassionati possono salutare con entusiasmo, ma resta un dato: due anni di scarse precipitazioni, soprattutto nevose in montagna, pone dei problemi.
I rifugisti del Trentino sono preoccupati. La paura vera è che si ripeta la primavera 2022, avara di pioggia. Dovesse capitare, il rischio concreto è quello di non avere acqua abbastanza per tutta la stagione dal 20 giugno al 20 settembre.
Al Passo Principe il rifugio a 2600 metri all'omonimo valico nel Gruppo del Catinaccio, Sergio Rosi dice: «Noi saliamo da un mese nei fine settimana e la situazione neve è scarsa ad oggi. Per quest'estate noi saremo condizionati dai lavori di ristrutturazione per cui saremo aperti solo nei mesi di luglio e agosto». Ma sarà possibile aprire prima della data classica, data la poca neve? «Dipende dal meteo di aprile e maggio. Se il meteo sarà purtroppo come lo scorso anno, asciutto, sì. Ricordo che a fine maggio quassù è arrivata ancora neve e ha fatto molto freddo».
Al rifugio «Città di Trento» al Mandron, che si trova alla quota di 2449 metri nel Gruppo dell'Adamello, al cospetto di uno dei più grandi ghiacciai delle Alpi, Davide Galazzini ha aperto per gli sci alpinisti dal primo marzo la struttura della Sat. Il Mandron è stato ristrutturato lo scorso anno ed è particolarmente confortevole, ma ha un problema legato alle scarse precipitazioni nevose nel 2022 e in questo 2023. «Siamo aperti - dice Galazzini - per lo sci alpinismo, dal primo di marzo fino a maggio, ma non siamo più rifugio fossil free, perché la nostra centralina idroelettrica non funziona. Il lago Scuro è più basso di 15 metri e alla nostra turbina non arriva più acqua. Stiamo usando un generatore ausiliario». Con meno neve la stagione potrebbe iniziare prima? «Sarà da valutare bene da zona a zona. Ma noi al massimo possiamo anticipare di una settimana».
Franco Nicolini, è il gestore del Pedrotti alla Tosa, ai 2499 poco sotto la Bocca di Brenta in attesa di importanti lavori di ristrutturazione. «Il problema - dice Nicolini - è legato all'acqua che non c'è data la poca neve caduta negli ultimi inverni. Abbiamo la speranza che in aprile e maggio arrivi quale bella precipitazione abbondante. Al Pedrotti non penso di aprire prima, anzi. Si dovrà ragionare sulle risorse idriche scarse se la situazione non cambia. Magari farà anche freddo, la variabilità del meteo in quota ci consiglia prudenza ed è meglio mantenere la data tradizionale del 20 giugno. Piuttosto sarebbe utile allungare un po' la stagione a fine settembre primi di ottobre, ma ci vuole l'acqua. Ricordo inoltre che a settembre al Pedrotti, negli anni passati, abbiamo avuto anche qualche nevicata».
Alberto Angeli gestore dei rifugi Tuckett e Sella ai 2271 metri della Vedretta di Brenta inferiore dice: «Noi saliamo sempre ai primi di giugno. Ora è difficile fare previsioni. Siamo anche legati dall'apertura degli impianti del Grostè che sarà dal 17 giugno al 24 settembre. C'è poi da garantire un certo standard legato al personale, non puoi andare su in due in un rifugio come il Tuckett». La crisi idrica in Brenta si sente più che in Adamello e in Cevedale. «Il campanello d'allarme suona già da anni, noi nel Brenta abbiamo maggiori fragilità, la Sat sta studiando di aumentare lo stoccaggio di acqua ampliando le vasche di accumulo».