«Il Trento è messo così? Colpa anche dei tifosi»
Due schiaffi ben assestati. Il primo fuori dal rettangolo di gioco glielo hanno rifilato i tifosi, saliti numerosi lungo la gola del Limarò per contestare vivacemente la società, al secondo hanno provveduto sul campo l'ex Masè e il solito Donati, un incubo, uno che quando vede le casacche del Trento si scatena ovvero i giocatori che hanno mandato il Comano in paradiso. Difficile dire quale dei due ceffoni abbia fatto più male, se la contestazione, mai così vibrante e radicata, o se la sconfitta che ha affossato nuovamente le ambizioni di vertice
Due schiaffi ben assestati. Il primo fuori dal rettangolo di gioco glielo hanno rifilato i tifosi, saliti numerosi lungo la gola del Limarò per contestare vivacemente la società, al secondo hanno provveduto sul campo l'ex Masè e il solito Donati, un incubo, uno che quando vede le casacche del Trento si scatena (sei gol nelle ultime sei gare ai gialloblù), ovvero i giocatori che hanno mandato il Comano in paradiso. Difficile dire quale dei due ceffoni abbia fatto più male, se la contestazione, mai così vibrante e radicata, o se la sconfitta che ha affossato nuovamente le ambizioni di vertice. La doppia scoppola in ogni caso è stata dura e potrebbe aver lasciato un segno forte in un ambiente che vive uno stato di profondo malessere. Piervittorio Belfanti però ha una di quelle qualità che appartengono solo ai boxeur di razza, ovvero la capacità di incassare colpi con una mascella ferrea. Sempre pronto poi a raccontare la sua di verità.
«I cori dei tifosi? Non mi interessano - replica il giorno dopo -. Se il Trento si trova in questa situazione, economica, societaria e sportiva, la colpa non è soltanto mia. Tutti credo, devono farsi un esame di coscienza, a partire proprio dai tifosi. Quelli che adesso mi insultano sono gli stessi che un paio di anni fa mi osannavano come il salvatore della patria. Tifosi che in realtà non hanno mai fatto molto per sostenere la squadra, presenti solo le ultime tre o quattro partite alla fine del campionato di Eccellenza vinto due stagioni fa e qualche domenica quando siamo ripartiti in serie D lo scorso anno. Troppo comodo adesso trovare un capro espiatorio».
Cosa si può imputare allora a Belfanti? «So di aver commesso diversi errori nella gestione sportiva dove contano solo i risultati, in particolare nella scelte delle persone - prosegue l'imprenditore mantovano -. Ma credo di aver fatto bene a livello amministrativo, di aver gestito questa società con raziocinio, coerenza e logica, senza svenarmi come hanno fatto altri e per giunta riducendo i debiti. Ho preso il Trento in Eccellenza e qui è ancora. In estate ero pronto a cederlo, a costo zero ma nessuno si è fatto avanti. Non iscrivere la squadra sarebbe stata la cosa più semplice ma anche la più disonesta. Volete sapere la verità, anche se fa male? Qui il calcio potrebbe avere il suo spazio ma manca la cultura».
Fin qui lo sfogo di Belfanti che poi dà la sua versione, quanto meno originale, sui motivi dello sprofondo gialloblù. «I guai sono cominciati nel dicembre del 2012, la squadra era ormai retrocessa, si poteva mandare in campo la juniores e risanare il bilancio risparmiando almeno 250mila euro. Invece con l'avvento di Bizzozero è cominciato un periodo devastante dal punto di vista economico che non ha portato alla salvezza. Poi Bizzozero è sparito e io sono rimasto ancora solo».
Viene da chiedersi che cosa spinga ancora Belfanti ad andare avanti nonostante tutto. «Ho investito dei soldi in questa società e non intendo mollare così, poi c'è il progetto con Pagniello di trasferire qui la sua Accademia. Un progetto importante che potrà decollare se la società verrà risanata. Altrimenti c'è il rischio che dall'armadio saltino fuori altri scheletri».
Attaccante cercasi.
«Brutta sconfitta». Morris Pagniello , assente a Comano, non fa nulla per mascherare la delusione, anche lui è finito suo malgrado nel mirino dei tifosi: «Hanno ragione a protestare, se i risultati sono questi. Ma se sono venuti a contestare in trasferta significa anche che non siamo completamente morti. C'è ancora interesse attorno al Trento».
Con Belfanti la convivenza sta rivelandosi piuttosto complicata. «In questo momento lui ha le carte in mano e io devo stare fermo al bivio, in attesa di capire cosa potrà succedere dopo il 20 marzo. Sono venuto a Trento per fare calcio e perché credo che la città meriti una squadra degna di un'altra categoria. Non mollo e voglio vincere il campionato. Adesso c'è bisogno di un attaccante, stiamo trattando con un nome importante. Spero di chiudere in ventiquattro ore».