Doping atletica, assolti atleti Ora sotto indagine i dirigenti
Non era colpa degli atleti, o forse non solo. Perché c’era chi doveva far rispettare le procedure di controllo antidoping e non lo avrebbe fatto. Questo è quanto ipotizza il Tribunale nazionale antidoping del Coni, con la sentenza di assoluzione emessa oggi per tutti i primi otto dei 26 atleti della Fidal deferiti per violazione dell’articolo 2.3 (eluso controllo) delle Norme sportive antidoping: Fabrizio Donato, Daniele Greco, Daniele Meucci, Ruggero Pertile, Andrew Howe, Andrea Lalli, Anna Incerti e Silvia Salis.
E, dopo di loro, stessa sorte potrebbe toccare anche agli altri 18 colleghi (domani le udienze di Matteo Galvan, Simone Collio, Claudio Liccciardiello, Daniele Secci e Giovanni Faloci) deferiti per lo stesso motivo. Dopo due udienze degli atleti (9 e 11 febbraio), oltre a quella dei testimoni di venerdì scorso, il dispositivo emesso oggi dalla I Sezione del Tna, presieduta da Carlo Polidori, apre una nuova fase: rinvia tutto alla Procura antidoping per far luce sulle eventuali responsabilità dei funzionari dell’epoca. I fatti sono relativi al 2011/12, a ridosso del caso Schwazer, da cui nasce l’indagine «Olimpia», avviata dalla Procura di Bolzano.
Il Tna ha disposto la trasmissione alla Procura antidoping di questa decisione «e di tutti gli atti del procedimento - si legge nella sentenza pubblicata oggi -, affinché valuti le responsabilità, per la violazione dell’articolo 3 delle Nsa, che emergono dalle dichiarazioni rese dalla teste Rita Bottiglieri all’udienza del 18 marzo 2016». Adesso la palla torna al procuratore capo antidoping, Tammaro Maiello, che venerdì aveva pure incassato a proprio favore le conferme di Rita Bottiglieri sull’impianto accusatorio: gli elenchi mandati dalla Fidal per inadempienze non erano «reminder» generici, ma specifici sulla base di chi era inadempiente.
Malgrado ciò, il Tribunale ha ritenuto di assolvere gli atleti, aprendo il fronte sui funzionari. E ora spunta anche il nome dell’ex segretario generale della Federatletica, Renato Montabone, che, secondo Bottiglieri, era stato avvisato delle inadempienze degli atleti. E di questo, Montabone aveva informato anche Cono Federico, all’epoca presidente del Comitato controlli antidoping? Non è escluso, dunque, che gli stessi Montabone e Federico possano essere ascoltati in un futuro prossimo.
Eppure Bottiglieri, ex dirigente del settore sanitario della Fidal, sembra ritenuta credibile dai giudici quando fa luce sui funzionari della federazione, mentre non viene creduta quando conferma che gli atleti erano stati informati. Una contraddizione, che per la Procura può valere un ricorso (possibile anche da parte della Wada), una volta lette però le motivazioni del Tna, che verranno pubblicate entro 30 giorni.