Campionesse, mamme, amiche: il ritorno di Dallapè e Cagnotto
«Pronta?», con quella erre moscia un po’ sudtirolese, ma tenera e decisa al tempo stesso. «Sì», un sì concentrato, determinato, volitivo. E allora, «Uno, due... tre!». A quel punto la spinta delle gambe, il salto sul trampolino, le acrobazie in aria, e poi l’ingresso in acqua, alzando meno schizzi possibili. Il tutto all’unisono, due che diventano una, una simbiosi di corpi, con grazia ma anche con potenz. Un secondo, un secondo e mezzo in cui si decide tutto, ore e ore di prove, di sudore, di parolacce, di successi e insuccessi, in un battito di ciglia. Un secondo e mezzo di ricerca di quella perfezione che fa la differenza tra una medaglia e una sconfitta, tra un trionfo e una delusione. Affidandosi al giudizio di qualcun’altro, quel giudizio che è insindacabile ma a volte cattivo. E a quel punto ci sono dieci, venti, trenta secondi di attesa, con lo sguardo fisso sul tabellone, mentre a casa milioni di italiani incrociano le dita e si affidano a quel «Sììììì» di Stefano Bizzotto che poi spiega tecnicamente il piccolo errore o la perfezione del gesto.
Loro sanno come è andata, ma finché non vedono il punteggio non possono lasciarsi andare. Le telecamere sono fisse sui loro sguardi, non più concentrati ma preoccupati, tesi, ansiosi. Loro sono Francesca Dallapè e Tania Cagnotto. Campionesse, prima di tutto. Ma anche amiche e mamme. Negli anni ci hanno abituato bene e di solito lo sguardo teso di cui parlavamo esplode in un sorriso, perché spesso, spessissimo, i voti dei giudici diventavano una medaglia. Francesca, la trentina, ne ha portata a casa una olimpica, d’argento, due mondiali, d’argento, e otto europee, tutte d’oro. Tania, l’altoatesina, avendo gareggiato anche nel singolo, ne ha due olimpiche, dieci mondiali e ventinove europee. Una volta, in particolare, il loro sguardo non è diventato un sorriso: la «maledetta» olimpiade di Londra 2012, con il quarto posto nel sincro per le due, e il quarto nel trampolino 3 metri singolo per Tania.
Una delusione enorme, cancellata quattro anni dopo a Rio de Janeiro: 7 agosto 2016, fu la loro ultima gara insieme, con l’annuncio del ritiro. Ma fu anche quell’argento olimpico tanto sognato e infine ottenuto. Poi, con il costume appeso al chiodo, per le due atlete non sono comunque stati anni di riposo: Tania si è sposata pochi mesi dopo Rio (Francesca lo era già dal 2013), poi nel 2017 è arrivata Ludovica, la figlia di Francesca, e a inizio 2018 ecco Maya, la bimba di Tania.
Nel mezzo interviste, apparizioni tv, qualche blandissimo allenamento (perché atlete, in fondo, lo si resta per sempre) e un po’ di meritato relax, per quanto sia possibile con i bambini piccoli. Giovani, belle, affermate: potrebbero semplicemente godersela, e invece no, qualcosa inizia a ronzare nella testa delle campionesse. Siamo nell’estate del 2018: Francesca insiste, Tania è dubbiosa. Alla fine decidono di rimettersi in discussione: dal garage rispunta il borsone, si preparano costumi e accappatoi, anche se in una delle tasche bisognerà trovare spazio per i pannolini. Dopo due anni le due campionesse hanno deciso di tornare a tuffarsi: il sogno, più che l’obiettivo, si chiama Tokyo 2020. Ci sono due anni di tempo per prepararsi, ma le due amiche mamme hanno la testa e la mentalità giusta per provarci. Il fisico va allenato, il talento ritrovato, l’intesa affinata, ma a dare una spinta in più ci saranno due mini tifose. Il dado è tratto: «Pronti?».
La «colpa» del ritorno in piscina (ma anche in palestra e sul campo di atletica) è soprattutto di Francesca: è lei a insistere con l’amica, con telefonate e lunghe chiacchierate, valutando insieme pro e contro. Alla fine Tania cede: l’accordo è per un inizio soft, senza troppo stress e senza troppi obiettivi. Ma la macchina si rimette in moto: gli allenatori storici sono presto convocati, con Giuliana Aor e Giorgio Cagnotto pronti a riprendere da dove avevano lasciato, insieme al preparatore atletico Sergio Bonvecchio.
