Nazionale, ancora non ci siamo Italia troppo fragile e immatura
Chi l’ha vista male, chi l’ha giudicata col beneficio della rivedibilità, chi ha notato qualcosa (poco) di buono. Nel suo complesso, l’amichevole di Manchester è stata una partita di passaggio fra il vecchio e il nuovo, è stata più simile alle partite della «gestione Ventura» (stessi uomini, stessi problemi) che a quello che vorremmo vedere per il futuro.
Il primo tempo non è stato granchè sul piano offensivo, ma la squadra di Di Biagio ha saputo frenare l’avversario. Dopo i primi 45’ abbiamo detto: beh, l’Italia ha contenuto i vicecampioni del mondo, ma non ha creato quasi nulla in avanti. Nella ripresa gli azzurri hanno attaccato, hanno mancato un gol clamoroso con Insigne e poi Immobile ha tirato sul portiere da posizione in cui in campionato raramente fallisce: gli azzurri hanno perso gli equilibri in campo, si sono scoperti e l’Argentina ha fatto loro due pere.
Ma in definitiva, l’Italia che ha perso, ha dato qualche spunto positivo o no? Gli ipercritici che hanno criticato Di Biagio per mille motivi: qualcuno ha detto che il c.t. avrebbe potuto riempire la squadra di giovani promesse e aspettarne la maturazione; a qualcuno non è piaciuto che Di Biagio giocasse con Verratti e Jorginho a centrocampo perchè i due si pestano i piedi; c’è chi avrebbe puntato su Belotti, ecc. Insomma, ognuno ha la propria infallibile formula per la felicità calcistica. Ma sono state chiacchiere buttate al vento. Primo perchè il subcommissario Fabbricini ha detto chiaro e tondo che «bisogna prendere il meglio» parlando dell’eventuale nuovo tecnico, che potrebbe essere già stato contattato (Ancelotti o Mancini), ma occorre aspettare il 20 maggio come ha detto ieri l’altro commissario Costacurta.
Inoltre, bisogna tener presente che questa squadra non ha disposto di alcuni elementi importanti come Bernardeschi, Romagnoli, Chiellini; che Di Biagio è solo un traghettatore e, ad ascoltare le parole di Fabbricini, può darsi che nelle amichevoli contro Francia e Olanda in giugno ci sarà già un nuovo tecnico che detterà anche le direttive per il futuro; che i frutti di eventuali rinnovamenti si vedranno solo fra due o tre anni, non subito. Questo, per inquadrare la situazione. Insomma, il nuovo c.t. deve far sapere quali sono le sue idee circa l’organizzazione della parte tecnica della federazione: un modo di giocare per tutti uguale, dalla prima squadra alle Under, la politica per i vivai, le aspettative per gli stage ecc.
Quanto ai risultati della nuova politica, occorrerà accendere un cero (anzi diversi) agli dei dei calcio e aspettare. Per ora occorre accontentarsi di quel che passa il governo. Poco. La provvisorietà è in questo caso obbligatoria, oltre che essere una regola fondamentale di casa nostra, anche fuori del calcio. Detto ciò, che la sconfitta contro l’Argentina fosse attesa è cosa nota a tutti e che i problemi sono tanti pure. Il fatto che la Nazionale nelle ultime sette partite abbia segnato solo tre gol è indicativo: nonostante Immobile in campionato faccia gol a caterve, in azzurro si blocca.
È un male che viene da lontano. Si segnava poco con Ventura e si continua a non segnare perchè in centrocampo non ci sono più i Pirlo, i Totti e gli assi di una volta, pronti a fornire occasioni agli attaccanti. La difesa subisce perchè il filtro di centrocampo non è valido. La classica coperta corta. Il nuovo c.t. dovrà essere il medico per stabilire quali cure intende adottare. È inutile prendersela con Di Biagio, c.t. di passaggio, che si è illuso di poter restare. Questa è una fase di transizione che ci darà forse (anzi probabilmente) ancora delle delusioni. Il prossimo avversario, l’Inghilterra, è euforico, ha vinto in Olanda.
Cercheremo solo di non fare da sparring-partner e di non prendere molti pugni in faccia senza provare a darne qualcuno. Per adesso gira così. Speriamo che il nuovo c.t. si materializzi presto e che cominci a lavorare.