Sanità trentina, l'attacco del presidente dei medici «C'è la neve artificiale ma nelle valli mancano i servizi»

di Patrizia Todesco

La giunta provinciale ha stanziato 9 milioni per assumere una cinquantina di nuovi medici. Sarà la soluzione del problema? Riuscirà l'Azienda sanitaria a trovare i professionisti per far funzionare reparti e punti nascita di valle garantendo ovunque lo stesso livello di sicurezza?

«Servono soprattutto rianimatori e ginecologi e in questi anni, anche sul fronte delle borse di studio per laureati trentini, non è stato tenuto conto delle criticità e delle specializzazioni più carenti», osserva Marco Ioppi presidente dell'Ordine provinciale dei medici e già primario di ginecologia, che fa le sue osservazioni critiche nei giorni in cui nelle valli ci si mobilita contro le politiche sanitarie della giunta Rossi, in particolare per le chiusure dei punti nascita ma in generale per una visione considerata centralista.

Quindi poche possibilità di trovare, tra i futuri laureati, rianimatori e ginecologi per i punti nascita a rischio chiusura?

Purtroppo la maggior parte dei nuovi medici trentini e non solo si fermano fuori provincia anche perché ci sono ovviamente ospedali, legati all'università e alla ricerca, che attraggono di più. Noi corriamo il rischio di trovare specialisti tra quelli che gli altri rifiutano. In questo momento siamo costretti a cercare specialisti con affanno e rischiamo di immettere nel nostro organico chiunque si presenta, senza effettuare una selezione seria.In generale c'è un grosso problema legato al numero chiuso per l'iscrizione alla facoltà di medicina e a un numero ancora più chiuso per le specialità. Quindi mancano specialisti.

Si rischia quindi che questi concorsi che verranno indetti a breve vadano deserti?

Questo dei concorsi è un escamotage che va semplicemente a dilazionare nel tempo il problema. In ogni caso, se non andranno deserti, andranno a favorire figure che noi non vorremmo assumere. Coprire un posto di rianimatore o ginecologo non deve essere automatico perché ci vuole competenza, preparazione, dedizione. E invece, così facendo, chiunque farà domanda verrà preso.

Ci sono ogni anno parecchi concorsi per ginecologia in Azienda.

La storia di dice che abbiamo sempre avuto difficoltà. In Azienda indicono in media 2-3 concorsi all'anno per ginecologi che vanno quasi tutti deserti. Sa perché dopo sei mesi l'Azienda è costretta a indire concorsi? Perché di solito nessuno si presenta o si presenta gente che non vogliamo. C'è un problema di programmazione, noi medici lo diciamo già dal 2002. Abbiamo inviato più lettere in cui abbiamo detto che, stando alle direttive, noi abbiamo un sistema sanitario che presenta grosse falle di insicurezza e qualità. Dobbiamo prepararci per fare scelte dolorose e impopolari. Avevamo anche specificato di non prendere le lettere come un intervento a gamba a tesa, ma come un assist per fare gol. E, invece, per questo io stesso sono stato «bastonato».

Però ci sono i conti da far quadrare e non è possibile garantire tutto e ovunque.

Se tengono conto solo di questioni di bilancio ed economiche, non ci siamo. La sanità va finanziata. Il nostro è un sistema sanitario molto discusso perché abbiamo buoni servizi centrali, ma la maggior parte della popolazione non è in grado di avere un pronto soccorso attrezzato in periferia 24 ore su 24. Senza un medico rianimatore, un pronto soccorso non può essere nemmeno definito tale. Diventa un ambulatorio. Bisogna essere onesti con i pazienti. Non dobbiamo vendere sicurezze dove non ci sono. Noi siamo veramente preoccupati. Io lo sono come cittadino, oltre che come medico. Sono preoccupato perché c'è un servizio sanitario che non mette il cittadino in sicurezza. Il nodo è che di fronte a problemi di salute si fanno calcoli economici che non dovremmo fare, perché il diritto alla salute va tutelato e finanziato. Io guardo in montagna e penso che ci sono cannoni che sparano la neve artificiale. In Trentino da una parte abbiamo questo che ci fa sembrare ricchi e dall'altra abbiamo una popolazione alla quale non vengono garantiti i diritti essenziali. Produciamo neve artificiale e non abbiamo sale parto sicure.

E quindi cosa suggerisce di fare?

Bisognerebbe superare la dinamica dell'accusa e sedersi attorno a un tavolo. Politici, sanitari, cittadini, amministratori devono mettersi una mano sul cuore e fare scelte concrete e coraggiose che vadano bene per la nostra provincia, per le nostre caratteristiche.
Siamo passati da un'etica che sosteneva di scegliere il trattamento più benefico a un'etica che pensa ad ottimizzare le risorse. È stato purtroppo coltivato il campanilismo, la politica del consenso e così siamo arrivati in questa situazione.

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