Giro d'Italia: Polanc soffre ma resta in rosa e oggi nuova battaglia
Al Giro d’Italia, ieri, tappa dura, difesa a oltranza, ma la maglia rosa è salva. Per il momento. Jan Polanc ha la faccia tirata e stanca, è provato, ma esprime soddisfazione per essere riuscito a rimanere sul tetto del 102° Giro d’Italia di ciclismo, dopo esserci salito ieri al termine della Cuneo-Pinerolo.
«Sono molto felice, ma sapevo che sarebbe stata una tappa molto dura. Dopo il grande sforzo di ieri mi sono sentito molto stanco nella prima parte della corsa. Nel finale tutti stavano soffrendo, ma io ho continuato a lottare e sono riuscito a difendere la maglia rosa», l’ammissione dello sloveno, scontato nelle parole come il connazionale Primoz Roglic.
«Due giorni in maglia rosa sono meglio di uno. Penso che oggi abbiamo svolto un buon lavoro, dando il massimo - prosegue, come un calciatore navigato, Polanc -. Sapevo che non avrei mai avuto possibilità di restare coi primi, ma sono contento di avere difeso il primato. Domani vediamo come andrà. Con la UAE Emirates siamo tranquilli e sicuri di avere disputato finora un buon Giro: prima Valerio Conti ha preso la maglia, poi è toccato a me. Se avessi perso la maglia, oggi sarebbe andato bene lo stesso: alla fine so benissimo che non potrò mai portarla fino a Verona, quindi vivo giorno per giorno».
Il 29enne Ilnur Zakarin aveva già vinto al Giro d’Italia, a Imola nel 2015, ieri ha concesso il bis dopo quattro anni.
«L’attacco non era stato pianificato - confessa il russo - mi sono trovato davanti con tanti corridori in fuga: fino a metà tappa non mi sentivo bene, poi è andata sempre meglio, finchè nel finale ho dato tutto me stesso, riuscendo a vincere. Sono contento di essermi avvantaggiato di qualche posizione in classifica. Sono un pò sorpreso del terzo posto nella generale. Proverò a lottare per la maglia rosa».
Le Alpi Graie hanno accolto il 102° Giro d’Italia di ciclismo, con Sua maestà il Gran Paradiso che mostra di sè un aspetto luminoso e sfarzoso, offrendo una vera giornata primaverile ai corridori. La corsa rosa ricambia con una sfida senza esclusione di colpi. Il primo a spuntare sul traguardo è un russo, Ilnur Zakarin, che al Giro si era già imposto a Imola nel 2015; lo sloveno Jan Polanc ha difeso con il coltello fra i denti la maglia rosa indossata a valle.
Verdetti a parte, la frazione di ieri è stata densa di eventi, su ciascuna salita delle tre che portavano ai Gran premi della montagna. Prove tecniche di rivoluzione in vista delle prossime sfide in alta quota, dove non c’è spazio per bluffare, ma è il terreno ideale per i rovesci destinati a sovvertire qualsiasi previsione.
Nella corsa parallela dei big, il duello ravvicinato fra Roglic e Nibali, Nibali e Roglic, ha rappresentato il momento-clou della gara. Il siciliano ha provato l’allungo, lo sloveno ha risposto presente, a ruoli invertiti Nibali ha fatto lo stesso, giungendo al traguardo senza perdere un centimetro dal rivale.
Roglic si è affidato ad Hamilton, Nibali ha fatto leva sul lavoro dei formidabili gregari arrivati dal sud, Pozzovivo e Caruso, che lo hanno portato portato su a buon ritmo. Barba lunga, lo sguardo dei tempi migliori, Nibali è apparso in grado di giocarsela e, frenando il proprio impeto, di saper aspettare. Perchè le salite sono tante e Roglic potrebbe non saperle gestire con la dovuta esperienza, virtù che non manca invece al capitano della Bahrain-Merida. La stretta di mano sul traguardo suggella una tregua armata fra Roglic e Nibali che, anche oggi e domenica, per non parlare della prossima settimana, cercheranno di suonarsele di santa ragione, in salita e in discesa.