Come è nata questa pazza idea?
Francesca Dallapè: quando abbiamo smesso ero un po’ stanca e c’erano anni di stress accumulati. Ma poi, dopo la gravidanza, avevo voglia di riprendere ad allenarmi e mi è balenata questa idea: essere la prima coppia di sincro mamme. Così ho iniziato a chiamare la mia amica, ma inizialmente mi ha smontato: «No», piuttosto secco.
Tania Cagnotto: non avrei mai e poi mai pensato di rimettere la tuta e poi il costume. Ormai la decisione era presa, le gare erano un ricordo. All’inizio il mio è stato un no senza possibilità di ripensamenti. Poi, invece, chiacchierata dopo chiacchierata, mi ha convinta.
Due anni fa l’ultima gara e poi la vostra vita è cambiata: ora in piscina ci sono due persone diverse?
Dallapè: tutto diverso da prima, non solo perché adesso ci sono le bambine e la nostra vita è cambiata. Ora siamo meno stressate, viviamo gli allenamenti più alla leggera.
Cagnotto: siamo due persone diverse, è vero. I tuffi non sono più la priorità della nostra vita, sono arrivate le bimbe e sono loro a dettare tempi della giornata e impegni. E poi non c’è lo stress di allenamento, mondiale, preparazione, allenamento, europei, con viaggi e sacrifici di mezzo. Io la vivo decisamente meglio anche perché se ho deciso di farlo è stato perché l’avrei fatto con leggerezza.
Leggerezza però non vuol dire meno impegno, anche perché state preparandovi a qualcosa di un po’ più grande della garetta di paese con amici e dopolavoristi?
Dallapè: la testa da atlete è rimasta: in quelle ore in palestra o in piscina siamo totalmente concentrate su quello che facciamo, l’impegno non manca mai. Poi caratterialmente siamo entrambe delle lavoratrici, delle professioniste che non si tirano indietro.
Cagnotto: è lo stress costante che, fortunatamente, non c’è. Sarà che siamo maturate, sarà che siamo invecchiate, sarà che siamo mamme, ma ora riusciamo a viverla meglio, comunque sudando parecchio.
Quanto conta in questo la vostra amicizia?
Dallapè: tantissimo: è stata, è e sarà fondamentale. Ci basta uno sguardo per intenderci e visto che il nostro sport si chiama «sincronizzato» questo è importantissimo. È bello lavorare insieme ed è altrettanto bello essere amiche fuori dalla piscina.
Cagnotto: è la nostra fortuna essere così amiche. L’amicizia è vera e va ben oltre le gare e lo sport: ci capiamo al volo e ci aiutiamo, non ci sono mai state incomprensioni. Se siamo la coppia più duratura in questo sport il motivo fa ricercato nel nostro rapporto personale.
Cosa vi hanno detto i vostri genitori quando avete deciso di ripartire con gli allenamenti?
Dallapé: ne ho parlato con papà Giancarlo e mamma Marina e loro erano contenti perché mi vedevano convinta. Poi credo sia un bel messaggio per tutte le donne: anche se si diventa mamme si può continuare a seguire i propri sogni. Anche se si fa più fatica e il corpo per alcuni mesi è cambiato si può riprendere a lavorare e fare ciò che appassiona. I miei genitori e mio fratello sono i miei primi tifosi e mi sostengono anche questa volta, e questo mi dà una marcia in più.
Cagnotto: mia mamma Carmen non l’ha presa bene: lei ha sofferto negli ultimi anni il mio stress per l’attività sportiva e non voleva che ripartisse tutto un’altra volta. Ma poi le ho spiegato bene, le ho assicurato che non ci saranno decine e decine di gare, con viaggi e trasferte, ma che starò comunque a casa. Infatti l’inizio è stato soft, non andavo proprio tutti i giorni ad allenarmi, e lei ha capito.
Papà Giorgio, invece? Lui è coinvolto direttamente.
Cagnotto: esatto, con lui è stato un po’ diverso. All’inizio era per il no anche lui, ma poi, alla fine, è contento. Gli brillano gli occhi quando ci vede tornare in piscina, quello è il suo mondo, ci ha passato una vita.
