Degasperi (Onda): «Un minore che ha tentato il suicidio deve attendere 6 mesi per la visita»
Il consigliere provinciale in una interrogazione descrive i problemi di organizzazione dei servizi di neuropsichiatria infantile: «Normale attendere un anno per la prima visita». Non si è ancora attivata l’equipe multidisciplinare e il modello è ancora quello degli anni ’80 con 15 medici che si dividono su 9 sedi territoriali e 5 ospedaliere
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TRENTO. A fronte di un aumento del disagio tra i giovanissimi, specialmente dopo gli anni del Covid, anche in Trentino, testimoniato dalla dottoressa Wilma Di Napoli, responsabile del Centro salute mentale di Trento e referente scientifica del progetto «Invito alla vita» dell'associazione Ama, e rispetto al fenomeno dei suicidi, che riguarda purtroppo anche i minorenni, allarma la fotografia dei Servizi di neuropsichiatria infantile, che non sono messi nelle condizioni di dare risposte tempestive e puntuali e presentano molti problemi.
Basti dire che: «Oggi è normale attendere fino ad un anno dalla segnalazione del pediatra per ottenere una visita Npi (in neuropsichiatria infantile), con il rischio concreto che nel frattempo il disturbo si cronicizzi. Su Trento, dopo un tentativo di suicidio, l'attesa media è di 6 mesi per la prima visita».
A sollevare il problema è il consigliere provinciale Filippo Degasperi (Onda) che ha presentato una interrogazione raccogliendo dall'interno le testimonianze degli specialisti che quotidianamente fanno i salti mortali, visti i numeri ridotti, per garantire un servizio in tutto il Trentino, nelle condizioni date, che sono quelle di un'organizzazione datata che fatica a fare fronte alle esigenze della realtà di oggi.
Per prima cosa, infatti, rileva Degasperi, in Trentino, a differenza che in altre regioni, non si è ancora riusciti ad attivare «le equipe multidisciplinari con la presenza di medici neuropsichiatri infantili, psicologi, psicoterapeuti specializzati in età evolutiva, tecnici della riabilitazione psichiatrica, infermieri specializzati, educatori con specifica formazione sull'età evolutiva, assistenti sociali», ritenute strategiche per definire trattamenti appropriati.
«L'organizzazione della Neuropsichiatria infantile dell'Azienda sanitaria - aggiunge Degasperi - non vede la presenza dello psicologo e il Servizio di Psicologia non prende in carico l'età prescolare; si aggiunga che i pediatri di libera scelta non sono coinvolti in percorsi strutturati di collaborazione con i servizi di neuropsichiatria infantile».L'impianto delle equipe multidisciplinare aiuta anche a rispondere alla carenza di medici. Il team può permettere di concentrare l'impegno dei neuropsichiatri infantili sui casi in cui questo è necessario, perché in altri può intervenire lo psicologo.
Nella stessa interrogazione si spiega che: «Oggi in Trentino il modello è ancora quello degli anni '80, basato su 9 sedi territoriali e su 5 ospedaliere, con 10 medici in servizio presso le prime e 5 nelle seconde su cui, in mancanza dell'approccio multidisciplinare, grava tutto il carico di lavoro e responsabilità. Sul territorio la presenza del medico non è garantita per tutte le sedi e in alcune lo è per un tempo parziale. La struttura organizzativa risulta anacronistica rispetto all'incremento esponenziale sia delle problematiche relative al neurosviluppo sia a quelle legate alla psicopatologia dell'età preadolescenziale e adolescenziale: all'interno del team di servizio non sono infatti presenti psicologi, educatori e assistenti sociali.
In ospedale, in risposta all'aumento degli accessi, da un anno si è attivata una turnazione settimanale dei neuropsichiatri infantili delle sedi territoriali. Ciò ha comportato una corrispondente riduzione del servizio territoriale quantificabile in tre mesi/anno con conseguente aumento dei tempi di attesa per le visite».
Anche in ospedale non ci sono team integrati e dedicati all'età evolutiva ad eccezione del Servizio Multidisciplinare Adolescenza Complessa (Smac) attivo sulla sede di Trento con 1 medico neuropsichiatra infantile a tempo parziale (sottratto al servizio territoriale), 2 psicologi a tempo parziale e 2 terp a tempo parziale.Infine, anche le strutture per i ricoveri non sono adeguate: «Al di sotto dei 14 anni c'è il reparto di Pediatria del S. Chiara con 3 posti letto tecnici in un ambiente evidentemente inidoneo per i casi psichiatrici gravi. Sopra i 16 anni c'è il ricovero presso il reparto psichiatrico per adulti; tra i 14 e i 16 anni non hanno percorsi di ricovero definiti».
Si solleva poi, in ultimo, la questione del nuovo Centro crisi di Arco, di cui si attende l'attivazione e che «si è idealizzato come soluzione a tutte le problematiche, presenta importanti limiti: pochi posti letto e per un tempo limitato che comporteranno comunque la chiusura del reparto ospedaliero e la soppressione di 16 posti letto». L'interrogazione sollecita dunque la giunta provinciale ad «avviare un confronto con i medici neuropsichiatri infantili in servizio presso le sedi territoriali e ospedaliere per aggiornare le modalità organizzative e operative». L. P.