Enrico Ziglio, il trentino che veste le ragazze londinesi più fashion

di Matteo Lunelli

A vestire le giovani inglesi (ma non solo), sia teenager sia più adulte, è un trentino. Enrico Ziglio, classe 1979, è titolare, o meglio Ceo per restare nella lingua di Sua Maestà, di Sister Jane, e crea e vende abbigliamento dedicato alle ragazze, principalmente under 30. Lo stile è quello più alla moda in questo periodo, ovvero quello vintage: una riscoperta degli anni passati, con una sfumatura rock and roll, ma senza dimenticare i capi romantici. In ogni caso, riassumendo, un abbigliamento cool, ovvero sul pezzo, alla moda, al passo con le tendenze. 

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Nelle scuole e nelle università londinesi, nei pub e nelle feste della City, ma anche in quelle di mezzo mondo visto che nei tre mercati dove Sister Jane va per la maggiore ci sono Giappone e Stati Uniti, le ragazze vestono i capi di Ziglio. A Trento in molti lo ricorderanno come bassista di una delle band cult degli anni Novanta in città, ovvero i Tabasco, un mix esplosivo di funk e rock. Da allora, finiti gli studi al Prati, a Trento ci è tornato ben poco, giusto per Natale o per qualche periodo di vacanza con mamma Marta e papà Paolo, conosciuto notaio. 

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«Dopo la maturità sono andato a Londra e mi sono laureato lì in Economia alla European Business School: la mia area, più della finanza, era il marketing. Per la tesi sono andato a intervistare Paolo Landi, direttore pubblicità del Gruppo Benetton e nel Cda di Fabrica, il centro di ricerca sulla Comunicazione di Benetton. Lui poi mi ha offerto un posto di lavoro all'interno di Fabrica e ci sono rimasto per un anno. Nel frattempo, come ogni neo laureato, avevo mandato in giro un po' di curriculum: mi hanno risposto da Merrill Lynch, la banca d'investimento newyorchese. Ho iniziato a fare i colloqui, ma più per una sorta di sfida personale che non per una reale esigenza di cambiare lavoro. Alla fine li ho superati tutti e, attratto sia dalla nuova esperienza sia, perché no, da uno stipendio almeno cinque volte superiore, ho accettato. Ho lavorato a New York per qualche mese e poi a Londra per tre anni. Nel 2006 mi hanno cercato da Hellman & Friedman e sono andato da loro occupandomi di fondi di investimento e acquisizione di aziende da rimettere in resto e restandoci per quattro anni». 

E ora, legittimamente, potreste pensare: «Ok, ma la moda? Gli abiti?». Siamo tra fine 2010 e inizio 2011. Enrico Ziglio parla con un'amica spagnola, e quasi per scherzo nasce Sister Jane. «Lei mi ha chiesto un aiuto per lanciare una marca di moda: diciamo consigli sulla gestione più che aspetti economici o finanziari». Potremmo definirla una consulenza da bar, davanti a un caffè. E invece diventerà una rapida svolta per la carriera. «La nostra idea è piaciuta ad alcuni buyer di Top Shop. Nel giro di qualche settimana sono andato in Corea per scegliere alcune fabbriche e avviare la produzione. Puntavamo su un concetto iniziale molto semplice: una linea vintage e romantica, fashion e cool con sfumature di Londra e di rock n' roll, di qualità ma a prezzi accessibili. Nulla di clamorosamente innovativo, ma la nostra forza è stata nella gestione dell'azienda, puntando molto sulla velocità, su tempistiche rapide, quindi non proprie del mondo della moda». 

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Dopo due anni Ziglio rileva le quote dell'amica spagnola («Nessuna lite, semplicemente lei preferiva stare a Madrid e non trasferirsi a Londra, quindi era complicato lavorare») e intanto la linea Sister Jane vola: oggi gli abiti vengono venduti in 180 negozi in tutto il mondo, dall'Inghilterra al Giappone, dagli Stati Uniti alla Francia. In Italia sono una ventina, ma non c'è Trento: «Magari in futuro, proveremo a lavorarci». I dipendenti sono una quindicina, che si occupano di gestione, amministrazione, marketing, social media e stanno nella sede a Portobello Road, nel quartiere di Notting Hill, in una chiesa sconsacrata. «La produzione è in Corea e Cina: si potrebbe pensare per una questione di manodopera a basso costo, ma non è così, anzi. Lì abbiamo ampia scelta e velocità e inoltre spero possano diventare presto mercati dove vendere oltre a produrre». 

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La musa ispiratrice è Florence Welch, la londinese cantante di Florence and the Machine, e la sua stilista ha lavorato per un anno come direttrice creativa per Sister Jane, ma a livello di marketing una grande iniezione di pubblicità è arrivata grazie a una foto pubblicata su Instagram dalla cantante e attrice Selena Gomez con addosso una giacca di Sister Jane. «Lo ammetto, non sapevo chi fosse. Però i 10 milioni di follower che ha hanno giocato decisamente a nostro favore». Veniamo al nome: chi è la «sorella Jane»? «Diciamo è la sorella cool e fashion che tutti vorrebbero avere». 

Dalla moda alla politica: un commento alla Brexit è d'obbligo. «Sono preoccupato, anzi disperato. Oltre agli aspetti economici mi inquieta la direzione che sta prendendo l'Inghilterra. L'aria che tira, da straniero nella City, non è positiva. Io vivo qui da 18 anni, mai mi sarei immaginato di dover chiedere un passaporto inglese. Vedremo quando le politiche di uscita saranno attive. Chissà che non debba trasferire la sede dell'azienda». Nel frattempo Enrico Ziglio si concentra sulla linea d'abbigliamento e un paio di mesi fa ha lanciato un secondo brand, Ghospell, «per le ragazze moderne e urbane, ribelli e sofisticate». Quindi in bocca al lupo. Anzi, good luck.

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