Parigi-Roubaix a Van Avermaet Ottimo quinto posto per Moscon
Quello che aveva perso al Giro delle Fiandre, domenica scorsa, se l'è preso oggi, nel velodromo di Roubaix che, come di consueto, ha accolto l'epilogo della Parigi-Roubaix, giunta quest'anno alla 115/a edizione. Greg Van Avermaet, nella corsa dei muri, aveva battuto violentemente sul pavè, assieme al rivale Peter Sagan, oggi si è ampiamente riscattato, riuscendo a mettere il sigillo su una classica monumento, dopo che quest'anno aveva trionfato nella Gand-Wevelgem. Il corridore della Bmc, olimpionico su strada a Rio l'anno scorso, in uno sprint a cinque, ha preceduto il ceco Zdenek Stybar, per la seconda volta secondo, e l'olandese Jasper Langeveld.
L'Italia, come era avvenuto nel Giro delle Fiandre, ha dato segnali di grande fermento e addirittura fatto pensare a qualcuno che potesse interrompere il digiuno alla 'Roubaix' che dura dal 1999. Daniel Oss a lungo è stato in testa, in una fuga quasi disperata quanto velleitaria, prima di tirare i remi in barca, per aspettare il proprio capitano Van Avermaet. Oss è stato bravo a fare da trampolino di lancio per il fiammingo che si è trovato la strada spianata e, approfittando di un problema meccanico di Sagan, a circa 30 km dall'arrivo, ha avviato la fuga vincente, in compagnia di Stybar e Stuyvens. Conti alla mano, la fuga senza sbocchi di Oss è durata una cinquantina di km - non pochi - e peccato che il trentino non sia arrivato con i grandi, perchè lo avrebbe ampiamente meritato.
Merita di sicuro il palcoscenico dei protagonisti Gianni Moscon che, alla seconda partecipazione a una 'Roubaix', è riuscito a piazzarsi al quinto posto, partecipando allo sprint per la vittoria. Il trentino si è ritrovato in testa a pochi metri dal traguardo, prima di essere risucchiato da Van Avermaet e dagli altri tre che gli si sono piazzati davanti nell'ordine d'arrivo. La corsa regina del pavè si è disputata in condizioni climatiche surreali: l'inferno del nord ha riservato ai partecipanti una giornata luminosissima, rinfrescata dal vento, senza fango, ma con tanta polvere, che ha provocato non pochi problemi respiratori ai corridori. Sempre di inferno, pure sotto il sole, si è trattato.
I 29 settori di pavè, per un totale di 55 km di pietre, è entrata nel vivo a un centinaio di km dal traguardo, molto prima della foresta di Arenberg. Van Avermaet ha temuto il peggio, cadendo, e la Quickstep-Floors di Tom Boonen ha provato l'allungo. Il 36enne belga ha provato e riprovato a staccare tutti, ma non c'è stato nulla da fare. Il quattro volte vincitore della classica monumento delle pietre cercava la cinquina, per chiudere proprio oggi una carriera inimitabile, invece ha dovuto accontentarsi di un piazzamento nelle retrovie. Dovrà invece accontentarsi di rimanere affiancato al connazionale Roger De Vlaeminck, con un poker di vittorie. Sagan ci riproverà a vincere questa corsa che ancora manca nel suo personalissimo palmarès. Lo slovacco, due volte campione del mondo su strada, è in credito con la Dea bendata, ma avrà tutto il tempo di riscattarsi.