Problemi con la «pappa»? Dal «Bambin Gesù» lo sportello telematico «Mio figlio non mangia»
Uno sportello telematico, con tanto di indirizzo mail e gruppo chiuso su Facebook, per affrontare «il» problema di molti genitori italiani: la pappa! Dai semplici capricci ai veri e propri disturbi alimentari, l’ospedale pediatrico «Bambino Gesù» lancia, nell’ambito della Giornata mondiale dell’alimentazione, l’iniziativa «Mio figlio non mangia», attraverso la quale «l’Unità Operativa di Educazione Alimentare del Bambino Gesù offre alle famiglie un supporto per accogliere eventuali difficoltà e indirizzarle verso scelte consapevoli».
«Non so cosa fare. Non assaggia niente. Non sembra proprio interessato al cibo. Questo non riesco a farglielo mangiare…».
Frasi come queste fanno parte dell’esperienza di molti genitori e di persone che hanno avuto a che fare con la crescita dei bambini. Si tratta in molti casi di problemi che si risolvono spontaneamente, ma in alcuni tendono a protrarsi nel tempo. Queste difficoltà rappresentano un problema per le famiglie che, non riuscendo sempre a trovare risposte adeguate, adottano soluzioni spesso inappropriate.
L’iniziativa «Mio figlio non mangia», spiega l’ospedale pediatrico, unisce al processo educativo un programma riabilitativo personalizzato, con l’obiettivo di diffondere la cultura, sin dai primi anni di vita, di una corretta alimentazione e di un buon rapporto con il cibo attraverso attività di sensibilizzazione, informazione e interventi riabilitativi per le diverse forme dei disturbi del comportamento alimentare.
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Che cosa prevede? In sintesi:
- la promozione di un corretto e consapevole rapporto con il cibo al fine di radicare un cambiamento duraturo dei comportamenti attraverso un’educazione continua del paziente e della sua famiglia;
- il supporto alle famiglie attraverso canali dedicati per punti di contatto e scambio di esperienze;
- la creazione di un rapporto diretto e di un dialogo costante con le famiglie e i ragazzi per accogliere le loro problematiche e per valutare la possibile presa in carico del paziente;
- l’invio da parte delle famiglie di un diario alimentare e la valutazione del diario da parte dello staff di nutrizionisti che definirà le necessità del caso;
- l’elaborazione di un protocollo diagnostico – terapeutico di presa in carico delle situazioni patologiche.
Per questo sono a disposizone:
- una casella mail - miofigliononmangia@opbg.net - a cui inviare la segnalazione del proprio problema;
- un gruppo chiuso su Facebook al quale le famiglie saranno invitate dal nutrizionista;
- un appuntamento quindicinale nel quale il nutrizionista risponderà in diretta sui social network alle domande dei genitori sulla pagina Facebook ufficiale del Bambino Gesù.
IL DECALOGO DEL BAMBINO GESU’ CONTRO LA SELETTIVITA' ALIMENTARE
1) Tutta la famiglia deve cercare di avere lo stesso tipo di alimentazione
Il bambino è influenzato a livello sociale nella scelta degli alimenti e tende a mangiare per imitazione. In questo ambito la famiglia ricopre un ruolo cruciale come modello.
2) Gli alimenti devono essere riproposti più volte
Il consumo ripetuto di un alimento aumenta il gusto del bambino per l'alimento stesso. È importante non presentare lo stesso piatto in maniera continuativa, ma farlo a distanza di tempo per non generare noia. Sulla tavola devono essere proposti sempre tutti gli alimenti, compresi quelli non graditi dal piccolo, cucinati in maniera differente.
3) Gli adulti non devono costringere il bambino ad assaggiare un alimento con forza
L'assaggio forzato può accrescere l'avversione del piccolo. Anche proporre un premio a seguito dell'azione (es: "mangia tutte le verdure nel piatto e poi avrai il gelato") non porta il bambino a consumare volontariamente il cibo, piuttosto a sovralimentarsi solo per ottenere il premio.
4) L'orario del pasto deve essere rispettato
Il pasto deve essere un momento ben preciso della giornata: è opportuno che tutta la famiglia mangi alla stessa ora e alla stessa tavola.
5) No giochi, no TV
Il pasto è un momento importante, non sono concesse distrazioni. Occorre invitare il piccolo a spegnere la televisione e ad allontanare i giochi. Quindi lasciarlo libero di sperimentare e conoscere gli alimenti presenti sulla tavola.
6) Organizzare un percorso di familiarizzazione col cibo
Il rifiuto di alcuni alimenti si accompagna spesso al rifiuto ad assaggiare; per portare i ragazzi a provare il sapore di un cibo è necessario stimolarne la curiosità attraverso i sensi: dalla conoscenza alla sperimentazione.
7) Portarlo a fare la spesa
Mamma e papà possono lasciarsi aiutare dal proprio figlio nella scelta degli alimenti da acquistare. Rendere partecipe il bambino nel momento della spesa lo farà sentire padrone delle proprie scelte.
8) Coinvolgere il bambino mentre si cucina
Il bambino deve poter prendere confidenza con ciò che ha scelto al supermercato attraverso i 5 sensi in un percorso di "amicizia" con il "nuovo": lavare, sbucciare, tagliare e inventare ricette insieme a mamma e papà per essere invogliato a gustare le proprie "creazioni".
9) L'ultimo passo: assaggiare insieme
Dopo aver preparato insieme il piatto, mangiare qualcosa che il bambino ha visto nascere e che ha conosciuto in tutte le fasi di preparazione, può rassicurarlo e fargli vincere la neofobia. Se ciò non accade, non forzarlo nell'assaggio, ma riproporre nel tempo e più volte il cibo non amato, in modalità diverse.
10) La cucina diventa una festa
Prendere un cappellino da chef e rendere partecipe il bambino. Il tempo giocherà a favore di tutta la famiglia.