Banchi, orari, mascherine e personale duro attacco dei genitori alla Giunta: «Sulla scuola ancora nessuna risposta»
Il fronte di chi la scuola la fa quotidianamente e di chi vi affida la crescita dei propri figli si compatta in una critica, feroce, alle istituzioni sulla ripresa di settembre. «Si fa sempre più strada il dubbio che le parole servano solo a tranquillizzare l’opinione pubblica per le elezioni amministrative e subito dopo, non avendo affrontato seriamente nessuno dei problemi segnalati fin da aprile, ci si trovi a “gettare la spugna” di fronte al Covid o anche alla semplice influenza stagionale».
È questa l’accusa che arriva dal Consiglio del sistema educativo e dalla Consulta provinciale dei genitori in un documento diffuso ieri congiuntamente. Critiche che si aggiungono ai timori e alle perplessità avanzate dai dirigenti scolastici.
Scrivono Giovanni Ceschi e Maurizio Freschi, rispettivamente presidente del Consiglio del sistema educativo e presidente della Consulta dei genitori: «
in merito agli orari di ingresso, necessari per l’organizzazione familiare di genitori lavoratori, né tantomeno a orari delle corse dei mezzi scolastici, nonostante si parli da tempo di ingressi scaglionati; non ci sono informazioni chiare in merito alla gestione e vigilanza di studenti che potrebbero giungere in istituto con i mezzi pubblici in largo anticipo senza poter accedere, appunto a causa dello scaglionamento degli ingressi; non ci sono informazioni chiare in merito alla gestione degli spostamenti degli studenti negli spazi comuni d’istituto e relativa vigilanza».
E l’elenco dei “non” continua: «Non ci sono informazioni chiare su come verranno recuperate le carenze con i cosiddetti Piani di apprendimento individualizzato senza rallentare i gruppi classe; o sul tempo scuola per permettere a genitori lavoratori l’organizzazione delle proprie attività in funzione della custodia dei minori; non ci sono informazioni chiare in merito alla distinzione tra i casi di influenza stagionale e i casi Covid o in merito ai protocolli di intervento in caso di soggetti positivi in istituto; non ci sono informazioni chiare in merito al “terzo scenario” e ai relativi protocolli da attivare e non ci sono indicazioni su ammortizzatori sociali o accordi con le associazioni di categoria per eventuali permessi o aspettative nel caso ci trovassimo in lockdown scolastico ma non nel mondo del lavoro; non si comprende la logica della rigorosa “sigillatura” dei gruppi classe, quando gli studenti giungono in istituto sugli stessi mezzi e fruiscono delle stesse mense».
Vengono avanzati dubbi dal Consiglio e Consulta anche sull’attuazione delle misure annunciate dalla Provincia per la scuola. Con l’assessore all’istruzione, Mirko Bisesti, non raggiungibile, alle accuse risponde Roberto Ceccato, dirigente del Dipartimento della conoscenza: «Intanto premetto che non ritengo sia questo il tempo della polemica - spiega - il momento è già difficile e non è aiutato dai dati nazionali, anche se quelli locali sono bassi e ci confortano. La preoccupazione di genitori e Consiglio ci sta, un po’ meno il non riconoscere le azioni che questa amministrazione ha messo in campo. I 45 milioni in sede di assestamento sono concreti. Come l’autorizzazione di circa 240 classi in più con le relative risorse assegnate. Abbiamo quasi 70 sezioni in più di scuola materna con 200 operatori complessivi assegnati. Alle scuole abbiamo assegnato 125 operatori Ata in più e 3 milioni previsti dalla finanziaria per arredi e attrezzature. Abbiamo definito il piano per Dpi e i prodotti di sanificazione».
Sui trasporti, spiega ancora Ceccato, «al momento si conferma un’indicazione di piena possibilità di portare i ragazzi, non c’è una retromarcia su questo, da un mese c’è un protocollo sanitario inviato alle scuole. Le basi per l’organizzazione della riapertura ci sono: il nostro compito è creare le condizioni migliori perché poi le scuole in autonomia e secondo le condizioni specifiche che hanno possano rispondere mantenendo, le due indicazioni che sono state date, un tempo scuola uguale agli anni precedenti e l’insegnamento in presenza. In questo momento il quadro sanitario è quello che abbiamo immaginato e usciremo con indicazioni anche rispetto ad eventuali scenari più problematici, ma quello che riceviamo qui è un attacco continuo e non sempre corretto nelle circostanze che si riportano».