Prime foto di un buco nero diventano un video
Le prime foto di un buco nero sono diventate un video. La sequenza di fotogrammi mostra come l'ambiente che circonda il buco nero supermassivo al centro della galassia M87, distante 55 milioni di anni luce, cambia nel corso degli anni mentre la sua gravità muove il materiale che lo circonda, generando un vortice costante. Il risultato, pubblicato sull'Astrophysical Journal e ripreso da Nature sul suo sito, si deve ai ricercatori dell'università americana di Harvard guidati dal radioastronomo Maciek Wielgus.
Il video mostra una macchia di luce irregolare che crea un vortice attorno al buco nero, Per ottenerlo la collaborazione europea Event Horizon Telescope (Eht), che per prima ha ottenuto la foto grazie alla ricerca finanziata dalla Commissione Europea, ha sfruttato la sua rete di osservatori in tutto il mondo per ottenere una serie di immagini nel periodo compreso fra il 2009 e il 2017. Ha quindi utilizzato un modello matematico per confrontare l'immagine più celebre, quella pubblicata del 2019, quelle ottenute in precedenza, in modo da ricostruire l'evoluzione dell'ambiente che circonda il buco nero.
Le prime foto di un buco nero sono diventate un video (fonte: Event Horizon Telescope Collaboration; gif realizzata da Nature)
Il risultato fornisce agli astronomi una profonda comprensione del comportamento dei buchi neri: "poiché il flusso di materia che cade su un buco nero è turbolento, possiamo vedere che l'anello oscilla con il tempo", rileva Wielgu. L'immagine del buco nero, catturata dalla collaborazione Eht era stata ottenuta combinando i segnali in radiofrequenza raccolti nell'aprile 2017 dagli osservatori basati a Terra.
L'obiettivo di Wielgus era rianalizzare i dati raccolti in precedenza dai telescopi, usando l'immagine del 2017 come guida. I dati più vecchi consistevano in quattro lotti, raccolti nel 2009, 2011, 2012 e 2013, due dei quali non erano stati pubblicati. "In una certa misura sono stati dimenticati perché tutti erano estremamente entusiasti dei dati del 2017", afferma Wielgus. I dati raccolti dal 2009 al 2013 non avevano una risoluzione sufficiente per produrre immagini, ma il gruppo di ricerca è stato in grado di generarle combinando i dati disponibili con un modello matematico basato sui dati del 2017