La fuga da Twitter: «è un videogioco arrabbiato»
Maggie Haberman, grande firma del New York Times, divorzia da Twitter, diventato a suo avviso una palestra di sfogo per la rabbia. Nove anni e 187 mila messaggi dopo aver creato il proprio profilo sul sito di microblogging, la giornalista a cui il Times ha affidato il compito di seguire la Casa Bianca di Donald Trump ha deciso di dire basta. Il perché lo ha spiegato lei stessa sulla “Week in Review” domenicale del quotidiano. «Ho usato Twitter abbastanza per scoprire che non funziona più bene per me. Tornerò a un certo punto, ma in un modo diverso«.
La Haberman ha osservato che su Twitter la «cattiveria, la tossica rabbia di parte, la disonestà intellettuale e il sessismo sono al massimo. È diventato un posto dove la gente arrabbiata va a cercare motivi per alimentare questa rabbia, dove il sottobosco della libertà di espressione è al suo livello più livido». Twitter, secondo la giornalista, è diventato «un videogioco arrabbiato» e «l’unica piattaforma in cui la gente si sente libera di dire cose che non direbbe mai in faccia a qualcun altro. Per me e’ diventato un enorme e futile spreco di tempo e di energia mentale».
Seguendo la Casa Bianca, il cui inquilino Donald Trump è un “twittatore” incallito, la Haberman riconosce che il sito di microblogging è una piattaforma utile e importante nel sistema dell’informazione. Lei continerà a seguirlo come aggregatore di notizie. L’addio di Maggie ha trovato in Jack Dorsey, il Ceo del sito di microblogging, un interlocutore comprensivo: «Le sue critiche hanno senso. Dobbiamo fare piu’ attenzione e creare contesto e credibilità».