Dolomiti / Il caso

I ministri Zangrillo e Tajani: per il bob olimpico si riapra la pista piemontese di Cesana

Dopo l'archiviazione del costoso progetto di ristrutturazione dell'impianto di Cortina d'Ampezzo, torna in campo, oltre all'eventualità di spostare le gare all'estero, l'ipotesi di risistemare il tracciato dei Giochi 2006, ormai inutilizzato da anni. Pusteria: preoccupazione degli ecologisti per le opere stradali in vista delle Olimpiadi

LO STOP Olimpiadi 2026, niente bob a Cortina: pioggia di critiche
CRITICHE Associazioni: a Cortina costi economici e ambientali pesanti

TRENTO. "#MilanoCortina. Perché non organizzare le gare di bob in Piemonte dove c'è la pista delle Olimpiadi invernali di Torino? Sarebbe un peccato non gareggiare in Italia. Non perdiamo questa occasione. Io sto dalla parte del Piemonte". Lo scrive il vicepremier e segretario di Fi Antonio Tajani in un tweet rilanciato anche da un altro componente azzurro del governo, Paolo Zangrillo.

"Sono pienamente d'accordo con Antonio Tajani - afferma il ministro della pubblica amministrazione -: non possiamo assolutamente perdere questa importante opportunità per il Piemonte e per l'intero Paese. La nostra regione può dare un contributo essenziale al successo delle Olimpiadi #MilanoCortina".

Si tratterebbe di ristrutturare l’impianto di Cesana Torinese, realizzato per i Giochi del 2006 e ormai fermo da circa dieci anni. Questa ipotesi, peraltro, era stata ventilata già dopo  il successo della candidatura Mila-Cortina ma fu la Regione Veneto a insistere per il progetto cortinese. Progetto che, secondo vari osservatori, aveva un costo di gran lunga superiore al riadattamento della pista piemontese (si parla di una quindicina di milioni di euro a fronte di una cifra superiore di otto-dieci volte). Nel 2006 la pista di Cesana aveva avuto un costo di circa 110 milioni di euro.

Nel Bellunese la contestata pista da bob per i Giochi invernali del 2026 è stata definitivamente archiviata dal governo, dopo anni di proteste ecologiste, difficoltà a reperire imprese edili per la costruzione (sul vecchio tracciato abbandonato delle Olimpiadi 1956), costi di realizzazione (oltre cento milioni di euro) e successiva gestione, per discipline sportive che in Italia conterebbero un'ottantina di atleti agonisti (bob, slittino, skeleton).

Il Cio, che è favorevole al riutilizzo degli impianti esistenti, ha accolto con favore la rinuncia dell’Italia parlando di «decisione responsabile». Ora l'ipotesi sul tappeto è ilt rasferimento in impianti già esistenti all'estero, forse in Svizzera o in Austria.

Da tempo un vasto movimento di base si opponeva alla nuova pista e anche nelle istituzioni erano cresciute le perplessità, malgrado il presidente del Veneto, Luca Zaia, fino all'ultimo abbia cercato di mantenere l'opera e le gare a Cortina. Ora, se da un lato varie voci temono l'effetto immagine negativo di questo dietrofront, altri parlano invece di esempio positivo dato dall'Italia, nella direzione di GIochi olimpici all'insegna della sobrietà economica e ambientale.

Contro la nuova pista c'erano state numerose mobilitazioni, da ultima una partecipata manifestazione a Cortina, tre settimane fa.

E proprio dal mondo ecologista oggi arrivano manifestazioni di sollievo per la decisione italiana: lo scrivono in una nota congiunta Cai Alto Adige, Alpenverein Südtirol, Mountain Wilderness, Federazione ambientalisti Alto Adige e Heimatpflegeverband Südtirol.

"Finalmente si è giunti ad una presa d'atto della realtà di un'opera che è sempre stata insostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, politico ed economico - prosegue la nota - Necessità e buon senso hanno prevalso sulla realizzazione di uno Sliding Center dal costo di 150 milioni di euro che oltre a provocare spreco di denaro pubblico e un sicuro danno ambientale avrebbe lasciato in eredità un costoso impianto in termini di esercizio". "Se però Cortina tira un sospiro di sollievo - proseguono le associazioni - in Alto Adige siamo preoccupati per le conseguenze che avranno le opere stradali in corso di realizzazione e progettazione finanziate con i soldi delle olimpiadi".

La preoccupazione, spiegano, nasce dai "finanziamenti per opere viarie (circonvallazione Dobbiaco, sovrappasso ferroviario a San Candido, ampliamento del tratto Chienes - La Serra a tre corsie) che unite a quelle in fase di realizzazione circonvallazione di Chienes e Perca, e in discussione, come la rotatoria a due piani di Valdaora, produrranno sulla strada della Pusteria una notevole fluidificazione del traffico stradale con conseguente aumento del traffico di transito di mezzi pesanti oltre che di quello privato".

"L'auspicio - conclude la nota - è che a fronte di queste previsioni la politica tragga decisioni coraggiose opportune, in primo luogo coinvolgendo la popolazione facendola partecipe dello sviluppo del proprio territorio".

comments powered by Disqus