Nibali e lo Stelvio: la vittoria più bella Dumoulin polemico: niente fair play
«Si, adesso lo posso anche dire: è stata la mia vittoria più bella. Tutte le vittorie lo sono ma, sai, quando ti aggiudichi la tappa che prevede una scalata del Mortirolo e due dello Stelvio...».
In effetti, c’è poco da aggiungere, dopo una performance sportiva di così alto e antico lignaggio. Roba da Gattopardi, insomma. Da leggende sui pedali. Vincenzo Nibali, dopo avere vinto la tappa più bella, affascinante, esaltante e crudele del Giro numero 100, ha gli occhi che luccicano di felicità. Vorrebbe abbracciare tutti e compiacersi, ma non sarebbe da Squalo. «In fondo - dice - sono terzo in classifica, mica in maglia rosa».
Peccato che la sua conferenza stampa, però, si apra con una spina conficcata poco prima da Tom Dumoulin nel suo orgoglio tipicamente siculo. L’olandese in maglia rosa, che in prossimità di Bergamo si era fermato ad aspettare Nairo Quintana, scivolato in discesa l’altro ieri, è apparso visibilmente contrariato per non avere ricevuto - a suo dire - «lo stesso trattamento», mentre un terribile mal di stomaco lo costringeva a fermarsi presso l’inizio della seconda scalata allo Stelvio.
«Sarò franco - dice a brutto muso, Nibalino -: nessuno si è fermato ad aspettarmi. In carriera ho bucato, sono caduto, mi sono fermato, sono ripartito. O snaturiamo il ciclismo, o mettiamo un arbitro che ferma la corsa. Non so cosa dire. Noi del gruppetto che inseguivamo la fuga davanti eravamo lanciati per prendere la salita, poco prima di svoltare a sinistra è arrivata la notizia che la maglia rosa si era fermato. Non ho capito bene cosa stava accadendo, mentre in quel momento tirava la Orica con alcuni uomini della Trek. Ci siamo un po’ fermati, ma non del tutto, altri però hanno cominciato a scattare. La corsa era lanciata, era difficile dire se tutto il gruppo si doveva fermare.
Non c’era stata una caduta, probabilmente Dumoulin ha pagato un’alimentazione non corretta, o magari il fatto che non si era coperto molto bene in discesa. Di più non posso dire.
Nel ciclismo episodi come questi ce ne sono stati tanti: è capitano anche a Sagan, ai mondiali di Geelong (Australia), ma nessuno si fermò ad aspettarlo. A me non è mai successo, ma è una cosa brutta. A me addirittura è capitato di vedere qualcuno che non si fermava...».
Polemiche a parte, Nibali confessa di essere «veramente felice per aver vinto una tappa spettacolare, dura, con le vette più alte, come lo Stelvio». «Non ho potuto alzare le mani sotto il traguardo - racconta - ma sono davvero molto felice. Il podio? Quello vero è a Milano, non sarà semplice: questa settimana sarà difficile e dura, c’è il terreno per attaccare, penso che Quintana voglia accorciare anche lui il gap da Dumoulin. I giochi sono aperti».
Non manca un pensiero rivolto a Scarponi. «Voglio dedicare questa vittoria alla squadra, a diverse persone e a Bruna Franceschi, la mia seconda madre, che non sta passando un momento bellissimo.
Ieri sera, Anna, la moglie di Michele (Scarponi, ndr), mi ha mandato un messaggio: ‘Mi raccomando per domani, pensaci tù. Anche i compagni mi ripetono: ‘Quando sei a tutta, quando ti sembra di non avere più un briciolo di energia, pensa a luì. Anche Landa so che voleva vincere per dedicargli la tappa, fino a poco tempo fa eravamo compagni di squadra nell’Astana, eravamo un bel gruppo. Per mantenere vivo il mio ricordo di Michele, riguardo i video in cui scherzava e ci faceva ridere. Credo sia bellissimo che il pubblico lo ricordi a ogni metro della corsa rosa con cartelli e striscioni. Ci manca».