Crisi Subaru, i lavoratori  scrivono a Tokyo

Lettera alla casa madre Fuji Heavy Industries. «Spostarsi a Milano è dannoso per l’azienda». Lo sciopero a oltranza è stato per ora sospeso. Oggi assemblea nello stabilimento per studiare le nuove strategie di lotta e bloccare il trasferimento I 43 dipendenti, nella missiva spedita in Giappone e consegnata anche all’ambasciatore, smontano gli argomenti di Kageyama per giustificare l’addio al Trentino

di Nicola Guarnieri - NO

subaru alaALA - Lo sciopero alla Subaru è temporaneamente sospeso. La decisione è stata presa ieri dai 43 dipendenti che oggi torneranno nello stabilimento dove si riuniranno in assemblea. Un faccia a faccia che servirà per definire le prossime strategie di lotta: ripresa dello sciopero a oltranza dopo Pasqua o manifestazioni pubbliche.
Nel frattempo, si cercherà in tutti i modi di contattare la casa madre a Tokyo, la Fuji Heavy Industries. In che modo? Nel più classico: via lettera. Più che una missiva, però, è una sorta di corposo rapporto che smantella punto per punto le «scuse» accampate da Subaru Italia per giustificare il trasferimento da Ala a Milano.
«La lettera verrà spedita a Tokyo - conferma Michele Guarda della Fiom Cgil - ma sarà pure consegnata al presidente Kageyama, alla dirigenza di Subaru Europe a Bruxelles e alla delegazione dei parlamentari trentini che la recapiteranno all'ambasciata del Giappone a Roma. Nel giro di una settimana, in altre parole, la testa del colosso nipponico sarà avvisata. È chiaro che lo scopo è quello di fermare il trasferimento».
Visto il basso livello della trattativa in casa, dunque, si cerca un interlocutore più credibile e, soprattutto, che conti di più: l'uomo del Giappone, appunto.
La sede italiana - che nelle intenzioni del management dovrebbe attrarre a sé la competenza del mercato di tutta l'Europa meridionale - come riferito nei giorni scorsi ha già fissato l'indirizzo dei nuovi uffici: via Monte Feltro 6, Milano.
Tutto già stabilito, quindi? «No, almeno stando a quanto ci riferisce la direzione di Subaru Italia. Ci è stato assicurato che non c'è alcun contratto di affitto in essere e nemmeno un preliminare di eventuale acquisto. Però ci è parso di capire che la scelta era nell'aria già dall'anno scorso visto che, quando abbiamo chiesto di assumere gli interinali che si occupavano del magazzino, in autunno ci hanno risposto che ci avrebbero pensato a marzo. Guarda caso proprio quando è arrivato l'annuncio del trasferimento in Lombardia».
Ma in via Monte Feltro cosa c'è, allora? Gli uffici della SsangYong, casa automobilistica che produce Suv e che, fino a poco tempo fa, era in procinto di essere assorbita proprio dalla Subaru. Pure sul futuro dello stabilimento alense - gravato ancora per dieci anni da leasing - non c'è nulla di definito. «Non si sa cosa ne vogliono fare e, tra l'altro, attualmente non guadagnerebbero nulla a venderlo».
E questo è uno dei punti che scardinano il piano industriale prodotto per motivare lo spostamento di sede. «Non ha senso: l'azienda ha speso 7,5 milioni di euro per ampliarlo e la Provincia ha regalato il sottopasso ferroviario da 2 milioni. Impossibile, quindi, sostenere che se ne vanno per ragioni economiche e di rapporti con le istituzioni».
Nella lunga lettera a Fuji Heavy Industries, poi, si mette in guarda la casa madre sui pericoli economici derivanti da un abbandono di Ala. I motivi, infatti, sono tanti, «anche perché il Trentino è un piccolo Stato, con un'autonomia tale da non avere paragoni in Italia».
Problemi con le banche per il credito? Il rating della Provincia di Trento è in assoluto il migliore e dunque i prestiti garantiti; collegamenti? Ala è a 20 minuti dall'aeroporto di Verona che, tra l'altro, a livello stradale e ferroviario è crocevia fondamentale per l'Europa, meglio del capoluogo lombardo. Tant'è che colossi mondiali dell'auto come Vokswagen e Honda hanno le sedi italiane proprio a Verona. E ancora: in Trentino c'è la migliora università del Paese e qui si investe in ricerca più che nel resto del continente. L'appetibilità del territorio è confermata dalla presenza dell'Ocse (due sedi al mondo, Parigi e Trento), Microsoft si è insediato con il solo centro ricerche d'Europa; qui c'è attenzione alla green economy e, non da ultimo, il Trentino è famoso nel mondo per le Dolomiti e le montagne. E Subaru è sinonimo di trazione integrale che ben si sposa con la montagna. «Questo è un punto di forza non sfruttato. Legare i due marchi sarebbe assolutamente vantaggioso per la Subaru».
Insomma, gli argomenti prodotti da Subaru Italia a sostegno del trasferimento a Milano sarebbero un boomerang, con un dispendio economico enorme.
Tant'è che nella lettera a Tokyo (quella firmata dai 43 lavoratori che viaggerà assieme ad un'altra scritta dall'assessore provinciale all'industria Alessandro Olivi), i dipendenti sono chiari: «Approfondite meglio la questione, prima di compiere scelte dannose e irreparabili per la stessa società».

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