I disabili scalano il Brenta e dalle cime suonano i musicisti: ripetuto il «miracolo» Brenta Open
Si è rinnovato ieri il «miracolo» di Brenta Open: quattro alpinisti con disabilità, dal rifugio Pedrotti hanno conquistato il la cima Brenta Bassa e il Croz del rifugio, dopo un’arrampicata potenzialmente in grado di dare problemi anche ad alpinisti normodotati.
E questo evento straordinario è stato accompagnato - come ormai tradizione - da un concerto fuori dal comune, con tre musicisti dislocati sulle due vette e davanti al rifugio.
Raggiante Simone Elmi, la guida alpina che nel 2015 - dopo essersi specializzata nell’accompagnamento di persone con disabilità, grazie a un corso proposto dall’Accademia della Montagna - ha inventato questa iniziativa senza pari in Italia: «Fin dalle origini - ha commentato a caldo - abbiamo pensato questa iniziativa come un potente strumento per rendere accessibili le nostre Dolomiti, patrimonio Unesco, a persone che non avrebbero mai pensato di tagliare un simile traguardo».
A Nicolle Boroni di Bocenago, per esempio, che a quattro anni ha perso una mano nella macelleria di famiglia.«Fino allâ’anno scorso - racconta - tendevo sempre a nascondere il mio corpo. L’anno scorso, invece, dopo un viaggio in Africa visto come nella vita ci sono cose davvero peggiori, per esempio persone private della loro famiglia. Allora ho capito che, nella mancanza, io ho trovato l’abbondanza: ho perso una mano, ma ho imparato a conoscermi, a superare i miei limiti, ad amare me stessa e gli altri».
Con lei, altre tre ragazzi che hanno invece perso una gamba: la guida a Michele Maggioni, originaria del Milanese, il bomber paralimpico Gianluigi Rosa di Lavis, e Kevin Ferrari di Puegnago sul Garda (Brescia).
Suggestivo anche quest’anno il concerto che ha suggellato la conquista delle due vette: davanti al rifugio, si è esibito il violoncellista bresciano Giovanni Caprioli, sul Croz del Rifugio è salito il trombettista trentino Michele Pavesi, mentre dalla Brenta Bassa si è esibito il saxofonista romagnolo Michele Selva.
Ad aprire il momento musicale come sempre l’Inno alla gioia di Beethoven, ormai vera e propria colonna sonora dell’evento. L’ha intonato il violoncello, a cui hanno risposto prima il sax e poi la tromba,in un abbraccio “stereofonico” che ha avvolto le decine di persone in attesa davanti al rifugio.
Commovente il finale, un omaggio a Ennio Morricone, passato attraverso le note del suo «Gabriel’s Oboe».
Tra il pubblico, anche alcuni studenti del Liceo della Montagna di Tione e delle medie di Andalo, novità dell’edizione 2020. Ed ecco un’altra delle tante conquiste di Brenta Open: aver raccolto una trentina di persona - guide alpine, musicisti, video maker, giornalisti, accompagnatori - e averle trasformate in un gruppo di amici. Che ogni anno sempre più numeroso, nel segno dell’inclusione e dell’attenzione per gli altri.