Violenze e razzismo, l'ira della Fifa sul calcio italiano
Sui fatti di San Siro si abbatte, e non poteva essere diversamente, l’ira di Gianni Infantino che invoca leggi più dure e maggiore responsabilità dei dirigenti per combattere il razzismo e la violenza negli stadi.
A Dubai per i Globe Soccer Awards, il presidente mondiale della Fifa si dice solidale con il giocatore del Napoli Koulibaly, «sdegnato e triste» per gli insulti razzisti ricevuti dal campione senegalese, e poi lancia la sua ricetta per combattere un fenomeno che non accenna a placarsi e cammina di pari passo con la violenza negli stadi.
Infantino premette che questo non è solo un fenomeno italiano, e fa un invito netto ai club: «Gli ululati vanno condannati con la massima severità, ma devono essere uno stimolo per noi dirigenti, per abbassare i toni, perchè certa aggressività, che poi sfocia in razzismo o violenza, a volte è anche dovuta a parole non sempre adatte di alcuni dirigenti».
Poi ci sono le leggi: «Non capisco - si chiede il numero uno della Fifa - come si possa andare a distruggere e fare casini in uno stadio, senza che succeda niente, come se fosse una zona franca. Vengano prese queste persone e messe dentro per un periodo. Si vadano a cercare i violenti, per farli uscire dal calcio; non sono migliaia, nemmeno centinaia, sono poche decine, li prendi e li metti fuori dagli stadi, e si rompe questa spirale della violenza» spiega il massimo dirigente del calcio.
«So che le autorità hanno cose più serie e importanti da fare - ha aggiunto Infantino - ma la violenza nel calcio non è un problema serio e importante? va combattuto con leggi dure. Vanno cambiate le leggi, soprattutto vanno applicate. Basta guardare i Paesi che hanno avuto situazioni ben più gravi dell’Italia. Ho in mente la Thatcher, lei anni fa ha risolto il problema degli hooligans in Inghilterra. Ci vuole la collaborazione di tutti, delle società, delle autorità».
L’impegno contro razzismo e violenza - dice Infantino - non sia solo «un fenomeno occasionale, di quando accade un incidente per poi dimenticarsene, ma un’attività di tutti i giorni. È inconcepibile che si possa morire per una partita di calcio» aggiunge, ricordando il tifoso morto nel prepartita di Inter-Napoli. Per cambiare strada, dice, «servono atti concreti.
Bisogna lavorare tutti, far vedere che il calcio è molto aperto e tollerante. Quando venni eletto presidente proposi come segretario generale una donna senegalese, per la prima volta nella storia; nel calcio non c’è posto per il razzismo».
Infantino si sofferma anche sulla Var, per promuoverla «I gol in fuorigioco non esistono più, gli errori clamorosi gravi non esistono più» dice, sottolineando che la Var «è una evoluzione che fa bene al calcio e fa più giustizia».