Nel «Tiramisù Day» Treviso rivendica la paternità del dolce
Savoiardi imbevuti di caffè, una crema di mascarpone, tuorlo d’uovo. albume montato a neve e zucchero e cacao a guarnire. Solo a scrivere la ricetta base viene l’acquolina in bocca: il tiramisu è tra i dolci più amati dagli italiani, il più richiesto dagli stranieri in Italia e ha una fama incontrastata nel mondo. Ieri è stato il «tiramisù day», un’occasione per saperne di più su questo dessert al cucchiaio che invita alla convivialità.
Partendo dalle curiosità lessicali, l’Accademia Italiana della Crusca ha certificato che la parola tiramisù è ormai presente come “italianismo gastronomico” in ben 23 lingue diverse. Non solo: Tiramisù è la quinta parola della cucina italiana più conosciuta all’estero, la prima per i dolci. Per capire il suo successo globale basta pensare che nei siti internet in lingua cinese viene citato 14 milioni di volte e anche la presenza di questo dessert appare in 7,8 milioni di siti in giapponese, 3,4 milioni in tedesco, 3,1 milioni in francese, 2,2 milioni in spagnolo e ben 18,6 milioni in lingua inglese.
Secondo i dati raccolti da Google Trends, il tiramisù è stata la seconda ricetta più cercata dagli italiani nel 2018. E in effetti, come spiega una ricerca condotta da Galbani Santa Lucia su 1.000 italiani, batte la torta al cioccolato e la torta di mele. Trionfa perché è il dolce dei ricordi, fa venire in mente la propria infanzia e giovinezza quando lo si mangiava per i compleanni in famiglia, porta alla mente le rimpatriate e le cene conviviali passate tra amici. A Milano è stato stabilito il nuovo record del tiramisù più lungo del mondo entrato nel Guinness dei primati: 273,5 metri, 50mila savoiardi 500 kg di mascarpone, 300 lt di caffè, 65 kg di zucchero, 60 kg di tuorlo d’uovo, 70 kg di albume d’uovo, 65 kg di cacao amaro.
Dai Medici a Cavour, i falsi miti hanno alimentato la storia del tiramisù. Una delle ipotesi sulle origini del tiramisù lo colloca geograficamente in Toscana, più precisamente a Siena, dove in occasione di una visita del granduca Cosimo III de’ Medici venne inventato un dolce denominato “zuppa del duca” con caratteristiche molto simili all’attuale tiramisù. Tuttavia vi sono alcune discordanze in questa leggenda poiché sia i savoiardi che il mascarpone erano poco usati nella pasticceria senese fra il XVII e il XVIII secolo, in più quest’ultimo ingrediente difficilmente poteva essere conservato e trasportato in tempi brevi dalla Lombardia, sua regione di produzione, alla Toscana.
Un’altra ipotesi vuole che il tiramisù sia stato creato da un pasticcere della città di Torino appositamente per dare sostegno a Camillo Benso Conte di Cavour, mentre svolgeva la sua attività politica per unificare il territorio italiano. Però nella metà dell’800 i metodi di produzione e conservazione degli alimenti non erano ancora così sviluppati da garantire la commestibilità del tiramisù, pertanto anche questa supposizione risulta poco credibile.
Il Friuli Venezia Giulia e il Veneto si contendono da anni la paternità. La tesi a favore del Veneto racconta che la paternità del tiramisù appartiene alla città di Treviso dove la creazione del dolce avvenne verso la fine degli anni 60 presso il ristorante “Alle Beccherie” da parte del pasticciere Roberto “Loly” Linguanotto.
L’origine del dessert è “povera”. Viene dalla colazione contadina, quando le mamme sbattevano il tuorlo d’uovo con lo zucchero, ci inzuppavano i savoiardi e li davano ai bambini con una tazza di caffellatte. I primi tiramisù non prevedevano l’aggiunta del mascarpone. La famiglia Campeol, titolare de “Le Beccherie”, aggiunse la crema al mascarpone dando vita il famoso dolce a strati così come lo conosciamo oggi.
Nel 2018 a Treviso è nato il Museo del Tiramisù in modalità partecipata per raccogliere ricordi, foto, ricette, aneddoti legati al tiramisù. Tutti i reperti, prima di entrare definitivamente nel progetto del museo partecipato, sono addirittura vagliati da un comitato scientifico.