La lettera dell'Ac Solandra al presidente Pellizzari
Sul caso «fusioni» ecco la lettera aperta inviataci dal direttivo dell'Ac Solandra Val di Sole e diretta al presidente del Comitato trentino della Federazione italiana giuoco calcio, Ettore Pellizzari: «Signor Presidente, a seguito di ciò che è stato sollevato nel corso dell'assemblea straordinaria elettiva del Comitato provinciale di Trento della F.I.G.C. convocata lunedì 27 ottobre 2014 presso il Centro Congressi Interbrennero, relativamente all'annosa diatriba fusioni di società e per la quale siamo stati additati ad esempio negativo di degrado del calcio «solandro», il direttivo dell'Ac Solandra Val di Sole si è riunito urgentemente giovedì 30 ottobre a Dimaro per avere un quadro preciso dalla viva voce del nostro presidente Manuel Caserotti di quanto è emerso nel corso di questa riunione plenaria delle società calcistiche del Trentino e per ribattere alle dichiarazioni, da noi ritenute lesive, rilasciate da Lei Presidente riguardo al nostro operato passato, presente e futuro.
Non è casuale l'appellativo «Signor Presidente» da noi usato al destinatario di queste nostre esternazioni! Ci siamo rifatti alla canzone «Signor tenente» del compianto Giorgio Faletti che esordisce «Forse possiamo cambiarla ma è l'unica che c'è». Di certo non siamo allineati con le linee guida della Federcalcio provinciale, allorché si dichiara contraria alle fusioni di società per soli propri scopi pecuniari. In tempi di spending review ci sembra eticamente scorretto attingere più del dovuto alle poche risorse pubbliche ormai esistenti per semplicistiche ragioni di campanile e dividere la poca «torta» rimasta fra tanti non porterebbe di certo giovamento ai scarni bilanci delle nostre associazioni pregiudicando di fatto negativamente l'attività sportiva e sociale svolta sia in termini quantitativi che qualitativi. A noi sembra che la rotta intrapresa dal Comitato provinciale della Figc da Lei presieduto vada controcorrente rispetto ai mutamenti istituzionali in corso, vedi il processo in atto di accorpamento di Comuni e servizi. Per fortuna non ci sentiamo soli, viste le voci critiche del presidente della ViPo Marco Sembenotti, del direttore sportivo del Levico Terme Calcio Ernando Salati e di altri presidenti che si sono alzate nel corso dell'assemblea di lunedì 27.
Gli stessi cambiamenti demografici e sociali (calo delle nascite, incremento di cittadini provenienti da nazionalità diverse che non radicati sul nostro territorio) vanno in direzione opposta ad una gestione campanilistica e clientelare delle risorse pubbliche che si avrebbe con uno spezzatino di società sportive in un'epoca di crisi del volontariato sportivo. «Signor, Presidente», penso che questa diversità di idee sia legittima e segno indistinguibile di democrazia e pluralità di idee. Far parte del Comitato da Lei presieduto spero non comporti solo percorrere strade condivise («tutti aggrappati ad un filo»), ma anche lasciare libero arbitrio alle singole società di esplorare nuove vie che vanno oltre l'aspetto puramente sportivo. Perseguire all'interno della propria associazione stili di vita salutari (no alcol, no fumo, ?) e di sobrietà (equilibrio in campo e fuori) attraverso l'uso di regolamenti interni ci ha fatto e tuttora ci fa invisi alla realtà sociale in cui operiamo! Di questo nostro agire noi ci vantiamo e avere l'onore di essere l'unica Scuola Calcio Milan della nostra regione è diventata per noi una «mission» per contribuire di fatto al benessere fisico, psichico e sociale di quanti hanno avuto, hanno e avranno fiducia riguardo al nostro operato. Lo sappiamo, spesso siamo derisi «da un umorismo di barzellette» e «siamo stanchi di sopportare quel che succede in questo paese dove ci tocca» fare volontariato cercando di far quadrare i bilanci a fine mese. «E se c'è una cosa qui nella gola, una che proprio non ci va giù» è che sia venuto a Dimaro un suo delegato per far rinascere dalle ceneri la Polisportiva Dimaro-Folgarida piuttosto che verificare sul posto i problemi e le eventuali strade da percorrere con chi già opera sul territorio solandro.
«Minchia signor Presidente lo so che» parliamo «col comandante ? ma qui diventa sempre più dura quanto ci tocca fare i conti». «Con il coraggio della paura» ? crediamo «che proprio non» ci darà «torto» ? e «se riesce a mettersi nei» nostri panni magari non ci «farà rapporto». «E glielo dico sinceramente ? Minchia signor Presidente».