Ecco le dieci scuse più ridicole per non avere donne al comando
Di scuse ridicole per chiudere un rapporto ne abbiamo sentite tante (da «ti lascio perché di amo troppo» a «ho bisogno di una pausa di riflessione». Sono meno conosciute ma ugualmente insensate quelle con le quali si continuano a limitare, anche oggi, in tempi di #metoo, le possibilità di carriera alle donne, anche ai livelli più alti. Ne scopriamo una top ten nel rapporto commissionato dal Governo Britannico al gruppo che realizza l’Hampton-Alexander Review, resoconto indipendente che monitora e supporta i progressi delle donne nelle maggiori aziende del Paese ( i nuovi dati in uscita).
Stando all’indagine, redatta con interviste a membri dei board delle 350 società più capitalizzate quotate al London Stock Exchange ( le cosiddette Ftse 350) ecco i motivi più comuni con cui i capi d’azienda tendono a tenere le colleghe lontane dai ruoli chiave:
- Le donne non si inserirebbero facilmente nel consiglio d’ amministrazione.
- Non ci sono molte donne con le credenziali e l’esperienza adeguata per affrontare i problemi molto complessi
- La maggior parte delle donne non vogliono i problemi o la pressione di certi posti di comando
- Gli azionisti non sono interessati a «rifare il trucco» al cda, quindi perché dovremmo esserlo noi?
- Gli altri membri non vogliono con loro una donna
- Tutte le donne valide se le sono già accaparrate
- Abbiamo già una donna nel consiglio quindi siamo a posto, è il turno di qualcun altro
- Al momento non ci sono posti liberi. Nel caso ne uscisse uno, potrei pensare a una donna
- Dobbiamo costruire il palazzo dalle fondamenta, non si sono abbastanza dirigenti donne senior nel settore
- Non posso nominare per la carica una donna solo perché lo voglio
Secondo Andrew Griffiths, sottosegretario al Ministero delle imprese, dell’energia e della strategia industriale «è scioccante che alcune imprese considerino queste scuse condiscendenti e pietose come accettabili per tenere le donne lontane dalle principali cariche. Le nostre compagnie più di successo sono quelle che valorizzano la diversità».
Secondo Amanda Mackenzie, direttore esecutivo della Ong Business in the Community, «leggendo queste scuse, ti verrebbe da pensare che siamo nel 1918 e non nel 2018. Sembra la sceneggiatura in una commedia parodistica ma invece è tutto vero. Sicuramente ora si può affrontare la questione una volta per tutte».
Invece per Lord Duncan, sottosegretario e portavoce del governo - Uffici per la Scozia e l’Irlanda del Nord «queste scuse scioccanti e patetiche per non dare cariche alle donne nei Board delle società Ftse evidenziano la necessità di continuare a sostenere che le donne arrivino a ruoli senior. Comunque il numero delle donne nelle principali società è raddoppiato dal 2011, c’è stato un progresso solido».
Oltretutto, dice Sacha Sadan, direttore governo d’impresa alla Legal & General Investment Management (LGIM) che ha bandito i cda tutti al maschile dal 2015, «al giorno d’oggi un consiglio d’amministrazione composto solo da uomini, con lo stesso background socioeconomico non è ottimale per confronti cruciali». Stando ai numeri infatti, nelle società principali i cda tutti al maschile sono passati da 152 nel 2011 a 10 nel 2017.
Anche le disparità di stipendio tra uomini e donne oltre che un’ingiustizia, sono un «cattivo affare»: stando ai numeri di una ricerca dell’Istituto McKinsey, arrivare a pari stipendi immetterebbe 150 miliardi di sterline nell’economia britannica entro il 2025 e creerebbe per le donne 840 mila posti di lavoro.