Quest’anno festeggerete i 10 anni insieme.
Dallapè:eh già, tutto è iniziato nel 2009. Prima io gareggiavo con Noemi Batki, ma lei era di Trieste ed era difficile programmare insieme. Poi è arrivata Tania...
Cagnotto: ci conoscevamo già, ovviamente, il nostro è un piccolo mondo. Ma lavorare insieme tutti i giorni e per così tanti anni è stato ed è speciale. Siamo un piccolo gruppo, a volte «tiro» di più io, a volte mi aiuta di più lei, dipende dai momenti.
Quando Ludovica e Maya vi diranno: «Mamma, cosa sono tutte quelle medaglie e quei ritagli di giornale?»
Dallapè:le racconterò della mamma che ha iniziato da piccolissima, che poi si è impegnata ed è migliorata, ma che ha sempre fatto tutto divertendosi, riuscendo a trasformare la passione in un lavoro.
Cagnotto: oddio, non ci ho ancora pensato, la mia Maya è ancora così piccola. Beh, le dovrò spiegare tutti questi miei anni in piscina, ma ci penserò più avanti.
Anche perché la storia non è ancora finita, state scrivendo un nuovo capitolo
Dallapè: sì, ma senza sapere il finale. Intanto andiamo avanti giorno dopo giorno, prima o poi dovremo fare qualche gara, potrebbero essere gli assoluti a Torino a fine marzo, oppure altre successive. E poi le qualificazioni olimpiche.
Cagnotto: diciamo che questo capitolo a sorpresa c’è, abbiamo delle pagine bianche davanti a noi anche dopo aver scritto «The end». Passo dopo passo le scriveremo, col sorriso e in tranquillità.
Ma le vostre piccole, che rapporto hanno con l’acqua?
Dallapè: ha iniziato a quattro mesi con i corsi di acquaticità. Direi che le piace ed è a suo agio, ma è ancora troppo presto per pronosticare un futuro sportivo in acqua. Poi le faccio vedere i miei video dei tuffi e lei indica e dice mamma...
Cagnotto: anche Maya ha fatto il primo corso, si divertiva a sguazzare come tutti i bambini.
Proverete a far seguire loro le vostre orme sportive? Vedere tra vent’anni la coppia Dallapè-Cagnotto sul trampolino sarebbe incredibile.
Dallapè: io voglio solo che faccia sport, poi la disciplina la deciderà lei in totale libertà. Certo, probabilmente un po’ di attrazione per l’acqua la avrà, crescendo in questo ambiente. Però l’importante è che faccia qualche attività, per il fisico, per la salute e per imparare: credo che la competizione, a qualsiasi livello, sia un insegnamento, per un confronto con gli altri ma anche personale. Ma ora è presto, lasciamola crescere tranquilla, poi deciderà la sua strada anche nello sport.
Cagnotto: sarà assolutamente libera di decidere. Certo, parlando con il nonno, la nonna e con la mamma sentirà poche storie su calcio e pallavolo e molte su tuffi e trampolini...
Voi fate parte dell’Esercito (Francesca) e delle Fiamme Gialle (Tania): ultimamente le felpe dei corpi militari vanno molto di moda per via di Salvini. Cosa ne pensate?
Dallapè: a dire il vero di questi argomenti, ovvero di politica, non possiamo parlare facendo parte di un corpo.
Cagnotto: esatto, meglio evitare commenti.
Però seguite le notizie di attualità?
Dallapè: sì, leggo e cerco di informarmi su quello che accade in Trentino, in Italia e nel mondo.
Cagnotto: devo ammettere la mia ignoranza. So che è sbagliato, ma sono piuttosto disinteressata alle questioni politiche. Ci ho provato, ma proprio non riesco: sono conscia del fatto che sia il mio Paese ed è importante, ma lascio ad altri la responsabilità di migliore le cose.
Il vostro rapporto con i social network?
Dallapé: ovviamente sono presente. Ho Instagram (112 mila follower) e Facebook (quasi 60 mila Mi Piace), mentre Twitter (oltre 40 mila persone la seguono) lo uso un po’ meno. Poi ho il mio sito francescadallape.it e in generale credo che i social aiutino molto gli sportivi, soprattutto negli sport minori come il nostro.
