Un Palio della Quercia da record anche se manca il mondiale
Un finale da fuochi d’artificio, anche senza record mondiale. Nonostante il forte vento da nord che ha imperversato sullo stadio Quercia, il Palio numero 52 ha entusiasmato, specie con il tentativo di record del Mondo sul miglio dell’etiope Genzebe Dibaba che si è fermata a meno di 2” dallo storico primato della russa Masterkova: 4’14”30 per la venticinquenne già primatista dei 1500 metri (3’57”31 il passaggio di ieri su tale distanza, tempo che vale il nuovo record del Palio). Peccato per il record svanito (si tratta comunque della seconda prestazione di sempre), ma il vento ha reso ancora più difficile la già improba impresa in una gara che ha esaltato ancora una volta la vicentina Federica Del Buono, quarta con un eccellente 4’28”13 (e 4’08”94 nei 1500, praticamente come a Cles).
Record è stato anche nei 100 femminili per quanto riguarda la storia del Palio: la giamaicana Christiania Williams in quinta corsia con un poderoso 11”02 (vento +1,0 m/s) è infatti riuscita nell’impresa di cancellare lo storico 11”13 di Irina Privalova, vecchio di 23 anni. Poco dopo il connazionale Julian Forte potrà vantarsi di essere stato il primo uomo a correre sotto i 10” a Rovereto, peccato solo che il 9”97 che gli ha permesso di superare l’atteso Kim Collins (10”01) sia stato viziato da una folata un tantino più potente del consentito (+2,3 m/s) e sufficiente a non omologare il record del meeting lagarino. Pochi minuti prima Amel Tuka, bosniaco di casa a Bussolengo, aveva di prepotenza dominato gli 800 con un poderoso 1’44”80 per poi presentarsi in premiazione con la doppia bandiera, bosniaca e italiana proprio a significare l’attaccamento per la terra d’adozione. Settimo posto in gara per un Giordano Benedetti che con 1’4”»67 ha di fatto confermato quanto mostrato in stagione.
Ma in fondo il crescendo rossiniano del Palio numero 52 era scritto sin dal programma orario e così è stato, con il netto cambio di ritmo arrivato allo scoccare delle 21, tra triplo, 400 e 800 metri. In pedana un indomabile Fabrizio Donato si è ritrovato a duellare con il francese Harold Correa a ridosso dei 17 metri, arrendendosi solo all’ultimo salto quando il transaplino ha pescato un ottimo 16,98 per bloccare l’urlo di gioia del finanziere laziale sino a quel punto al comando con 16,93. Ma sulla generosità del quarantenne azzurro non c’era da dubitare. Nel mentre il giro di pista si rivelava come previsto di chiaro stampo caraibico: al maschile il dominicano Luguelin Santos si rivela fattore dominante con 45”21 mentre al femminile Libania Grenot sembra poter tener testa alle due giamaicane argento olimpico nella 4x400 McPherson e Jackson ma il rettilineo finale si rivela in salita per la due volte campionessa europea che cede di schianto. Vittoria per la McPherson (50”76) sulla connazionale (51”10) mentre l’Italia si è dovuta accontentare del sesto posto della Grenot (53”08) tallonata sul traguardo dalla più giovane Maria Benedicta Chigbolu (53”27).
In precedenza il compito di traghettare l’atmosfera del Palio dalle prove giovanili gialloverdi al contesto internazionale era spettato al disco maschile che non ha tradito le attese grazie al duello tra l’estone Martin Kupper ed il cipriota Apostolos Parellis: un confronto serrato, fatto di sorpassi e controsorpassi con il baltico ad avere la meglio grazie al 64,62 pescato all’ultimo turno di lanci dopo che il mediterraneo sembrava aver ipotecato il concorso al quarto lancio (64,29).
Una sorta di antipasto per inaugurare la pista e aprire la strada ai big internazionali, guidati dai protagonisti delle barriere basse con l’estone Rasmus Magi, finalista olimpico, a confermarsi mostro di costanza con un 49”04 che non ha lasciato scampo all’algerino Abdelmalik Lahoulou (49”40) mentre il finanziere Jose Bencosme De Leon riusciva a chiudere questa sua stagione di ritorno con un riferimento sub 50” (49”91, terzo posto) che lascia aperte ottime prospettive per i mesi a venire.
Andamento sincopato invece nei 5000 metri che si rivelano al solito molto africani: il giovanissimo etiope Barega (classe 2000?) ed il keniano Maiyo se ne vanno, poi rallentano lasciando rientrare il gruppo trainato dall’azzurro Marouan Razine che poi tiene botta fino all’ultimo giro per chiudere quinto con il personale stagionale di 13’31”89; davanti intanto Barega va a rimescolare le carte vincendo con un 13’24”06 che alla luce della giovane età vale oro.
Numeri che hanno contribuito nel complesso a scrivere una importante pagina della storia di un Palio capace di attirare allo Stadio un ottimo pubblico, anche senza il pienone delle edizioni ad ingresso gratuito.