Mezzo secolo tra penne e libri «Così non subiamo Amazon»
L'entusiasmo di Franco Molinari e la moglie Marisa
Rovereto, da sempre, è chiamata l’Atene del Trentino. Perché la cultura, a queste latitudini, è sempre stata di casa. Come le librerie, luoghi di socializzazione e formazione ben distanti dai negozi tradizionali. Su corso Rosmini, fin dal 1930, c’è uno di questi locali. E dove acquistare un pennarello piuttosto che un’agenda. Perché la cartolibreria Rosmini è un’istituzione da sempre, e almeno una volta nella vita uno dei 40 mila roveretani registrati all’anagrafe ci ha fatto capolino. L’attuale gestione - Franco, Marisa e Silviana Molinari - resiste da 33 anni ma si è presa in carico scaffali e volumi rimessi a nuovo mezzo secolo fa. Quest’anno, proprio tra gli ultimi scampoli di primavera e le prime albe d’estate, la cartolibreria Rosmini festeggia proprio i 50 anni di attività. Decenni in cui Maria Maly prima e la famiglia Molinari dopo hanno preso per mano lettori in erba e intellettuali navigati come studenti, genitori, semplici amanti della lettura. Una bottega storica, insomma, che, ha raccolto un’eredità importante, quella dei Manfrini che per primi ottennero la licenza per la tabella merceologica e alzarono la saracinesca nel primo varco d’accesso al centro storico arrivando dal Corso.
Nel 1968, anno ruggente, il negozio venne rilevato da Maria Maly Angelini, prima giornalista donna del Trentino Alto Adige iscritta all’albo dei professionisti nel 1956. Dopo il matrimonio, con il marito di origine cecoslovacca si caricò sulle spalle i libri altrui e ribattezzò la rivendita «Rosmini», diventando anche instancabile promotrice della cultura cittadina. E andò avanti fino al 1985 quando, appunto, Franco Molinari e la moglie Marisa si tuffarono nel meraviglioso mondo delle storie di carta. «All’epoca i libri non erano esposti come adesso. - racconta Franco - Allora c’erano due grandi banconi di legno sui quali si affacciava il cliente chiedendo quel titolo piuttosto che l’altro. E il libraio andava nel retro e glielo portava. C’era un contatto diverso, quasi da farmacia».
La Rosmini è stata la seconda libreria aperta in città dopo quella di Giovanni Giovannini in piazza Rosmini, con licenza concessa dal Comune nel 1927 e dove nel 2002 ne aveva rinverdito i fasti la Mondadori, sempre targata Molinari (con la figlia Silviana), occupando i medesimi locali di inizio del secolo scorso fino alla chiusura, nel 2016, per la ristrutturazione di palazzo Testori-Candelpergher. Sul Corso, comunque, sono passati tutti si diceva. «Sì, compresa Isabella Bossi Fedrigotti che da noi ha presentato il suo primo libro “Amore mio uccidi Garibaldi”».
Com’è cambiato il mondo del libraio?
«Moltissimo soprattutto nell’organizzazione del lavoro. Una volta editori e distributori ti portavano i cataloghi con i titoli in uscita e, per ordinarli quando un cliente ti chiedeva qualcosa di particolare, passavano due settimane. La produzione, però, era inferiore anche se quando arrivava il fornitore ti lasciava qui duecento copie. Che poi, per carità, si vendevano. Adesso se il libro di Bruno Vespa arriva a venti è grazia ricevuta».
E la qualità?
«Quella è calata per colpa dei troppi volumi che si pubblicano. Ogni anno in Italia sono 65 mila, troppi. Anche perché molti sono illeggibili».
E cosa tira?
«Vanno molto i gialli e questo grazie alla capacità degli scrittori. Un tempo questo genere era considerato malissimo perché si vendeva in edicola e non in libreria».
L’avvento dell’e book ha fatto danni?
«All’inizio ha portato via una fettina di mercato ma adesso lo usano solo i viaggiatori e si è attestato sul 2% e tende al basso. Ma gli stessi lettori digitali, quando si innamorano di un romanzo su formato elettronico, poi vengono in libreria e se lo comperano cartaceo. Il fascino è ancora grande e il libro vero non morirà mai».
Ma ha ancora senso la libreria?
«Altroché! I lettori vengono, chiedono consigli, non si fermano al titolo che hanno visto pubblicizzato in televisione. C’è un rapporto di complicità tra cliente e venditore e devi essere bravo a capire i gusti di chi hai davanti».
Quindi si legge ancora?
«Sì, gli affezionati resistono e comperano tanti libri per volta. Il fascino della carta rimane perché è qualcosa di unico e anche quando hai letto un testo una volta poi ti viene voglia di riprenderlo in mano».
L’effetto Amazon, però, non rischia di rovinare questi angoli del commercio culturale? «Amazon può essere un problema anche se non è una concorrenza così spietata. Noi della Rosmini siamo stati i primi in regione a vendere libri online nel 2001. Era una novità assoluta ma poi abbiamo abbandonato».