Atletica / Personaggio

Nadia Battocletti, alle Olimpiadi per lasciare il segno, correrà sia i 5 mila che i 10 mila metri

«Sono cresciuta e credo di essere nella mia migliore condizione di sempre», dice la trentina, campionessa europea, alla sfida mondiale di Parigi

di Luca Perenzoni

TRENTO. «Ho già sistemato sul letto tutto quello che porterò con me a Parigi, ma più dei vestiti, sarà una valigia carica di emozioni». Tre anni dopo Tokyo 2021, Nadia Battocletti è pronta a vivere la sua seconda esperienza olimpica. Lunedì sera lascerà il Trentino per avviare il viaggio verso la capitale francese che la vedrà in pista venerdì 2 agosto nel primo turno dei 5.000 metri con l'eventuale finale in programma il 5 agosto (ad ore 21:10); poi l'attenzione si sposterà sulla finale diretta dei 10. 000 metri di venerdì 9. Distanze su cui la ventiquattrenne di Cavareno è primatista italiana e campionessa europea.

A Tokyo Nadia fu sorprendentemente settima nei 5000 metri, in un'Olimpiade conquistata solo pochi giorni prima e raggiunta quasi inaspettatamente. «Quella in Giappone è stata la mia prima esperienza tra le grandi. Mi sentivo "piccola" e anche per questo avevo paura di osare: così ho commesso un paio di errori nella finale, non ho voluto prendere l'iniziativa per chiudere il buco, aspettando che lo facessero le atlete più esperte. Sono errori da cui imparo molto, come quelli che a Budapest, l'anno scorso, non mi hanno permesso di esprimermi sui massimi livelli. Ho capito come gestire i turni ravvicinati e che ogni contesto ha la propria dimensione: a Tokyo 2021 alle 18 il sole era già tramontato, a Budapest invece era ancora alto nel cielo. Due condizioni differenti in cui non mi sono adattata allo stesso modo. In questi mesi ho lavorato anche per questo».

Ma come sta oggi Nadia Battocletti? «Lo sussurro, forse è meglio. Ma credo di essere nella mia migliore condizione di sempre. In questo ultimo mese mi sono allenata davvero bene ed oggi ringrazio il dottor Fabio Diana ed il fisioterapista Paolo Ruatti per essere sempre pronti a rassicurarmi ad ogni minimo segnale del mio corpo. Mi piace la facilità con cui corro oggi, mi piacciono le sensazioni: anche per questo sento tanta emozione in vista della partenza per Parigi: mi restano gli ultimi allenamenti, prima di partire e sono quelli che mi piacciono di più».

Cioè? «Le variazioni di ritmo. Le gare di campionato sono molto diverse da quelle dei Meeting, dove si corre a testa bassa per il tempo. Sono gare da leggere, con cambi di passo e dove avere energie per il finale è fondamentale. Sono anche le gare che preferisco e che in fondo si adattano al mio modo di correre: in questi giorni punto ad adattare al meglio il fisico e la testa alla possibilità di aumentare in ogni momento della gara. Ed insieme a papà Giuliano abbiamo deciso di continuare ad allenarci a Trento dopo il periodo in altura per abituarmi all'umidità che probabilmente troveremo anche a Parigi. E sì, in questi giorni ho potuto adattarmi davvero».

È passata una quarantina di giorni dalla storica ed entusiasmante doppietta di Roma 2024. «Mi stupisco ancora oggi quando riguardo le gare. Mi chiedo come abbia potuto fare dei risultati così. Però se mi fermo a pensare, a mente fredda riesco a riconoscere tutti i motivi e tutte le tappe che mi hanno portato a vincere sia 5.000 che 10. 000 metri, con i due record italiani. L'organizzazione, gli allenamenti, la voglia di fare bene e la determinazione che ho messo in campo. Ed il focus per Parigi 2024 è lo stesso: non voglio pensare alle medaglie o al piazzamento, non voglio pensare che sono ad un'Olimpiade, ma l'intenzione è quella di crescere come atleta e come persona nel corso della manifestazione proprio come è successo a Roma, dove sono uscita più forte di come sono arrivata».

Prima 5.000, poi 10.000 metri: con quali prospettive? «La mia gara restano i 5.000 metri. Lì so di poter puntare a fare bene. Ho l'ottavo tempo di accredito, se penso che a Tokyo ero oltre la ventesima posizione e poi ho chiuso settima... Successivamente - come già avvenuto a Roma - inizierò a pensare ai 10.000 metri, consapevole di avere ancora troppa poca esperienza per poter competere nelle gare di campionato. Sarà un'occasione per provare a crescere ulteriormente. In questi giorni mi sto immaginando diversi possibili scenari di gara. Due settimane fa a Montecarlo non è scattata la solita scintilla ai 500 metri e non ho cambiato il passo. È vero che ero appena scesa dall'altura, ma nella mia testa mi sto convincendo per essere pronta in ogni momento e non ripetere quella esperienza».

A Parigi sarà seguita dalla famiglia. «Papà è inserito nella delegazione federale e sono molto contenta di questo: da atleta ha dovuto rinunciare alle Olimpiadi e tre anni fa a Tokyo è stato tutto troppo veloce per averlo in azzurro. Potrà vivere la sua prima Olimpiade e se lo merita davvero. Mamma invece ha trovato un appartamento a Parigi e sarà importante sapere di averla vicina».

Nadia Battocletti e Giochi Olimpici, che legame c'è? «Tanta emozione. Ho impresso nella mente le ore passate sdraiata per terra davanti alla Tv a seguire le gare di mezzofondo di Pechino 2008 e Londra 2012, con le africane imbattibili. Oggi mi rendo conto che io, un'italiana, potrei essere lì attorno. Mi sembrava un traguardo impossibile qualche anno fa. Allo stesso modo mi ricordo quando da giovanissima seguivo papà al Gran Premio del Mezzofondo: mi diceva "Guarda, lui è stato alle Olimpiadi" e avevo i brividi. Ora riconosco le stesse sensazioni nei giovani e nei bimbi che mi incontrano ed è un grande stimolo».

Nadia è ragazza che non si tira indietro, sotto questo aspetto. «Ci tengo molto ad essere vicina al mondo che mi circonda. Lo sport per me è stato fondamentale, poi l'atletica è arrivata quasi per caso sul mio percorso, senza alcuna forzatura. Mi piace portare emozioni ai giovani, ai bimbi: sono convinta che uno sportivo sia apprezzato anche e soprattutto per la persona che è, a prescindere dai risultati. Sono importanti i valori, la disponibilità, l'essere coerente: lo sport ci da tanto, spetta a noi restituire queste emozioni e questa fortuna».

Insomma, Nadia Battocletti atleta per caso. Sembra incredibile. «Da piccola ho fatto tanti sport: danza, arrampicata, nuoto, golf, tamburello, ping pong, badminton, sci. Un po' di tutto, ma quasi sempre senza agonismo, solo pratica. Poi è arrivata l'atletica e...».... e Nadia ha iniziato a correre. Sempre più forte. Emozione è un termine che torna spesso nelle sue parole, alla viglia dei Giochi Olimpici: da tre anni a questa parte la nonesa delle Fiamme Azzurre non perde occasione per stupire e tra le suggestioni che andrà a chiudere in valigia molto probabilmente ci sarà anche quella.

L'emozione di regalare ancora soddisfazioni allo sport azzurro. Cosa che ultimamente le riesce davvero bene.


 

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