«Infermiere di comunità» a domicilio? In Trentino è ancora un miraggio, non se ne trovano
La Fondazione Gimbe riporta i dati: abbiamo 6,11 infermieri per mille abitanti, la Provincia dovrebbe aumentare del 91% i pazienti assistiti per rientrare nei parametri nazionali
TRENTO. Sarebbe una bellissima idea, quella di avere in ogni territorio un infermiere pronto a interventi a domicilio. Ma si scontra con la cronica carenza di professionisti.
Se n’è parlato martedì 23 gennaio in Consiglio provinciale a Trento, con una interrogazione di Stefania Segnana (Lega), l’ex assessora alla sanità che chiedeva quale sia lo stato dell’arte. La consigliera della Lega ha chiesto all’assessore alla sanità (Tonina) come stia procedendo lo sviluppo del progetto dell’istituzione dell’infermiere di comunità, una figura molto importante per il nuovo modello di organizzazione della medicina territoriale, che fino a due mesi fa ha curato lei stessa.
L’assessore Tonina ha risposto ricordando la delibera di ottobre che ha permesso all’Azienda sanitaria di avviare una serie di progetti pilota. Sono già attivi alcuni percorsi: il monitoraggio dello scompenso cardiaco in Vallagarina, Bassa Valsugana e Tesino; poi c’è il monitoraggio dei pazienti affetti da diabete mellito in Giudicarie e Rendena e uno screening delle fragilità.
L’obiettivo è quello di rispettare gli obiettivi della delibera del 13 ottobre 2023. Tutto ciò tenendo presente le difficoltà causate dalla carenza di personale. Comunque, il reclutamento sta andando avanti. Ad aprile inizieranno il lavoro le prime tre figure professionali e hanno risposto al bando 16 professionisti. L’Azienda sanitaria, infine, ha avviato un corso universitario per formare gli infermieri di comunità.
Nella replica la consigliera ha ringraziato Tonina «perché sta portando avanti le iniziative, come quella dell’infermiere di famiglia, avviate nella precedente legislatura».
Nella risposta di Tonina, nessun dato, nessun numero, non ha spiegato quanti siano i professionisti già operativi, né quanti dovrebbero essere. Insomma: va tutto bene, ci stiamo lavorando…
La delibera 1911 a cui fa riferimento Tonina (ottobre 2023), approvava infatti il documento di indirizzo “Infermiere di famiglia e comunità – progetto di sviluppo nella Provincia Autonoma di Trento“, elaborato dal gruppo tecnico composto da referenti provinciali (Franca Bellotti, Grazia Pocher), da referenti dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Anna, Brugnolli, Paola Stenico, Stefano Toccoli), dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche (Maria Brentari, Anna Brugnolli) e dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri (Matteo Giuliani).
Nello specifico, il progetto, che si inserisce nella cornice di applicazione del “Documento di Programma – L’assistenza infermieristica nel Sistema trentino” sottoscritto in data 17 maggio 2022 dall’Assessore alla Salute, politiche sociali, disabilità e famiglia e dal Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento, individua le competenze dell’IFeC, nonché le linee indirizzo per la declinazione dell’innovativo modello professionale nella nostra Provincia.
Allora si disse che «nei prossimi mesi, in coerenza con quanto definito dalla delibera, saranno adottati i dovuti provvedimenti per la pianificazione e la messa a terra dell’Infermiere di Famiglia e Comunità».
Erano solo linee guida, anche allora senza numeri. In sostanza la delibera dice: «si approva il “Documento di indirizzo: Infermiere di famiglia o comunità – Progetto di sviluppo nella Provincia autonoma di Trento”, che riporta le competenze attese dell’Infermiere di Famiglia o Comunità (IFoC) e gli indirizzi, anche di ambito formativo, per l’attuazione del progetto medesimo;
2) di demandare all’Azienda provinciale per i servizi sanitari la definizione del modello organizzativo per il coinvolgimento dell’IFoC sul territorio provinciale che garantisca e accompagni la pianificazione e la realizzazione degli interventi previsti a livello locale negli Atti di programmazione provinciali, in premessa citati, e dal PNRR; 3) di dare atto che la presente deliberazione non comporta spesa a carico del Bilancio provinciale»
In Alto Adige, invece, i conti li hanno già fatti. Per raggiungere il target 2026 di assistere almeno il 10% della popolazione over 65 in Adi (Assistenza domiciliare integrata), la Provincia autonoma di Bolzano deve aumentare i pazienti assistiti del 2.912%. Sono presenti 6,16 infermieri ogni mille abitanti.
La Provincia autonoma è sopra la media nazionale, che è pari a 5,06. In Trentino, per raggiungere il target 2026 di assistere almeno il 10% della popolazione over 65 in Adi la Provincia autonoma di Trento deve aumentare i pazienti assistiti del 91%. Sono presenti 6,11 infermieri ogni mille abitanti. La Provincia autonoma è sopra la media nazionale pari a 5,06.
Lo comunica la Fondazione Gimbe nel suo monitoraggio indipendente sullo status di avanzamento della Missione Salute del Pnrr. "Se da un lato è realistico il raggiungimento del target nazionale, dall'altro è molto più difficile colmare i divari regionali. Infatti, se Emilia-Romagna, Toscana e Veneto per raggiungere il target 2026 devono aumentare i pazienti assistiti in Adi rispettivamente del 35%, del 42% e del 50%, in alcune Regioni del Centro-Sud i gap sono abissali: la Campania deve incrementarli del 294%, il Lazio del 317%, la Puglia del 329% e la Calabria addirittura del 416%2, dice il presidente Nino Cartabellotta.