Toto Forray domani spegne le prime 300 candeline bianconere
Premiazione a centrocampo e maglietta celebrativa dell’evento: così la Dolomiti Energia si prepara a festeggiare le «prime» 300 partite in maglia bianconera di Toto Forray. Il record sarà celebrato prima del match contro il Kuban di mercoledì sera (ore 19).
Capitano, che effetto fa?
«Ho saputo! Di mio non tengo il conto. In effetti sono tante partite, soprattutto perché nel frattempo abbiamo raggiunto traguardi importanti. Quando me l’hanno detto ho subito pensato a come siamo arrivati a questo record».
Quando nel febbraio di 7 anni fa firmò con Trento se lo sarebbe mai immaginato di diventare capitano, bandiera, recordman dell’Aquila?
«Sinceramente no. Trecento partite significano tanti anni ed è difficile che un giocatore programmi a priori di rimanere così tanto tempo in una società. All’inizio non mi davo traguardi, ma con il passare degli anni mi sono affezionato all’ambiente, alla città, a tutto e ora vorrei fare più partite possibili».
C’è un compagno, anche del passato, a cui è particolarmente affezionato?
«Compagni ne ho avuti tanti di bravi e alcuni di bravissimi. Tutti mi hanno lasciato qualcosa. Fuori dal campo direi che i rapporti che ho stretto con Dada (Pascolo, ndr) che era anche vicino di casa, ma anche con Spongi (Spanghero, ndr), Filippo (Baldi Rossi, ndr) e ora con Diego (Flaccadori, ndr) sono quelli più importanti. Giocandoci assieme tanti anni è naturale. Parlando degli stranieri direi BJ (Elder, ndr), anche se dopo che è andato via non ci siamo sentiti più di tanto. Con Umeh ci siamo visti l’altra domenica a Bologna».
Dopo 7 anni ormai è mezzo trentino anche lei. Cosa le piace della città? E dei suoi concittadini?
«Mi piace la qualità della vita. Senza ombra di dubbio è ai massimi livelli d’Italia. Dei trentini mi piace la cura che mettono nelle cose che fanno».
In questi anni le sono state offerte altre opportunità di carriera?
«Volendo di possibilità ne avrei avute, ma il mio desiderio è sempre stato quello di rimanere a Trento. Per questo non ho mai approfondito le richieste che mi arrivavano. Sono qui perché voglio continuare a fare parte di un progetto che di anno in anno si evolve e migliora: è una cosa che mi convince e che mi dà sicurezza per il futuro».
Considerando che il suo primogenito è nato a Trento pensa di rimanere in città anche dopo la fine della sua carriera?
«È una cosa a cui devo ancora pensare. Di sicuro mi sono affezionato a questa città, ma non dipenderà solo da me. Comunque sì, mi piacerebbe rimanere».
Alla luce della grande stagione ci pensa alla convocazione in Nazionale?
«Sinceramente no, e non credo possa succedere. Ci sono tanti giovani che sono forti e secondo me è giusto che la Nazionale punti su di loro. Non dico che non mi piacerebbe, anzi; ma so che alla mia età, non avendone mai fatto parte, non posso aspettarmi una convocazione».
Di sicuro quest’anno tra i play italiani lei è uno di quelli dal rendimento più alto.
«Cerco solo di fare quello che serve alla squadra per vincere. In questo momento contribuisco tanto anche in termini di punti segnati. Forse questo si nota di più, ma potrebbero esserci partite in cui non servirà che faccia tutti quei punti, ma non importa».
È un compito preciso che le ha assegnato il coach?
«Non so se me l’ha detto il coach o la squadra, semplicemente provo a fare quello che serve. Anche domenica ho tentato di indirizzare subito la squadra. Ho cercato di mostrare che bisognava essere incisivi fin dal primo minuto, attaccando la partita e non aspettandola».
A proposito di domenica, giusto dire che la partita di Brescia potrebbe essere stata quella della svolta per la stagione della Dolomiti Energia?
«Quello lo capiremo più avanti. Di sicuro domenica nel momento clou della partita siamo stati bravi a rimanere uniti e concentrati, cosa che ci era mancata nelle ultime gare. Erano state dei buoni match, ma sul più bello ci eravamo disuniti. Domenica, invece, siamo rimasti compatti, abbiamo fatto canestri difficili e siamo riusciti a tenere botta al ritorno di Brescia».
Ora vi aspettano due partite in casa prima della sosta: Kuban e Cantù.
«Kuban è una delle squadre più forti dell’Eurocup. Utilizzeremo la partita per cercare di ripetere e migliorare le cose buone che abbiamo fatto a Brescia. Contro Cantù sarà una sfida importante non solo perché contro un’avversaria diretta ma anche perché è un po’ che non vinciamo in casa e vogliamo dare una gioia al nostro pubblico».