Pagniello e Belfanti, resa incondizionata

Tutto e il contrario di tutto. Cambiare le carte in tavola è diventata ormai un'abitudine in via Sanseverino. E così, quando sembrava potersi aprire un nuovo capitolo nella travagliata storia del Calcio Trento con l'ingresso in società di Morris Pagniello, ecco il piccolo colpo di scena e l'inatteso dietro front. Come era stato già annunciato la proprietà mantovana ha deciso di non presentare in tribunale, ieri era l'ultimo giorno utile, la proposta di concordato che la stessa società aveva richiesto a metà gennaio. Una decisione inattesa che pare equivalere a una resa incondizionata

di Luca Avancini

Tutto e il contrario di tutto. Cambiare le carte in tavola è diventata ormai un'abitudine in via Sanseverino. E così, quando sembrava potersi aprire un nuovo capitolo nella travagliata storia del Calcio Trento con l'ingresso in società di Morris Pagniello, ecco il piccolo colpo di scena e l'inatteso dietro front. Come era stato già annunciato la proprietà mantovana ha deciso di non presentare in tribunale, ieri era l'ultimo giorno utile, la proposta di concordato che la stessa società aveva richiesto a metà gennaio. Una decisione inattesa che pare equivalere a una resa incondizionata.
 Ambiente ostile –  Il passo che separa la società dal baratro però non è così breve come potrebbe sembrare. I debiti si aggirano attorno ai 650mila euro, una cifra considerevole ma è anche vero che un solo creditore ha avanzato finora istanza di fallimento nei confronti della società. L'udienza è fissata per il 18 aprile, sistemato il debito, l'istruttoria prefallimentare aperta a suo tempo verrebbe a cadere e il Trento potrebbe ripartire come se niente fosse successo. In attesa che altri a loro volta bussino in via Sanseverino per battere cassa. Un cambio di rotta strategico? Magari per mettere gli stessi creditori con le spalle al muro di fronte alla prospettiva incombente di un fallimento e avere di conseguenza maggiore margine di negoziazione?
Niente di tutto questo secondo Belfanti, semplicemente sarebbero venute ormai a mancare tutte le condizioni necessarie per continuare a fare calcio nel capoluogo. L'avversione del territorio, il distacco delle istituzioni e dei tifosi, il senso profondo di isolamento, avrebbero suggerito all'imprenditore virgiliano di fare un passo indietro: «Io e Pagniello abbiamo fatto una riflessione e preso atto che in questo momento non esistono più i presupposti per investire a Trento - conferma Belfanti - se tutti sparano verso gli unici due soldati la guerra è persa in partenza. Dispiace perché basterebbe poco per far ripartire la società, con 120mila euro, tolto il debito con Equitalia, il Trento è salvo. L'offerta di Pagniello? Non esiste, ha garantito una certa disponibilità economica ma la verità è che nessuno di noi due è più disposto a mettere dei soldi in un ambiente così profondamente ostile. Se esiste davvero la volontà di salvare la squadra bisogna che adesso qualcuno si faccia avanti». Già, ma chi è ancora disposto a dare credito al virgiliano?
 Grande delusione –  «E' vero, anch'io non me la sono sentita di proseguire a queste condizioni - fa sapere Pagniello - la delusione è davvero tanta perché i risultati non hanno ripagato i sacrifici economici, e non sono stati pochi, fatti in quest'ultimo periodo» prosegue il manager italo-australiano. «E' mancata anche un po' di chiarezza, Belfanti mi ha proposto di entrare in società con altre quote, oltre a quelle già acquisite a inizio stagione, ma senza potere avere la maggioranza. E questo non mi stava bene. Di conseguenza ho preferito rinunciare». E adesso cosa succederà? «Con la città e con i giocatori ho preso un impegno cui non intendo sottrarmi, finiremo il campionato e poi faremo delle valutazioni. Non mi dimetto da presidente. Da qui al 18 aprile qualcosa potrebbe anche cambiare». Servirebbero due miracoli, uno societario e uno sportivo insomma: «Domenica sarò alla stadio, mi auguro che la squadra possa risollevarsi in classifica».

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