Cagnotto: all’inizio non mi piaceva l’idea di postare, di mettere foto della mia vita, ma poi ho capito che era necessario, il mondo ormai va in quella direzione. Così ho Instagram (343mila follower), Twitter (238 mila follower), Facebook (135 mila Mi Piace) e il sito taniacagnottoweb.net.
Siete anche un po’ influencer, soprattutto su Instagram.
Dallapè: sì, anche perché aiuta ad avere degli sponsor che investono su di noi per avere più visibilità. D’altra parte nel nostro, come in altri sport, si lavora tutti i giorni per mesi per poi essere «sotto i riflettori» giusto un’ora ogni quattro anni durante le Olimpiadi.
Cagnotto: esatto: ci sono degli sponsor che ci seguono e quindi è giusto ricambiarli sfruttando, anche, le «armi» che la popolarità sui social permette di avere.
I numeri sui social dimostrano il grande affetto dei tifosi, che negli anni si sono innamorati di voi e vi seguono sempre.
Dallapè: questo è molto bello, si creano dei bei rapporti, anche di amicizia. In tanti vedono la nostra vita quotidiana, che è molto normale e faticosa, fatta di giochi con i bimbi, casa, palestra, e apprezzano tutto il lavoro che c’è dietro a quel secondo e mezzo di tuffo.
Cagnotto: effettivamente postando in un certo modo si può far capire a persone che non abbiamo mai visto di persone che persone siamo. Anche se virtuale è tutto molto reale, le foto che mettiamo sono tutte vere.
Voi avete dei tatuaggi?
Dallapè: sulla caviglia: la parola «sogno» stilizzata, poi un quadrifoglio porta fortuna e le iniziali di mamma, papà e fratello.
Cagnotto: sulla schiena, a 17 anni, ho fatto i cerchi olimpici. Poi un quadrifoglio sul polso e sul costato una piuma di pavone: è un simbolo di leggerezza ed eleganza, ma anche un portafortuna.
Ha raccontato le loro gesta, si è esaltato insieme a tutta Italia per i successi e ha spiegato il perché degli insuccessi. La sua voce ha accompagnato ogni singolo tuffo, con una piccola pausa solo in quel secondo e mezzo di volo prima dell’ingresso in acqua. E poi, anche per chi tecnicamente capisce poco, era lui con un «Sììì» o con un «Mmmm» a far capire come fosse andata. Lui è ovviamente Stefano Bizzotto, giornalista Rai, conosciuto e apprezzato conduttore e telecronista sportivo.
La decisione di tornare ti ha sorpreso?
Inizialmente sì, molto. Soprattutto nel caso di Tania Cagnotto: lei aveva chiuso al massimo, era al top nel mondo sia nell’individuale sia in coppia dietro alle inarrivabili cinesi, autentiche cannibali di medaglie. Quando un’atleta è così in alto e si ritira è normale, è giusto, ed è difficile tornare indietro.
Ma poi...
Poi si inserisce la testardaggine di Francesca Dallapé, che avevo sottovalutato: il lavoro ai fianchi è stato evidentemente molto efficace e alla fine sono tornate. Ed è una bellissima storia.
Vero, una bellissima storia di atlete, mamme e amiche: ma tecnicamente possono farcela?
Va sottolineato che prima curavano anche le gare individuali, soprattutto Tania. Oggi no e questo è un bel vantaggio. Poi ci sono solo tre tuffi liberi, quindi il volume di lavoro da fare è inferiore. Come dice papà Giorgio Cagnotto si tratta di mettere cavalli nel motore: la pausa di quasi due anni, con la maternità in mezzo, ha inciso nella parte fisico-atletica. Lo scoglio da superare è lì.
Il loro feeling potrebbe però aiutarle.
Ho visto un allenamento qualche giorno fa: il sincronismo è straordinario, quello non lo hanno perso, pareva avessero smesso due giorni prima, non due anni. E questo conta tantissimo in quella disciplina.
Poi loro sono vere amiche, si aiuteranno.
Nei momenti più difficili è sempre stata Francesca a trascinare Tania, a toglierle dubbi, anche perché Tania era impegnata anche sull’individuale in ogni evento. Ma poi l’aiuto è stato reciproco. Come atlete hanno caratteristiche diverse, ma la loro amicizia può aiutarle anche nelle difficoltà di questo ritorno.