«Con Sutton abbiamo trovato la giusta chimica di squadra»
L’ultima intervista post partita dell’Adige al gm dell’Aquila Salvatore Trainotti risale allo scorso 4 gennaio, dopo la batosta interna contro Cantù con lo storico (ahimè!) e sconfortante 0/20 al tiro da 3. Un mese dopo il morale in società e nello spogliatoio di tutt’altro tenore.
Trainotti, quattro vittorie consecutive sono un buon balsamo, o no?
«Non c’è dubbio. L’aspetto più importante è che ora c’è un’inerzia positiva che permette a tutti noi di lavorare meglio. Inoltre cresce l’autostima e quindi l’identità che faticavamo a trovare. Ora c’è una buona chimica di squadra».
Come spiegare ad un tifoso non proprio così esperto di pallacanestro la completa metamorfosi di Trento in meno di un mese?
«Nella prima parte del campionato faticavamo ad avere una nostra identità e questo ha influito sulla continuità di rendimento. Ora l’abbiamo trovata».
Quando avete capito che c’era qualcosa da cambiare nella squadra?
«Non c’è una data precisa, ma è chiaro che bisogna sempre aspettare 10 o 15 partite in una stagione per capire come la squadra si sta sviluppando, poi si riflette ed eventualmente si cerca il giocatore giusto che può farti migliorare. Noi, per la verità, gia contro Brescia e Varese avevamo iniziato a far vedere qualcosa di positivo, così con il mercato abbiamo deciso di cavalcare questo “qualcosa”. Ci siamo resi conto che se giocavamo con grande aggressività e con giocatori intercambiabili la squadra rendeva di più. Per questo abbiamo puntato su Sutton, nonostante lo scetticismo di tanti. Lui è un atleta che sa dare il suo contributo, ma soprattutto permette ai compagni di giocare nei loro ruoli naturali. Ci ha consentito di trovare l’assetto migliore e i risultati si stanno vedendo».
Come vede il futuro della Dolomiti Energia?
«Pensiamo di partita in partita e vediamo di preparare bene la sfida contro Reggio Emilia. Abbiamo trovato la nostra identità ma ora le altre squadre iniziano a studiarci, e prendono contromisure».
Vede ancora margini di crescita per questa squadra?
«Sì. In attacco dobbiamo riuscire a trovare più continuità nei 40 minuti, muovendo meglio la palla».
Domenica a Capo d’Orlando avete faticato contro la zona.
«Sì, abbiamo fatto fatica all’inizio, poi abbiamo preso le misure e siamo sempre arrivati a buoni tiri. Un aspetto che invece non viene mai sottolineato è che prendiamo pochissimi contropiedi. Magari in attacco ci blocchiamo, però siamo equilibrati ed abbiamo sempre giuste spaziature che ci permettono di tamponare i contropiedi avversari».
Miglioramenti in difesa?
«Possiamo ancora migliorare nei dettagli».
Vista la situazione attuale di classifica aumenta il rammarico per non essere presenti alle finali di Coppa Italia?
«No. Dispiace certamente, perché si tratta di una manifestazione importante e ci sarebbe piaciuto esserci, ma l’amaro in bocca è passato».
Trento giocherà qualche coppa europea l’anno prossimo?
«In questo momento non so rispondere. Non esistono regole, ranking, criteri di alcun tipo. Di sicuro noi proveremo ad arrivare più in alto possibile in classifica per guadagnarci maggiori possibilità».
A proposito di regolamenti, che ne pensa dell’allargamento della serie A a 18 squadre dal 2018/19 con doppia promozione e retrocessione a partire dal 2019/20?
«Non credo che siano questi i cambiamenti che faranno crescere così tanto il movimento. Non cambierà la politica delle società né la solidità dei campionati».
Tra due anni serviranno palazzetti da 5mila posti per disputare la serie A. Avete avuto garanzie che il PalaTrento sarà adeguato alle nuove regole?
«Noi abbiamo fatto presente la questione in Comune con la richiesta di adeguare il palazzetto».
Altrimenti?
«Altrimenti dovremo trovarci un altro impianto».
Buscaglia sarà confermato per il prossimo anno?
«Guardi, c’è un rapporto tale con allenatore che in 5 minuti l’accordo si trova. Dopo tanti anni che ci si conosce il problema non è la stima o la considerazione reciproca, ma la condivisione del progetto. E considerando che qui si tratta di vedere cosa si farà nei prossimi anni, oggi non è il momento di parlarne, ma di stare concentrati su quello che ci attende sul campo nei prossimi mesi. Poi, quando sarà l’ora, discuteremo sul da farsi».