Kerber regina a Melbourne Serena Williams finisce Ko
Mai dire mai. Se ci credi puoi vincere il tuo primo titolo Slam anche a 28 anni. Angelique Kerber ci è riuscita. La tedesca di Brema, settima favorita del seeding, ha sconfitto per 64 36 64, in poco più di due ore di gioco, la numero uno del mondo Serena Williams nella finale degli Australian Open a Melbourne. Da lunedì la Kerber salirà fino al secondo posto della classifica mondiale (best ranking) proprio dietro Serena. Lei che cinque anni fa ancora navigava fuori dalle top cento: per Angelique è l'ottavo titolo complessivo in carriera su 19 finali disputate. Dopo aver annullato un match-point al primo turno (!) contro la giapponese Misaki Doi è diventata la prima tedesca a trionfare in un major dopo Steffi Graff (Wimbledon 1999).
Glielo aveva detto Steffi Graff alla vigilia. Ed Angelique lo ha fatto: ci ha creduto. La Kerber, mancina, fastidiosa soprattutto con il servizio, era alla sua prima finale Slam: nel torneo aveva ha ceduto un set ed un totale di 45 giochi. Dall'altra parte della rete la Williams numero uno del mondo, alla 26esima finale Slam, la settima a Melbourne (dove non aveva mai perso nel match decisivo), a caccia del 22esimo titolo major per eguagliare Steffi Graff nella speciale classifica guidata da Margareth Court con 24 trofei. La 34enne statunitense era arrivata in finale perdendo solo 26 giochi, e per la prima volta senza cedere un set. E nel bilancio dei precedenti era avanti 5-1: l'unica volta che la Kerber era riuscita a batterla era stata nei quarti di Cincinnati nel 2012: per il resto non aveva mai vinto neppure un set. Alla fine è stata proprio una tedesca ad impedire l'aggancio di Serena alla Graff ... che il consiglio di Steffi non fosse del tutto disinteressato?
Che spettacolo a Melbourne. E che emozioni. La potenza e l'esperienza di Serena contro il senso dell'anticipo e la grande velocità negli spostamenti di Angelique. In avvio game a zero della Williams che tira subito quattro "prime". Ma nel terzo game sul 15-40, alla prima opportunità, la tedesca mette a segno il break. Kerber con il servizio consolida il vantaggio: 3-1. Nel quinto game ancora Serena in difficoltà, costretta a recuperare dallo 0-30. Nel sesto game, al termine di uno scambio asfissiante, arriva la prima palla-break per la Williams: la statunitense non se lo fa ripetere due volte e fulmina la tedesca con una risposta micidiale su una seconda: ed è 3 pari. Angelique però non molla un punto, è molto incisiva con la risposta ed immediatamente si riprende il break di vantaggio: la 28enne di Brema da quasi l'impressione che sia impossibile farle un vincente.
E poco dopo sale 5-3. Nel nono gioco la tedesca arriva a due punti dal set e nel decimo gioco, grazie ad un turno di servizio tenuto a zero, archivia il primo parziale (64) con il rovescio di Serena che muore sul nastro. Il servizio non aiuta la numero uno del mondo ma probabilmente più per merito della risposta di Angelique che non per demeriti della statunitense. In avvio di secondo set Serena prova a reagire mentre la Kerber comincia a sbagliare qualcosa. Nel quarto gioco la tedesca si ritrova 0-40 grazie anche a due doppi falli: salva le prime due palle-break ma non la terza e la Williams sale 3-1.
Nel game successivo Serena mette finalmente a segno il primo ace del match (!) , recupera dallo 0-30 ed allunga 4-1. E poi al nono gioco pareggia il conto dei set (63). Kerber abbattuta? Niente affatto. Comincia il terzo set con un parziale di 8 punti ad 1, strappando il servizio a Serena, a zero, nel secondo gioco (incredibile il passante di diritto lungo linea che porta la tedesca al triplo break-point). La numero uno però non ci sta e si riprende immediatamente il contro-break e poco dopo riagguanta la tedesca due 2 pari. Nel sesto game, il più lungo del match (quasi 11 minuti), accade di tutto: due doppi falli di Serena, due grandissimi drop-shot di rovescio della Kerber che, alla quinta palla-break, strappa la battuta a Serena e sale 4-2. Angelique è scatenata: tiene la battuta a zero e allunga sul 5-2. Nell'ottavo gioco Kerber a due punti dal match ma Serena tiene duro ed accorcia lo svantaggio (5-3).
Trema un po' il braccio di Angelique nel nono gioco e la Williams mette a segno il contro break e si rifà sotto (5-4).
Nel game successivo Kerber di nuovo a due punti dalla vittoria, Serena ha la chance del 5 pari ma poi arriva il match-point per Angelique e Serena spedisce fuori la volèe. Bellissimo l'abbraccio tra le due: Kerber ha imparato a vincere ma Serena ha imparato come si accetta una sconfitta.
"Sei una persona fantastica ed una grandissima ispirazione per tutte noi: sei una grande campionessa", le prime parole di Angelique rivolte alla sua avversaria. "Al primo turno avevo già una gamba sull'aereo, mi è stata data una seconda possibilità e l'ho sfruttata. Ho lavorato per tutta la mia vita ed ora posso dire che sono una campionessa Slam! Ringrazio tutto il mio team: non ho un carattere facile e non è semplice avere a che fare con me", poi la commozione prende il sopravvento e le lacrime non si fermano più. Queste sono state le due settimane più belle della mia carriera e della mia vita".
A premiare le giocatrici Evonne Goolagong, quattro volte regina a Melbourne. Se pure non può certo essere contenta di avere perso, Serena è tutta sorrisi (anche così si dimostra di essere la numero uno del mondo). Per lei si tratta solo della quinta finale Slam persa in carriera (su 26 disputate): prima della Kerber erano riuscita a batterla Sharapova (Wimbledon 2004), Venus (Us Open 2001 e Wimbledon 2008) e Stosur (Us Open 2011). Non ha giocato il suo miglior tennis l'americana, a differenza della sua avversaria, ma è brava a riconoscere i meriti della tedesca: "E' stata una partita bellissima. Angie sei stata la migliore ed hai meritato di vincere: goditi questo fantastico momento". Che sia solo il primo di una lunga serie?
Ed ora sotto con la finale maschile di domani, domenica. Numero 1 contro numero 2. In teoria, la finale migliore possibile. In realtà la comunità del tennis sperava di accogliere almeno un nome nuovo anziché la “solita” sfida tra Novak Djokovic ed Andy Murray. Molti volevano il ruggito del “vecchio” leone Roger Federer (virgolettato perché lo svizzero si arrabbia quando gli fanno notare l'età), altri auspicavano la consacrazione di Milos Raonic, qualcun altro sperava in Nadal o magari in Kyrgios. Invece, per la quarta volta, saranno il serbo e lo scozzese a giocarsi il titolo dell'Australian Open. La loro rivalità non piace, non affascina. Va così per almeno due motivi: il primo è che sono troppo amici. Si conoscono da una vita, sono entrambi bravi ragazzi e non c'è mai stato motivo di attriti e/o polemiche. Non essendoci contrasto verbale, si sperava in un po' di pepe sul campo da tennis. Niente da fare: giocano un tennis simile, maledettamente simile. E così escono partite interessanti ma senza guizzi, grandi prestazioni atletiche con la fantasia in secondo piano. E' andata così per 30 volte e non c'è ragione di aspettarsi niente di diverso neanche stavolta.