Pompei, un nuovo gioiello con la Schola Armaturarum
La Schola Armaturarum, riaperta ieri ai visitatori, è il simbolo di una Pompei che è riuscita a rinascere, nonostante il tempo ne corroda costantemente le antiche vestigia, richiedendo una manutenzione altrettanto costante. Il sole in una giornata fredda, che ha visto anche cadere qualche fiocco di neve sulle rovine archeologiche, ha fatto da cornice all’inaugurazione del nuovo percorso tra quei muretti risollevati dopo il crollo dell’imponente edificio che accoglieva i gladiatori. Ogni giovedì, negli orari di apertura del sito archeologico, visitato quest’anno da 3milioni e 600mila turisti, si potranno ammirare i restauri degli affreschi residui, riportati al vivido rosso pompeiano dalla tenacia del team di restauratori, che d’ora in poi - al loro lavoro - abbineranno quello di illustrare l’attività svolta ai visitatori.
Sono stati loro gli artefici del Grande progetto Pompei, con la guida del direttore generale della Soprintendenza, Massimo Osanna, che lo sottolinea nel «giorno speciale» in cui si vuole cancellare il 6 novembre del 2010, quando, in seguito allo sbriciolamento della Domus dei Gladiatori si riaccese però l’interesse per la città riemersa dalla lava del Vesuvio del ‘79 d.C.
Dal disastro del crollo è poi iniziata l’avventura Osanna, un periodo felice per gli Scavi di Pompei con la riapertura di decine di case, strade, botteghe, recupero di fontane pubbliche, reperti inediti, nuovi percorsi di accessibilità ai disabili, mostre e l’applicazione di moderne tecnologie per la digitalizzazione del sito e la sua sorveglianza. Ma da domani Osanna non è più direttore della Soprintendenza archeologica di Pompei. Il suo mandato è terminato e della gestione degli Scavi si occuperà un funzionario che assumerà l’incarico ad interim, fino alla nomina del nuovo Dg per il prossimo triennio. Tempo previsto per la nuova nomina: due mesi.
Osanna non nasconde che aspira a tornare. «Ho presentato la mia candidatura, perchè mi piacerebbe dare seguito ai progetti avviati, come gli scavi nella Regio V, l’allestimento del Museo nella Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia, la valorizzazione delle Ville di Stabiae, e gli scavi della via dei Sepolcri a Torre Annunziata - spiega - Bisogna rifare gli ingressi, aprire il Museo Fiorelli… e tanto ancora. Ma per ora non mi dispiace fermarmi un pò per potermi dedicare allo studio di alcuni affreschi che richiedono del tempo finora a me non concesso».
Ciò che sta a cuore a Osanna, che da domani mattina sarà professore a tempo pieno della Facoltà di Archeologia dell’Università Federico II di Napoli, è che «a Pompei i crolli sono un capitolo chiuso. Non per merito nostro, cioè mio e dei generali dei carabinieri che si sono succeduti, Nistri e ora Cipolletta... ma di un team affiatato dell’Ales e con i funzionari interni che hanno lavorato con entusiasmo, fino alle nuove scoperte grazie alle quali oggi riteniamo ad esempio che la Schola Armaturarum fosse la sede di rappresentanza di un’associazione militare dove si svolgevano banchetti e cerimonie a base di libagioni che univano una cultura mediterranea espressa proprio dall’olio e dai pregiati vini cretesi e andalusi che abbiamo rinvenuto durante gli scavi».
In mattinata, Osanna ha incontrato i sette nuovi restauratori assunti dal Mibac, che si aggiungeranno ai 50 che hanno lavorato per il Gpp. Resta il problema dei custodi, solo 106 in organico più una cinquantina di giovani che la Soprintendenza ha impegnato nelle Domus riaperte. Troppo pochi per 44 ettari di area archeologica da sorvegliare e sottrarre quotidianamente agli insulti di visitatori non sempre rispettosi del prezioso Patrimonio dell’Umanità.